Quando si pensa alla Puglia ed in particolare al Salento, generalmente viene in mente soprattutto il mare e le lunghe spiagge bianche, ma in realtà questa zona è nota dal punto di vista culturale, anche per essere stata abitata dai Messapi, i primi greci che approdarono sulle coste italiane e di cui ancora oggi c’è traccia.
Proprio per questo motivo, in questa zona è possibile organizzare dei bellissimi itinerari sostenibili e culturali e andare alla scoperta delle tracce dei Messapi.
Veniva definita la Terra di Mezzo e si estende dalle coste di Torchiarolo e San Pietro Vernotico fino alle vallate di Ulivi Monumentali di Francavilla Fontana.
Chi erano i Messapi?
I Messapi erano gli antichi Micenei che approdarono sulle coste italiane.
Lungo le loro rotte navali, infatti, la prima terra che appariva all’orizzonte dopo la traversata egea era proprio quella salentina. Per identificarla venne denominata dai Greci “Messapia”, la “terra tra le acque”. La Messapia divenne poi ben presto “la terra tra i due mari”: lo Jonio e l’Adriatico – così come la Mesopotamia era “la terra tra i due fiumi”: il Tigri e l’Eufrate -.
Ma Messapia, ancor prima Metapia, era anche “la terra di mezzo”, collocata tra il territorio occupato dagli Iapigi e il mondo greco degnamente rappresentato dai coloni spartani che, guidati da Falanto, alla fine dell’VIII sec. a.C. fondarono la colonia laconica di Taras (Taranto).
Nella prima metà dell’VIII sec. a.C., attraverso i flussi migratori etnici sul Canale d’Otranto, la Messapia entrò in contatto con l’universo balcanico speculare a quello salentino importando oggetti della cultura materiale e la conoscenza di nuove tecniche lavorative come quelle metallurgiche basilari per migliorare il rendimento dei terreni agricoli.
Sulla base delle fonti letterarie e della ricerca archeologica sono stati definiti convenzionalmente i confini territoriali della Messapia: quello settentrionale è stato fissato lungo la linea di demarcazione ideale tra Egnazia e Ginosa dalla presenza della trozzella come corredo funerario, mentre il limite meridionale correva lungo l’Akra Iapyghia, coincidente con l’estrema propaggine di Leuca.
Perchè visitare la Terra dei Messapi?
La Terra dei Messapi è oggi una bellissima terra fertile coltivata principalmente in uliveti e vigneti, famosa per il suo clima, mitigato dall’azione dei due mari, l’Adriatico e lo Ionio, che permette di godere delle attrattive culturali durante le 4 stagioni dell’anno.
Al suo interno ogni centro urbano si distingue per le sue bellezze architettoniche e rurali, rendendola un luogo adatti ad una vacanza slow e pienamente sostenibile, lontani dalle masse turistiche, perfetta in un periodo come questo in cui si cerca sempre di più il contatto con la natura e l’autenticità dei territori.
E’ possibile girare la Terra dei Messapi in bicicletta in un bellissimo itinerario alla scoperta dei musei, dell’archeologia e della vita rurale e paesaggistica del territorio, andando alla scoperta dei Messapi e delle loro tradizioni in modo totalmente sostenibile e scoprendo così come ogni borgo che fa parte di questo territorio, ha delle sue caratteristiche peculiari ma allo stesso tempo è accomunato dagli altri dalla stessa storia comune che negli anni si sono intrecciate proprio in questo territorio.
Tra le tante, troviamo quelle di due noti musicisti pugliesi diventati famosi in tutto il mondo.
Il primo è Domenico Modugno, originario di San Pietro Vernotico, dove ha abitato per circa 30 anni, e che da qui è partito alla conquista del panorama canoro internazionale raccontando con la sua voce le bellezze di questa sua “amara” terra. Il secondo è Albano Carrisi che da Cellino San Marco, dove ancora oggi c’è la sua masseria, continua a elogiare le bellezze della Puglia nelle sue canzoni.
Ma andiamo con calma ed iniziamo il nostro itinerario.
Itinerario lungo la Terra dei Messapi
Francavilla Fontana
Partiamo da Francavilla Fontana, il comune più a nord tra quelli facenti parte della Terra dei Messapi.
Questo Comune è situato su un’area densa d’insediamenti risalenti al periodo preistorico e neolitico ed è nota per le processioni sacre caratterizzate dalla figura dei “pappamusci”, uomini vestiti di bianco che, dalle prime ore pomeridiane del Giovedì Santo, per tutta la notte, fino al tramonto del Venerdì Santo, attraversano il paese scalzi, in gesto di penitenza, visitando tutte le chiese cittadine e pregando davanti ai Sepolcri.
