Ci sono viaggi che, più di altri, ti entrano nel cuore e sono destinati a restarci, attraversandoti l’anima.
Il Senegal, l’Africa, erano posti che avevo sempre sognato ma che avevo sempre visto solo nei documentari in TV.
Poi un venerdì sera di novembre una telefonata improvvisa: “vuoi venire giovedì in Senegal?”, giusto il tempo di realizzare che cosa mi stessero proponendo e poi subito un “si, lo voglio!”.
Come si fa a dire di no ad un viaggio del genere?
Meno di una settimana dalla partenza, senza sapere chi fossero i miei compagni di viaggio. Ma alla fine non importava, si trattata di un viaggio che volevo e dovevo vivere da sola, arrivato proprio nel momento piú opportuno, anche se poi ho incontrato delle persone meravigliose che hanno reso ancora di più questo viaggio indimenticabile per le risate, le emozioni condivise e la voglia di non tornare e che porterò nel cuore insieme ai luoghi visitati.
Nessuna vaccinazione da fare (per 10 giorni di viaggio e se si resta solo nelle zone turistiche non è necessaria), ma solo abiti estivi, short, costumi, jungle forte per proteggersi dalle zanzare, solari e cappello per il sole, tanto cuore e via… pronta per vivere una nuova avventura.
Il viaggio in Senegal non è un viaggio come gli altri, è un viaggio che ti lascia il segno e bisogna preparare il cuore ad accogliere tutte le emozioni che saprà regalarti. Alcune sono molto forti e ti faranno piangere, e tanto. Pianti di gioia e di tristezza allo stesso tempo per tutti quei sorrisi, gli abbracci gratuiti e l’affetto che la gente del posto ed i loro bambini sanno regalarti. Senza contare che il Senegal ha un clima mite tutto l’anno ed una storia affascinante con paesaggi, architetture e cultura riconosciute dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità.
Quando mi hanno proposto di partire per il Senegal sapevo già che l’Africa mi avrebbe lasciata senza parole, ma non immaginavo mi sarebbe entrata dentro in modo così forte attraversandomi l’anima. E non si può sapere fino a quando non la si vive.
Bambini felici nonostante non abbiamo quasi niente, che giocano tra loro e non con un iPad, che quando ti vedono ti sorridono, ti abbracciano, ti baciano e ti fanno sciogliere il cuore facendoti venire voglia di portarteli tutti con te. Ma poi realizzi che togliendoli dall’Africa li renderesti tristi.
L’Africa è vita, è calore, è passione.
In questi giorni ho provato a chiedermi quante emozioni può regalarti un viaggio in Senegal? Tante, troppe, indescrivibili… e metterle qui ora nero su bianco mi è davvero difficile. 10 giorni sono volati, sembravano tanti ma alla fine sono risultati pochi.
Sono partita mercoledì notte con auto da Napoli insieme a due conduttori napoletani per imbarcarmi giovedì mattina da Roma Fiumicino con la Brussels Airlines. Scalo a Bruxelles dove ho incontrato e conosciuto gli altri miei compagni di viaggio e poi dritto fino a Dakar, la capitale del Senegal.
Il volo è durato circa 7 ore.
Appena arrivati a Dakar ci ha accolto Sekou Soussokho, Project Manager dell’ente del turismo senegalese ed il suo staff e ci hanno subito trasferiti all’Onomo Hotel di Dakar nei pressi dell’aeroporto dove abbiamo avuto il pomeriggio libero. Ne avevo proprio bisogno perchè avevo guidato tutta la notte senza chiudere occhio e sono praticamente crollata.
Cena in hotel e poi a nanna a ricaricare le energie per il giorno seguente e per tutto il tour. Un hotel carino dallo stile coloniale con camere su più livelli dai balconcini tutti colorati che si affacciano nel cortile interno di piante tropicali. Lì ho visto il mio primo tramonto senegalese ed è stato da brivido!
Giorno 2: Dakar – Goree
Il secondo giorno è iniziato il tour di Dakar e dei suoi dintorni e mi sono subito innamorata del Senegal!
Dakar, come vi ho detto, è la capitale del Senegal ed ha subito per anni la dominazione francese, di cui è possibile ancora oggi vederne traccia nei suoi numerosi monumenti.
