Lo sai che da Viterbo puoi iniziare a percorrere gli ultimi 100km della Via Francigena fino a Roma per ritirare il Testimonium?
L’ho percorso in solitaria, anche se con il supporto di Sloways , tour operator specializzato in cammini in Italia, che mi ha fornito supporto e assistenza 24/24 in caso di necessità, prenotato tutti gli hotel (no ostelli) e trasporto bagagli.
Sono partita da sola da Viterbo e la pioggia non mi ha abbandonato lungo tutto il percorso, rendendo tutto molto impegnativo.
Ho percorso una media di 20km al giorno ed è stata una sfida innanzitutto con me stessa. Purtroppo non sono mancati gli imprevisti. Ho trovato strade sbarrate, fango scivoloso e pioggia continua, ma non mi sono persa d’animo, continuando fino alla fine!

In alcuni tratti non prendeva il telefono, in altri la strada era scivolosa a causa del fango, qualche volta ho pianto ed ero tentata quasi di tornare indietro, ma alla fine ho resistito e non vi dico l’emozione di arrivare a San Pietro, varcare la Porta Santa e ritirare il testimonium!
È stato un dire a me stessa: ce l’hai fatta, hai superato anche questa sfida! 😍È stato un progetto lavorativo, capitato però nel momento in cui ne avevo più bisogno.
Come molti di voi che mi seguono da tempo avranno capito, sto attraversando un grande periodo di crisi personale (e il taglio netto e improvviso ai capelli lo testimonia). Ho cercato risposte nel cammino, ma le risposte sono solo dentro di me…

Giorno 1: da Viterbo a Vetralla (18 km)
Il mio viaggio è iniziato da Viterbo, che ho raggiunti in treno da Napoli, approfittando degli sconti e convenzioni che ci sono tra Trenitalia e l’Associazione delle Vie Francigene per i pellegrini.
Li ho soggiornato all’Hotel Palazzo Riario, un B&B in pieno centro, con camera con bagno privato dove ho messo il primo timbro sulla mia credenziale del pellegrino. Ho approfittato della prima giornata per visitare il suggestivo Palazzo dei Papi di Viterbo, dove si conserva la pergamena del primo conclave della storia.
Infatti, molti non lo sanno, ma Viterbo nel 13esimo secolo è stata per 24 anni sede papale e ci sono numerose tracce del passaggio dei Papi.
Ho soggiornato qui una notte, e ne ho approfittato per provare un piatto tipico, l’acquacotta al ristorante la Chimera convenzionato con l’hotel, per prepararmi del cammino dell’indomani.
La mattina seguente, ho lasciato il trolley in hotel dove sarebbe venuto a ritirarlo il ritiro bagagli per consegnarmelo direttamente nella tappa successiva, ho indossato lo zaino con il necessario per la giornata di cammino (2 borracce d’acqua, una t-shirt di ricambio e il pranzo al sacco) e ho imboccato la Strada del Signorino, camminando lungo un’affascinante tagliata etrusca scavata nella roccia.
Nonostante la pioggia battente, il cammino ha avuto un fascino particolare. Mi sono trovata circondata da queste falesie immense che hanno reso il percorso molto suggestivo.
La tappa si è conclusa a Vetralla, un borgo medievale immerso tra uliveti e boschi, perfetto per una cena rustica e un po’ di riposo. Qui ho pernottato all’Antica Locanda della Via Francigena, un pò fuori dal centro, che però ha un ristorante interno, dove ho preso un pasto caldo per riscaldarmi dalla giornata di pioggia (sono arrivata in hotel completamente zuppa e infreddolita) e ne ho approfittato per riposarmi in vista della tappa successiva.
Giorno 2: da Vetralla a Sutri (24 km)
Questa tappa è un vero viaggio nel tempo. Attraverso boschi ombrosi e strade romane, si arriva alla Via Cassia, su cui si affaccia Capranica, un grazioso borgo arroccato su una rupe lungo la Via Francigena tra i monti Cimini e i Colli Sabatini, che nel 1300 fu la dimora di Petrarca. Da qui ho attraversato un bellissimo tratto di campagna romana fino a Sutri. La pioggia non mi ha abbandonato nemmeno oggi e tra fango e pioggia me la sono vista brutta!Lungo il tragitto ho incontrato altri pellegrini, alcuni sorpresi nel vedermi da sola.
Ma con l’assistenza telefonica e via app di Sloways dove si trova tutto il percorso tappa per tappa della Via Francigena, mi sentivo accompagnata e sicura.


