Un viaggio nell’arte, l’arte nel viaggio. Perché in fondo viaggiare è scoprire anche mostre ed eventi artistici straordinari in location insolite come la mostra “Fino alla fine del mare” sulla barca Edipo Re di Pier Paolo Pasolini 

Ed è così che domenica sono stata a Venezia dove, in occasione della Biennale d’Arte all’Arsenale, ho assistito ad una mostra d’arte davvero eccezionale del bravissimo artista e fotografo milanese Jacopo Di Cera che ha fotografato in close-up alcuni dettagli dei relitti delle barche distrutte o affondate dei migranti all’isola di Lampedusa. Li ha stampati su legno e fatto un effetto resina imitando l’effetto dell’acqua.

Biennale di Venezia

Questa tecnica rende un estremo fotorealismo che fa sembrare le opere dei pezzi reali di vecchie barche ancora bagnati dal mare.

Ha creato in questo modo delle opere uniche e contemporanee, esposte fino ad oggi sulla barca Edipo Re di Pier Paolo Pasolini alla Biennale di Venezia, che raccontano in maniera nuova e sensibile un tema molto attuale, quello della migrazione trattando la materia viva dei viaggi della speranza, le imbarcazioni.

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Un viaggio nell’arte e nella bellezza del contemporaneo davvero unico nel suo genere e che vale sicuramente la pena vedere! 

L’allestimento è molto suggestivo in quanto le opere, ritraenti dettagli di barche, vengono esposte su una barca storica interamente restaurata e adibita ad eventi ed iniziative di carattere culturale, appartenuta a Pier Paolo Pasolini e usata come punto d’incontro da artisti. 

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La barca è stata trovata in Croazia abbandonata, restaurata ed ora usata per progetti sociali e legati all’arte, come questa mostra “Fino alla fine del mare”.

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La mostra presenta 30 scatti a colori dei frammenti delle imbarcazioni che riposano nel cimitero delle barche di Lampedusa che hanno traghettato centinaia di migliaia di persone sulle coste italiane. Si tratta di un viaggio metaforico che parte dall’Odissea di Omero, da cui sono estratte le sei parole chiave del progetto (il viaggio, l’isola, il legame, la lotta, la salvezza, il ritorno), e arriva ai riferimenti visivi di Rothko e Klein per raccontare, semplicemente attraverso le forme e i colori, tutto quello che si nasconde negli occhi di chi abbandona la propria terra per fame, disperazione e paura attraverso associazioni visive e cromatiche.

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Il progetto ha un significato ben preciso. La vecchia barca diventa un’immagine astratta quindi diventa un percorso che fotografa il dolore che si porta dietro.
Il legno fa sì che l’inchiostro penetrando al suo interno diventa un unico corpo facendo in modo che la barca possa avere una nuova vita.
 
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La resina crea la forma dell’acqua ricreando il mare. Diventa quindi la metafora del viaggio:  viaggio che hanno fatto le barche, ma anche viaggio dell’arte del dolore e viaggio dell’umanità attraverso l’astrattismo. 
La prima sezione rappresenta l’inizio del viaggio.
La seconda l’isola, elemento circondato dalla terra e rappresenta la costa.
 
Biennale di Venezia
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Terza fase è il legame. Un qualcosa che si rompe inevitabilmente dopo un viaggio. E anche se viene rotto è sempre presente dentro di noi.
Poi c’è la lotta. Lottare per poter continuare il viaggio.
 
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La salvezza è quando stiamo per arrivare alla meta. Nella salvezza sono raccolte tutte le opere che hanno una leggerezza visiva.
Il ritorno è la fine del viaggio perché ogni viaggio termina con il ritorno a casa ma anche il ritorno alle origini, il punto di partenza. L’inizio di un nuovo viaggio arricchiti dal viaggio precedente.
 
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Fino alla fine del mare è una mostra itinerante che nel 2016 ha toccato con successo le città di Milano, Roma presso Palazzo Velli Expò, la rassegna Rencontres ad Arles, Carrara, il PAN di Napoli, la fiera Paratissima a Torino e Fotofever a Parigi.
 
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Tutte le opere sono in vendita e sono certificate come opere uniche. Il progetto viene sostenuto da “Save the Children” a cui va una parte del ricavato dalla vendita delle opere.

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Ph. Massimo Ciampa, curatore della mostra

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