Assolutamente da non perdere una visita al monumento della rinascita africana, tra i monumenti più alti al mondo con i suoi 52m di bronzo e la bellissima moschea.
Ci siamo poi diretti al porto ed abbiamo preso il traghetto per l’isola di Goree. Un’isola piccola ma che unisce presente e passato, nota soprattutto per la presenza di quella che un tempo era la casa degli schiavi costruita nel 1776. Visitarla è stato davvero un tripudio di emozioni contrastanti. Una casa all’apparenza normale, con una bella scalinata, i portici e l’affaccio diretto sul mare, ma dalla storia agghiacciante, soprattutto se si pensa che, come ci hanno raccontato, molti uomini erano fatti schiai e traditi dai loro stessi concittadini!
La razza più venduta era quella Eyup dellla Nigeria.
In questa casa venivano stoccati 200/300 schiavi prima di partire con le navi e potevano restare qui anche 6 mesi, tutti insieme in celle piccole ma che contenevano fino a 100 persone.
Quando arrivavano gli schiavi venivano separati tra uomini, donne e bambini e poi separati ulteriormente tra donne vergini e uomini in salute.
Al primo piano le stanze degli schiavisti che vivevano la loro vita normalmente. Se ci pensate è agghiacciante! Affacciarmi alla porta del non ritorno ed osservare le pareti di quelle stanze è stato un vero colpo al cuore, sembrava quasi di sentirli ancora lì urlare e gridare aiuto e salvezza.
Tutta l’isola ha questo fascino un pò macabro ed un pò aleatorio che racconta secoli di schiavitù tra le case colorate di rosa e di giallo.
Dopo la visita alla casa degli schiavi, abbiamo fatto un giro per l’isola di Goree dove ancora una volta mi ha colpito il colore degli abiti ed il calore della gente. Una bimba mi si è avvicinata all’improvviso perché voleva il mio caffè. Era troppo dolce ed avrei voluto portarla con me, anche se quando le ho chiesto di scattarci una foto insieme ha iniziato a fare tutte smorfiette strane.
Nel pomeriggio ci siamo poi diretti al Lake Retba nei pressi di Dakar che diventa rosa per uno strano effetto di alghe miste alla luce del sole. Un vero spettacolo!
Poi una corsa a tutta velocità in 4×4 sulle orme della Paris-Dakar attraversando il deserto ed arrivando fino in spiaggia, sull’oceano! Con le sue onde, il vento tra i capelli…. certe emozioni bisogna viverle per capirle!
Dopo l’emozionantissima giornata ci siamo diretti a Saly, zona turistica costiera, dove abbiamo cenato sulla spiaggia e pernottato all’Hotel Obama Beach, dedicato al presidente Obama.
Giorno 3: Saly Portudual – Reserva de Bandia – Joal Fadiouth
Svegliarsi a Saly Portudual con il rumore delle onde del mare dell’oceano è stato meraviglioso. Noi ragazze avevamo le suite enormi: dei veri e proprio appartamenti con salone gigantesco, terrazza ancora più grande e tre camere con tre bagni: una a testa.
Prima di colazione non ho resistito nel fare una passeggiata sulla spiaggia per ascoltare lo scrosciare delle onde ed assaporare il vento tra i capelli.
Saly è nota per essere la zona turistica del Senegal. E’ infatti piena di resort, hotel e complessi balneari davvero belli: da quelli più lussuosi a quelli più accessibili.
Ma il terzo giorno mi ha regalato un’emozione indescrivibile: il safari!
Ci siamo diretti alla Riserva Naturale di Bandia dove abbiamo avvistato giraffe, zebre, coccodrilli, struzzi, rinoceronti…. un’emozione grandissima!!! Una riserva di 3500 ettari che offre un safari alla portata di tutti circondati da grandi baobab e piante rampicanti. La si gira su di un camioncino aperto con una guida esperta che spiega man mano la flora e la fauna incontrata lungo il percorso.
A differenza dei parchi, le riserve offrono la certezza di incontrare gli animali ed ammirarli da vicino!
Nel pomeriggio, invece, ci siamo diretti all’isola di Joal Fadiouth, nota anche come l’isola delle conchiglie, perchè presenta delle strade interamente ricoperte di conchiglie bianche da camminarci su con riverenza a metà tra sogno e realtà!