A Francavilla Fontana si tramanda da secoli anche la tradizione dei cartapestai che lavorano la cartapesta policroma delle sante sculture, esposte nelle processioni e nei riti religiosi della Settimana santa.
Non solo riti religiosi, ma anche tradizione enogastronomica.
Nel centro urbano oltre ai bellissimi palazzi nobiliari, si diramano molte botteghe dolciarie nelle quali è possibile gustare i tipici dolci artigianali: la copeta un glassato croccante di mandorle e i confetti ricci, mandorle tostate ricoperte di zucchero.
A questi sapori e profumi si aggiungono quelli della campagna circostante piena di masserie didattiche e agriturismi, dove si può gustare e riscoprire la cucina rurale e la vita contadina.
Latiano
Continuando il nostro itinerario, arriviamo a Latiano, anch’esso situato nel nord del Salento. Un borgo che nasce nei pressi dell’insediamento messapico di Muro Tenente (oggi parco archeologico), un “sito messapico fortificato” unico nel suo genere, perché si dice costeggi l’antico tragitto della Via Appia.
Oltre al sito messapico, a Latiano ci sono alcuni musei assolutamente interessanti da visitare, quali il Museo delle Arti e Tradizioni di Puglia che ospita una collezione di oggetti e utensili del mondo contadino e artigiano; il Museo del Sottosuolo che raccoglie tutto ciò che riguarda il mondo sotterraneo e il Museo Ribezzi – Petrosillo con i reperti messapici di Muro Tenente.
Mentre nel centro storico, da Piazza Umberto I, scorge il Castello (o Palazzo Imperiali), forse risalente al XII sec., diventato di proprietà del Comune nel 1909 e ceduto dal marchese Guglielmo Imperiali discendente della nobile casata francavillese.
Ma ciò che suscita interesse sono soprattutto i dintorni, essendo Latiano un paese prettamente agricolo, la cui produzione è incentrata principalmente sulla filiera ortofrutticola, sull’olio d’oliva extravergine e sul vino, per la grande varietà di vitigni autoctoni come malvasia nera, sangiovese, negroamaro e ottavianello.
Mesagne
La cittadina di Mesagne, situata lungo la Via Appia Antica, esattamente in mezzo tra Oria e Brindisi, tanto da ricevere l’appellativo di “Città di mezzo”, fu un importante centro messapico di cui tra l’altro è stata scoperta la necropoli. Successivamente sotto il dominio romano fu vicus di Brindisi.
A Mesagne c’è il bellissimo Castello Normanno Svevo di origini bizantine all’interno del quale è allestito il Museo Archeologico Comunale “Ugo Granafei” dove sono conservati documenti riferibili alla necropoli preromana, una collezione numismatica e reperti provenienti dalla collezione privata di Granafei.
Oltre al castello è possibile visitare ciò che resta oggi della vecchia cinta muraria appartenente al ‘400. Originariamente la cinta muraria comprendeva ben ventidue torri difensive di cui oggi è possibile vederne solo una; e numerose chiese marocche. Mesagne è infatti la città più Barocca del Salento, dopo Lecce.
Il paesaggio agricolo invece è ricco di ulivi secolari, vigneti e alberi di pesco. Un valore aggiunto, certamente, è rappresentato dalla coltivazione del carciofo IGP.
Ma da Mesagne parte anche un bellissimo percorso in bicicletta lungo il “Limitone dei Greci”, l’antico confine tracciato dai Bizantini per sbarrare ai Longobardi l’accesso al Salento meridionale. Un percorso questo che collega Mesagne a San Donaci in un viaggio storico lungo quasi 2000 anni.
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San Donaci
San Dònaci, il cui nome secondo alcuni storici locali, sarebbe un’abbreviazione di “Donatoci”, participio passato del verbo donare ma anche un riferimento a un Santo particolarmente venerato nell’era medioevale, San Dana, chiamato anche San Danatte o San Danax (Dànace), è il paese delle cantine vitivinicole. Infatti l’antica tradizione viticola fa di San Dònaci un grande centro di produzione e d’imbottigliamento di rinomati vini rossi, bianchi e rosati del Salento.
Il paesaggio circostante è contornato dal parco naturale Li Paduli e l’agro di San Dònaci si caratterizza per la presenza di una cospicua falda acquifera sotterranea, fondamentale per la fertilità del terreno.
San Pancrazio Salentino
Proseguendo nel nostro itinerario arriviamo a San Pancrazio , anch’esso importante centro agricolo ma anche messapico.
E’ caratterizzato infatti da una campagna ricca di ulivi, vigneti e masserie nelle quali vengono realizzati ottimi prodotti caseari, carni, ortaggi, vino e frumento. Qui viene prodotto l’olio d’oliva extravergine Terra d’Otranto DOP, mentre i vitigni sono coltivati con una tecnica di potatura detta alberello pugliese, una forma di potatura corta applicata al tronco della vite, adoperata per le produzioni di Salice Salentino DOC e IGT Salento.
