Sono appena rientrata da due giornate in BTO, la borsa del turismo online durante la quale si sono tenuti tanti panel interessanti.
Mi ha colpita uno in particolare, durante il quale Ruben Santopietro, CEO di Visit Italy, ha parlato del fenomeno Overtourism in alcune città italiane, raccontando di come il 70% dei turisti stranieri visita solo il 2% del territorio italiano, incrementando l’overtourism in alcune città d’arte e ignorando completamente il restante territorio del nostro bel paese.
Si, lo so, è davvero assurdo!
Ho deciso quindi di approfondire l’argomento attraverso un’intervista esclusiva a Ruben, che si è mostrato super disponibile.


Ciao Ruben, grazie per la tua disponibilità. Innanzitutto parlaci un po’ di te e spiegaci brevemente come è nato il progetto Visit Italy.

Grazie a te per questa intervista. Sono laureato in marketing turistico e ho sempre avuto una passione per raccontare l’Italia. Visit Italy è nato nel 2016 da un’idea semplice ma ambiziosa: creare una piattaforma che non solo promuovesse il nostro Paese, ma lo raccontasse con autenticità. Oggi, con oltre 3,2 milioni di follower, siamo il primo canale indipendente per la promozione dell’Italia nel mondo. Dietro questo successo c’è un team straordinario di oltre 40 persone, unite dalla passione e dalla missione comune di valorizzare ciò che rende il nostro Paese unico.

Durante uno dei tuoi panel in BTO hai parlato del problema overtourism in Italia. Potresti raccontarmi meglio questo fenomeno dandoci alcuni numeri e dati?

L’overtourism è un problema che colpisce in modo evidente le città d’arte e le destinazioni più iconiche. Tuttavia, la situazione italiana è spaccata in due: da un lato, città come Venezia, Firenze e Roma sono soffocate dal peso del turismo di massa, dall’altro, ci sono oltre 2500 comuni – un terzo del totale – che sono a rischio spopolamento. Secondo dati ancora attuali, il 70% dei turisti stranieri si concentra sull’1% del territorio nazionale. Questo crea una dinamica che indebolisce le destinazioni più visitate, sottoposte a un carico insostenibile, e lascia invisibili molte altre zone che custodiscono bellezza, cultura e tradizioni. Il nostro lavoro con Visit Italy punta a invertire questa tendenza, aiutando le piccole realtà a raccontarsi meglio e a rispondere alla crescente sete della Gen-Z e dei Millennial di scoprire mete fuori dai circuiti più battuti. Paradossalmente, c’è un disallineamento tra domanda e offerta: mentre a livello globale cresce l’interesse verso destinazioni meno note, le nostre piccole realtà faticano a farsi trovare per la difficoltà di raccontare la propria unicità. Colmare questo divario è una delle nostre missioni principali.

Quanto secondo te gli influencer hanno contribuito a tutto ciò?

Gli influencer hanno avuto un ruolo significativo, ma complesso, nel plasmare i flussi turistici. Da un lato, hanno amplificato la visibilità di destinazioni già famose, creando un hype che ha ulteriormente concentrato i visitatori in pochi luoghi. Dall’altro, esistono creator che utilizzano il loro potere per raccontare realtà meno conosciute, accendendo i riflettori su borghi, parchi naturali e itinerari alternativi. Tuttavia, il concetto di hype porta con sé una grande responsabilità etica. La volontà di creare contenuti virali e di ottenere visibilità deve essere bilanciata con una responsabilità sociale: un contenuto ben costruito ha il potere di trasformare il destino di una destinazione. I creator devono essere consapevoli che ogni video, post o foto non è solo un racconto, ma anche uno strumento che può influenzare profondamente il territorio, per cui è fondamentale promuovere un turismo consapevole e sostenibile.

Che problemi pensi possa portare alle città italiane?

Le conseguenze dell’overtourism sono profonde e vanno oltre la semplice pressione sulle infrastrutture o l’aumento del costo della vita per i residenti. La perdita di identità delle destinazioni non solo danneggia chi vive quei luoghi, ma compromette anche la qualità dell’esperienza turistica. L’anima del viaggio è l’incontro umano, e quando una comunità viene sopraffatta, quell’incontro perde autenticità. Il concetto di sostenibilità è proprio questo: trovare un equilibrio tra la qualità dell’esperienza turistica e la qualità della vita dei residenti. Il turismo del futuro deve essere una forza positiva, non solo per i viaggiatori, ma soprattutto per le comunità che accolgono. Le destinazioni che aspirano a offrire un’esperienza turistica di qualità devono, prima di tutto, proteggere le loro comunità. Questo significa risolvere le crisi abitative, garantire che i residenti possano continuare a vivere nei loro luoghi e comprendere le esigenze della popolazione locale. Solo così è possibile costruire un turismo sostenibile, in cui chi visita e chi accoglie trovano un punto d’incontro autentico e rispettoso.

Voi di Visit Italy state già pensando a come spostare l’attenzione dei turisti anche verso altre destinazioni italiane meno conosciute?

Assolutamente sì, è uno dei nostri principali obiettivi. Con progetti come Salude & Trigu, in Sardegna, promuoviamo eventi nell’entroterra per portare i turisti fuori dai percorsi tradizionali. Abbiamo anche collaborazioni con borghi e paesi, in questo momento stiamo supportando quasi 50 piccoli comuni in tutta Italia da Filogaso in Calabria a Coggiola in Piemonte, per raccontare la bellezza autentica di destinazioni meno battute. Crediamo che ogni luogo abbia una storia da raccontare, e il nostro compito è connettere quelle storie con i viaggiatori, valorizzando il territorio in modo sostenibile.

C’è qualcosa che vorresti aggiungere ai nostri lettori?

Sì, vorrei invitarvi a far parte di un grande progetto collettivo. L’hashtag #visititaly è attualmente il quinto hashtag di destinazione più utilizzato al mondo, e questo ci rende orgogliosi del lavoro fatto finora. Ma possiamo fare ancora di più. Ogni volta che condividiamo una foto, un’esperienza o una storia utilizzando questo hashtag, non stiamo solo celebrando la bellezza dell’Italia, ma contribuendo a raccontare anche i suoi luoghi meno conosciuti. Penso ai borghi in spopolamento, alle comunità dove il turismo potrebbe davvero fare la differenza, alle tradizioni e ai territori che meritano di essere scoperti. Insieme, possiamo trasformare ogni viaggio in un messaggio di valore, un tassello di un racconto più grande che celebra tutta l’Italia, non solo le sue mete più famose. Usare #visititaly è un piccolo gesto, ma tutti possiamo fare la nostra parte per far conoscere e valorizzare il nostro straordinario Paese.

E voi cosa ne pensate ?