Qui gli abitanti vivono felici tra gli animali, tra cui tanti maialini che pascolano liberi come da noi i gatti. Un contrasto davvero strano che però lo rende unico!
Nel villaggio delle conchiglie i bambini erano tutti in festa per l’elezione di due nuovi preti. I loro sorrisi, la loro gioia è stato davvero un tuffo al cuore!
Joal inizialmente era un piccolo villaggio di pescatori ed oggi è diventato uno dei più importanti porti di pesca artigianale del Senegal. L’isola è collegata alla terra ferma da due lunghi ponti di legno e, tra le particolarità che la contraddistinguono, c’è il cimitero misto in mezzo ai baobab diviso da cristiani, musulmani e animisti a testimonianza della convivenza pacifica delle religioni.
la sera siamo andati a cena al ristorante Safari direttamente sulla spiaggia dove abbiamo mangiato un’ottima cena a base di pesce.
Giorno 4: Saly – Casamance
Il quarto giorno ci siamo goduti la bellezza del mare e della spiaggia dell’Obama Hotel. Fare il bagno nell’oceano a fine novembre è stato davvero meraviglioso!
Abbiamo poi pranzato nel ristorante sulla spiaggia per poi partire alla volta della Casamance, la regione del sud del Senegal al di sotto del Gambia, che abbiamo raggiunto con volo interno da Dakar.
L’atterraggio in Casamance ci ha mostrato subito una terra verde dalla vegetazione più selvaggia rispetto a quella di Dakar.
Abbiamo alloggiato all’Hotel La Marsu a Cap Skirring dove ci hanno accolto ballerine e suonatori senegalesi con un buonissimo aperitivo di latte di cocco. Cap Skirring è un delle più belle stazioni balneari dell’Africa dell’Ovest, con la sua sabbia bianca finissima ricoperta di conchiglie, la vegetazione fin sulla spiaggia ed una grande offerta alberghiera.
Giorno 4: Kafounting – Abenè
La mattina seguente sveglia all’alba e partenza in autobus verso Kafounting dove ci ha atteso una tra le escursioni più belle da fare in Senegal: il giro in piroga attraverso le mangrovie sul fiume Casamance, che da’ il nome alla regione del sud, per la visita al santuario degli uccelli di kassel e kalissy (seconda riserva del Senegal dopo il Parco Djoudj). Un fiume lungo oltre 320 km di cui solo 130 navigabili e dal quale è possibile ammirare oltre 200 specie di uccelli! Da Kap Skirring dista circa 4 ore di autobus, ma ne è valsa assolutamente la pena.
Per salire sulla piroga ed iniziare l’escursione abbiamo dovuto camminare nel fango del fiume a piedi scalzi ed è stata un’esperienza da ricordare.
Sulla strada del ritorno, ci siamo fermati al villaggio di Kafounting dove era in corso la festa del maschio con canti e balli tradizionali in maschera. Un festa popolare per immergersi in pieno nella loro cultura. E’ stato davvero divertentissimo!
Giorno 5: Ourong – Carabane – Oussuye
Ci siamo diretti verso Katakalousse e siamo ritornati sulle piroghe per visitare le isole di Ourong e Carabane.
Nel villaggio situato sulla piccola isola di Ourong, raggiungibile solo con la piroga, dove la vita scorre lenta e si praticano ancora le arti manuali, ho visto da vicino come viene raccolto il riso e camminato in una risaia. Certo, è il posto meno adatto per me che sono sempre con la testa tra le nuvole, perché per coltivare il riso ci sono dunette che io non ho visto e sono inciampata ben 3 volte, ahimè. Per fortuna non mi sono fatta male, solo un ginocchio sbucciato. Ma è stata comunque un’esperienza bellissima!
Anche se il momento più emozionante è stato entrare in una scuola locale. I bambini, dopo averci cantato l’inno nazionale mi sono saltati al collo e non volevano più lasciarmi andare. Il loro affetto è davvero commuovente! Questo viaggio mi resterà nel cuore, già lo so… ci sono emozioni che non si possono spiegare e questa è una delle tante!
Ci siamo diretti poi all’isola di Carabane, dove abbiamo mangiato il piatto tipico senegalese a base di riso condito con pesce e pesce Capitano.