Nei pressi del borgo, a circa 1 km, troviamo il parco archeologico Li Castelli, dove agli inizi degli anni sessanta furono ritrovati fondamenti di antichi edifici e tombe con lastroni di carparo (pietra calcarea). In questa zona sono emersi importanti ritrovamenti risalenti all’Età del Ferro, ma anche antichi monili e ceramiche di era precristiana.
Nei pressi della contrada Torre Vecchia, invece, troviamo la Grotta dell’Angelo, una tomba a camera ipogea risalente all’IV-V secolo d.C., con affreschi di santi in stile greco – bizantino, e altri giacimenti medioevali, come laure con altari, giacigli e grotte con pozzetti, per una full immersion nella vita messapica.
Cellino San Marco
Anche il borgo di Cellino San Marco, noto soprattutto per la Masseria di Al Bani Carrisi, è un importante centro messapico, che vale assolutamente visitare in questo tour sostenibile lungo la Terra dei Messapi. Le campagne di Cellino anticamente erano coltivate a oliveti della qualità denominata “celino”, termine greco che indicava il colore nero della bacca. Da qui la derivazione del nome attribuito al paese.
Durante il feudo dei Chyurlia, nel XVI sec., fu edificato il Castello, che è stato ampliato poi nei secoli successivi, dandogli l’aspetto di una dimora signorile. In diverse contrade del paese sono stati rinvenuti avanzi d’antichità come anfore, varie tombe, monete e monili. Nel 1869 è stata scoperta una lapide funeraria di epoca romana, considerata il più importante reperto archeologico venuto alla luce nel cellinese insieme alla “tomba a forno” eneolitica del bosco Li Veli.
San Pietro Vernotico
San Pietro Vernotico (Santu Piethru, in dialetto leccese) ha origini antichissime e pare risalga al periodo antecedente ai Normanni. I primi insediamenti si registrarono infatti tra l’VIII e il IX sec. d.C., proprio dove oggi si trova la chiesa di San Pietro Apostolo, edificata dai monaci basiliani.
Il paesaggio di San Pietro Vernotico è un’area prevalentemente pianeggiante nella quale l’agro è ricco di falde acquifere e le colture sono caratterizzate in gran parte da uliveti e vigneti; qui, come a Mesagne, si coltiva il Carciofo Brindisino IGP, oltre alla produzione di olio extravergine d’oliva e vini di qualità. Tra le caratteristiche architettoniche troviamo le tipiche case a cannizzu, edificate a secco con pietre naturali e imbiancate con la calce.
Qui troviamo la chiesa di San Pietro Apostolo, risalente agli inizi del medioevo legata alla leggenda dell’acqua “miracolosa” del pozzo che affiancava la chiesa e che serviva a guarire i tarantati morsi dalle tarantole.
E San Pietro Vernotico è anche il paese d’adozione di un grande della musica italiana e internazionale: Domenico Modugno.
Torchiarolo
L’ultimo comune della terra dei Messapi che incontriamo in ordine geografico è Torchiarolo, che per la sua posizione strategica tra Brindisi e Lecce a pochi chilometri dalla costa adriatica, è stato terra di conquista e crocevia di diverse civiltà. Il continuo alternarsi di domini e popolazioni con il loro patrimonio culturale, artistico e architettonico ha arricchito questa terra di storia e di bellezze naturali.
L’origine della parola “Torchiarolo” è d’attribuirsi forse al termine “mattatoio” conferito dai Turchi, che occuparono queste zone tra il ‘400 e il ‘500 d.C., oppure probabilmente dall’avverbio latino turce, usato per marchiare le mattanze commesse proprio dai turchi.
Nella campagna circostante è possibile ammirare il parco archeologico di Valesio, un’antichissima necropoli messapica, mentre il grande bosco di Cerano e le torri costiere a difesa di Torchiarolo ci raccontano delle invasioni turche che hanno minacciato questa zona della Puglia nel XV secolo.
Insomma, la Terra dei Messapi ha tanto da raccontare, anche al di fuori dei mesi estivi ed è un posto che va scoperto in modo slow, in lentezza ed in modo del tutto sostenibile. Perfetto per allontanarsi dalle masse turistiche che nei mesi estivi si riversano sul lungomare e fare un viaggio paesaggistico e culturale non soltanto in questo piccolo angolo di Puglia, ma anche attraverso i secoli, per rivivere l’epoca e le tradizioni dei Messapi.
Se non ci siete mai stati, io vi consiglio assolutamente di organizzare un tour al più presto.
*Articolo scritto in collaborazione con GAL Terra dei Messapi per il progetto Smart TDM