Giorno 3: da Sutri a Campagnano di Roma (27 km)
In questa terza tappa il cammino diventa più rurale, tra campi coltivati, noccioleti e piccoli corsi d’acqua. Sono arrivata alle cascate di Monte Gelato, un angolo paradisiaco perfetto per una sosta (e qualche foto!), prima di continuare il mio percorso. Da qui, dopo un tratto sulla Cassia, si entra nel Parco di Veio, una delle sorprese naturalistiche del Lazio.
Oggi il tempo è stato clemente, è uscito il sole e in alcuni tratti ho tolto sia il k-way che la felpa restando a mezze maniche.
L’arrivo a Campagnano è stato molto bello.
Campagnano di Roma accoglie i pellegrini con la sua piazza storica e il profumo di cucina casalinga: qui ho trovato un’accoglienza calorosa e ho iniziato a percepire l’avvicinarsi della meta.
Qui ho pernottato nell’Albergo Benigni B&B, che ha anche un ristorante convenzionato con i pellegrini nel quale c’è la formula della cena per i pellegrini con un primo, un secondo, acqua e vino a € 24,00.
Prima di cena ho fatto un giro per il borgo e mi sono addentrata nel Parco Venturi dove si trova un tasso millenario, unico esemplare della zona.
Giorno 4: da Campagnano a La Storta (22 km)
La penultima tappa è un saliscendi tra boschi, vigneti e scorci sulla campagna romana. Si attraversa il Parco di Veio, un’area protetta ricca di natura e archeologia.
Arrivata a La Storta, periferia romana dall’anima semplice, ho sentito l’emozione salire: Roma è vicina, e l’arrivo al Testimonium non è più un sogno.
Giorno 5: la tappa finale da La Storta a Roma (20 km)
Ultima tappa del mio camino. La giornata più emozionante, quella che mi avrebbe portato a San Pietro, iniziata però con un piccolo imprevisto.
Arrivata all’ingresso del Parco dell’Insugherata, che dalla Cassia mi avrebbe portato a Monte Mario, ho trovato la strada sbarrata. Ed ora? Panico!
Ho chiamato subito Sloways per capire cosa fare e se c’era una strada alternativa (la Variante per arrivare a Roma senza il parco era da tutt’altra zona).
Mentre attendevo una risposta ha iniziato a piovigginare (di nuovo). Ho quindi ricominciato a salire di nuovo verso la Cassia. Ma per fortuna lungo la strada ho incontrato un gruppo di pellegrino partiti da Rimini, che erano in cammino già da 27 giorni che hanno rapidamente trovato una soluzione: scavalcare la staccionata e proseguire lo stesso. Ammetto che da sola non l’avrei fatto, anche perchè se poi la strada fosse stata pericolosa mi sarei trovata da sola in una zona non autorizzata, ma in gruppo è stato diverso.
Ho così avvisato Sloways che avevo trovato una soluzione e li ho seguiti. Abbiamo camminato insieme per qualche km w poi mi sono separata dal gruppo per continuare il mio cammino in solitaria, avere il tempo per scattare foto e video e riconnettermi con me stessa circondata dalla natura.
Dopo la strada sbarrata però devo ammettere che il percorso era tutto agevole e quindi mi chiedo ancora oggi perchè mai fosse chiuso.
Ho percorso tutto il parco fino ad arrivare a Monte Mario, il punto di accesso alla città.
Da lì ho percorso un piccolo tratto tra le auto per poi entrare nel Parco di Monte Mario, da dove si ammira la prima vista della cupola di San Pietro, la famosa “Mons Gaudii” dei pellegrini medievali.
Dopo tanta fatica, timbro dopo timbro, non vi dico l’emozione che ho provato quando sono arrivata fino a Roma, ed ho iniziato a vedere da lontano la cupola di San Pietro, quasi come un miraggio!
La meta era vicina e tutti gli sforzi erano serviti a qualcosa. Non mi sentivo più le gambe, ma ho resistito pern il rush finale!
Ultimi 2km fino a San Pietro!
Arrivata al vaticano, ho attraversato la Porta Santa (che emozione!), fatto mettere l’ultimo timbro sulla mia credenziale e ritirato il Testimonium, il certificato che attesta il compimento del cammino e… sono stata fiera di me!
Ho attraversato anche questa sfida, sono uscita ancora una volta dalla mia zona di comfort ed è stato bellissimo!
Arrivare in Piazza San Pietro a piedi, con lo zaino in spalla e il cuore pieno di emozioni, è qualcosa di indescrivibile. Dopo aver ritirato il mio Testimonium, ho realizzato che questi 100 km non sono solo un cammino fisico, ma un viaggio interiore, che consiglio a tutti di fare almeno una volta nella vita!”
Consigli pratici per percorrere gli ultimi 100 km della Via Francigena:
Come sapete, io viaggio sempre da sola. fare un cammino da sola può essere impegnativo, ma, se state pensando di farlo anche voi, vi consiglio di rivolgervi a Sloways come ho fatto io, perchè in questo modo avrete tutta l’assistenza del caso, un itinerario personalizzato e tracciato, un percorso self-guided, tutti gli hotel di categoria media già prenotati e il traporto bagagli, che è davvero ottimo!
Inoltre, prima della partenza, vi faranno recapitare a casa la credenziale del pellegrino, per apporre i timbri ad ogni tappa, una guida della Via Francigena con tutte le mappe e l’accesso all’app con tutti gli itinerari segnati, da seguire anche off line (l’app è gratuita e accessibile a tutti).
Inoltre, vi consiglio abbigliamento tecnico (scarpe e calzini comodi sono fondamentali per evitare vesciche). Io ho acquistato calzini tecnici in lana merino e usato le scarpe da hiking di Columbia. Ho portato con me un k-way utilissimo per le giornate di pioggia e vestiti a strati: canotta, mezza manica, felpa tecnica + kway.
Consiglio inoltre di prenotare con anticipo tutte le strutture (se vi rivolgete a Sloways lo faranno loro per voi) perchè i borghi sono piccoli e l’accoglienza limitata nei mesi più frequentati.
E poi, Cammina con il cuore aperto: lasciati sorprendere da incontri, silenzi e paesaggi.