Sapete quante chiese ci sono a Napoli? Tante, tantissime. Si calcolano circa 450 chiese, tra quelle dichiarate all’UNESCO, ma ce ne sono molte altre. La grande quantità di Chiese a Napoli è essenzialmente dovuta alla lunga e ricca storia della città ed è un punto di grande importanza per il turismo, non per niente è conosciuta anche come la “città dalle mille chiese” o “città delle cinquecento cupole”.
In non tutte, però, si celebrano le messe e le funzioni religiose.
In alcune, come la Basilica dello Spirito Santo di Via Toledo, vengono organizzati evento culturali: concerti, spettacoli teatrali, mostre, vernissage, ecc.
Ci sono stata il 14 febbraio, in occasione del concerto di San Valentino “Napolinblues“, con Emanuela Curato alla voce e al piano, accompagnata da Diego Iannaccone al contrabbasso, Goffredo De Prisco alla chitarra acustica e Ciro Roca alla batteria. Un repertorio classico che parte dai primi anni del ‘900, passando per gli anni ‘50 con le influenze della musica americana (blues, swing, jazz), fino ad approdare agli indimenticabili successi di Pino Daniele. Un viaggio nella Napoli musicale capace di assorbire l’influenza di diverse atmosfere e restituirla in una serie di gioielli senza tempo.
Il 24 ed il 25 febbraio, invece, alle ore 21, invece, andrà in scena lo spettacolo “Resocunto” di e con Vittorio Passaro, un omaggio di un giovane artista e un ritorno alla tradizione della commedia dell’arte. Dopo l’unificazione dell’Italia, i guitti di una compagnia teatrale si ritrovano a dover recitare come commedianti dell’arte, in strada con i pochi elementi a loro disposizione. Vogliono raccontare una verità e, per farlo, mettono in scena “Pascariello surdato cungedato” (di A. Petito). Una macchina comica classica quella del travestimento, ma sempre nuova, ricca di lazzi e frizzi, canzoni e innesti petitiani. Una denuncia all’Unità d’Italia e ai suoi aspetti negativi. Un festa o, forse più semplicemente, un modo allegro per denunciare l’impossibilità di oggi di comunicare da parte degli attori, degli autori e dei registi, che non vengono tuttora messi in condizione di fare il loro mestiere. Ma lo spettacolo non gode di queste pretese, vuole solo far ridere alla maniera dei commedianti dell’arte.