Nel pomeriggio ci siamo diretti verso Oussuye per una visita di cortesia al re. Non un re come siamo abituati ad immaginarlo noi, ma più una guida spirituale per la regione della Casamance. Un re povero, senza scarpe con abito rosso che ha sacrificato la sua vita per il suo popolo. Insomma, un pò come per noi incontrare il Papa.
Giorno 6: Cap Skirring – Sangovat
Mattinata in spiaggia nel bellissimo mare di Kap Skirring e poi pomeriggio in 4×4 a tutta velocità sulle spiagge bianchissime di Cap Skirring fino ad arrivare nella foresta ecoparco di Sangovat attraversando alberi meravigliosi dalle forme strane dove c’era uno sciamano che ci ha spiegato tutti i segreti della terra e dell’importanza delle donne nella loro tribù! E lì ho provato l’ebbrezza di salire su una palma ed assaggiare il vino di palma, che viene lasciato invecchiare proprio lì sulle palme. Un sapore a metà strada tra il nostro vino appena prodotto ed un sapore non meglio identificato ma dal gusto piacevole e dal tasso alcolico non troppo elevato!
Giorno 7: Dakar
Dopo una settimana di viaggio emozionante in Senegal, abbiamo salutato la Casamance dirigendoci verso l’aeroporto di Ziguichor e siamo ritornati con volo interno a Dakar.
Abbiamo trascorso la nostra ultima giornata in Senegal al Marina Bay l Plage Privée, un posto meraviglioso con piscina e spiaggia privata ed un ristorante di cucina gourmet a base di pesce dove abbiamo salutato il Senegalcon un velo di nostalgia ma con tanti ricordi belli ed emozionanti che mi hanno lasciato sensazioni uniche ed indimenticabili!
Giorno 8: Dakar – Bruxelles – Roma e Mal D’Africa
Siamo partiti di notte, ma il Mal D’Africa ha iniziato già a farsi sentire dall’aeroporto. E’ stato strano togliersi costume e short ed indossare gli abiti invernali per affrontare l’inverno in Italia. Qui a Napoli per fortuna ci sono 6 gradi, ma alcuni miei compagni di viaggio sono sotto zero.
E’ proprio vero, Il Mal D’Africa esiste eccome. E’ uno stato dell’anima prima ancora che mentale, il respiro che manca all’improvviso e quella struggente malinconia che ti coglie di sorpresa. Il sognare di girno e di notte quella terra rossa, quella sabbia dorata, le onde dell’oceano, i sorrisi e gli abbracci dei bambini ed i baobab! E’ strano da definire, ma spesso resto con lo sguardo perso nel vuoto e continuo a pensare alle giornate meravigliose trascorse in Africa e l’unica cosa che mi verrebbe da fare sarebbe prendere subito il primo volo disponibile per ritornare proprio lì dove tutto è iniziato!
Racchiudere in un articolo le emozioni di questi 8 giorni in Senegal non è stato per niente facile. Certe sensazioni sono davvero inspiegabili e la parola Mal D’Africa forse è l’unica che può dare un senso. Eppure ci ho provato, ho provato a raccontarvi come ho vissuto questa esperienza e qual è stato il mio itinerario.
Mentre scrivo ho ancora le lacrime agli occhi. Spero che vi piaccia e che vi faccia venire voglia di partire subito per il Senegal… perchè “puoi lasciare l’Africa, ma l’Africa non lascerà mai te“!
Ringrazio Francesco Martino, Sekou Soussokho e l’ente del turismo senegalese per avermi permesso di vivere questa esperienza pazzesca ed indimenticabile ed anche i miei compagni di viaggio (che già mi mancano) per averla resa unica (nonostante gli abbia rotto le scatole di continuo per le foto)!
Qui il mio video, perchè racchiudere le emozioni con le sole parole non è facile:
Assicurazione Viaggio
Prima di partire per un viaggio in Senegal non dimenticare di stipulare un’assicurazione viaggio che ti tuteli in casi di infortuni o incidenti, con anche copertura Covid. Io ho l’assicurazione annuale con Heymondo e mi trovo benissimo. In questo modo sono sempre tutelata in ogni mio viaggio.