Quando si parla di Napoli, si pensa sempre al suo centro storico, al bellissimo lungomare, i vicoli dei quartieri spagnoli ed i luoghi ricchi di storia ed architettura che si trovano ad ogni angolo. Eppure Napoli è ricca anche di murales meravigliosi, ed i più belli li si trova proprio nei quartieri più disagiati, realizzati con l’obiettivo di riqualificazione urbana e per rendere più belle ed interessanti anche le periferie.
E così, quando momondo ha chiesto ai suoi Ambassador di raccontare i luoghi del cuore della propria città, anzichè parlarvi dei soliti luoghi turistici di Napoli che sicuramente troverete su molti siti, preferisco parlarvi del Parco Merola di Ponticelli, nella periferia sud-est di Napoli, a pochi passi da casa mia, definito anche il parco dei murales, per i numerosi murales giganti dalla bellezza disarmante lungo le facciate dei palazzi.
Il luogo in sè non ha nulla di bello da vedere e, a parte l’ospedale del mare che ha aperto da poco nei dintorni, non è nemmeno un luogo che attrae i turisti o i napoletani che vivono in altri quartieri, uno di quei luoghi in cui i colori, le strade ed i palazzi sembrano somigliarsi tutti, ma in cui si è cercato di dare un tocco di colore e di speranza con le opere di Street art.
Ci passavo ogni mattina per andare a prendere la tangenziale, e mi sono avvicinata più volte per andare a correre lungo la villa comunale, ma non mi ero mai addentrata nel parco nè soffermata più di tanto ad osservare i murales.
Sei facciate trasformate in opere d’arte, dove al di là della bellezza delle opere di Street art, ti ritrovi immersa in uno scenario che sembra uscito direttamente dal film di Gomorra: donne che urlano dai balconi “mariaaaa”, “lunaaaa”, cani che abbaiano al tuo attivo, bambini sorridenti che sono lì a giocare a pallone, e sorridi nel vedere la bellezza della semplicità.
Il Parco (che non è da considerarsi un giardino perchè a Napoli per “parco” s’intende quell’edilizia urbana che racchiude agglomerati di condomini in strutture recintate con entrate e spazi interni comuni a tutti i condòmini) fa parte dell’edilizia residenziale pubblica successiva al terremoto del 1980 ed è composto da quattro blocchi abitativi a pianta rettangolare, nei quali abitano circa centosessanta famiglie.
Da luogo periferico grigio e “triste” nel 2015 è stato trasformato in un capolavoro di street art da un’iniziativa dell’Osservatorio per la Creatività Urbana INWARD che ha commissionato la riqualificazione delle facciate a grandi nomi della street art italiana.
In ordine di realizzazione troviamo: Ael, Tutt’ egual song ‘e criature di Jorit Agoch, ‘A pazziella ‘n man ‘e criature di Zed1, Chi è vuluto bene nun s’o scord di Rosk&Loste, Lo trattenemiento de’ peccerille di Mattia Campo Dall’Orto.
Il progetto è stato quello di creare un distretto della street art nella periferia di Napoli Est coinvolgendo i residenti attivamente alla realizzazione delle opere tramite workshop, o attraverso l’utilizzo di persone reali come modelli rappresentati nei murales (come ne Lo trattenemiento de’ peccerille, che rappresenta persone del Parco), o ancora nel coinvolgimento nelle scelte sulla creazione artistica (come nel caso de ‘A pazziella ‘n man ‘e criature, in cui i bambini hanno suggerito di integrare alcuni giocattoli oltre a quelli presenti nel disegno iniziale dell’artista).
Oltre a quest’aspetto, ognuna di queste opere è strettamente legata alla realtà del territorio.
Ad esempio il murales “Ael. Tutt’egual song’e criature” che rappresenta il volto di una bambina Rom dipinta da Jorit Agoch, writer napoletano il cui tratto distintivo sono i due segni rossi sulla guancia delle sue opere, a rappresentare che gli uomini sono tutti uguali, dipinta sulla facciata all’ingresso del parco Merola e che ha accompagnato i miei pomeriggi di jogging lungo la villa comunale, è legato ad un episodio realmente accaduto nel 2008. E’ stata Commissionata dall’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Raziale, per festeggiare la giornata dell’8 Aprile dedicata ai rom, sinti e camminanti, in ricordo di un campo rom bruciato nel 2008, che ricordo un tempo era proprio lì a Ponticelli nei pressi dell’attuale murales.
Sono seguiti poi tutti gli altri murales, ognuno con un significato ben preciso.
Alcuni li si vede dall’esterno, semplicemente passando con l’auto, per gli altri bisogna addentrarsi all’interno del parco.
Se vi sono piaciuti e volete andare vederli, potete prenotare il vostro prossimo viaggio a Napoli sul sito di momondo.
*Articolo scritto in collaborazione con momondo