Sabato pomeriggio sono stata nel centro storico a percorrere “l’Halloween Tour: un fantasma in ogni vicolo”. Un tour suggestivo svolto al calar del sole quando le ombre si allungano, i luoghi cambiano la loro fisionomia, si trasformano.
Il tour è partito da Piazza Luigi Miraglia, nei pressi della cappella Pontano, per poi proseguire per via dei Tribunali, passando per la chiesa delle anime al Purgatorio dove – si narra – che le fanciulle in età da marito pregassero la principessa Lucia affinché potessero ricevere la grazia di convolare presto a nozze.
Si è proseguito poi verso via Nilo dove c’è il palazzo della Testa d’Elefante e la vicina Piazzetta Nilo, dove si potrebbe percepire la presenza impalpabile delle monache offese perché brutalmente sfrattate dal loro amato convento. A Piazza San Domenico Maggiore, mentre le ombre del tramonto lasciano il posto al buio della notte, è facile sentire il cigolio della carrozza del principe di San Severo ed intravedere – perché no – le sagome incappucciate di Maria d’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa, che si recano al loro ennesimo appuntamento amoroso e segreto.
Ma la più importante testimonianza del legame dei Napoletani con l’aldilà è il famoso Cimitero delle Fontanelle, nel rione Sanità, tra via Foria e la collina di Capodimonte, uno dei luoghi più suggestivi di Napoli, nel quale sono conservate 8 milioni di ossa, dei defunti vittime dell’epidemia di peste nel 1656 e di colera del 1836, che sono andata a visitare domenica mattina con la visita teatralizzata “Il cimitero delle fontanelle in 4 generazioni“, organizzata dall’associazione Viviquartiere e con la voce narrante della bravissima Anna Paola, di sua mamma Assunta, di sua nonna Nanninella e di sua figlia Gaia.
Quattro generazioni a confronto che ci hanno raccontato che il cimitero delle Fontanelle è così chiamato perchè, trovandosi a valle sotto le colline di Materdei e di Capodimonte, anticamente quando diluviava si formavano dei fiumi d’acqua e non perchè, come erroneamente si crede, c’erano delle fontanelle.
E’ molto noto anche perché vi si svolgeva un particolare rito, detto delle “anime pezzentelle“, che prevedeva l’adozione e la sistemazione di un cranio (detta «capuzzella»), al quale corrispondeva un’anima abbandonata («pezzentella») in cambio di protezione. I devoti sceglievano un teschio, lo pulivano e costruivano un altarino con lumini e rosari. Iniziavano a pregare per l’anima prescelta che, attraverso il sogno, si manifestava. Lo spirito chiedeva che gli venissero rivolte delle preghiere per alleviare le pene del purgatorio. Il devoto, una volta tornato al Cimitero delle Fontanelle, abbelliva ancora di più l’altare, continuava a pregare e, in cambio, chiedeva una grazia.
Solitamente, questa consisteva nella comparsa in sogno dello spirito, che consigliava i numeri da giocare al lotto. Se la grazia avveniva, il teschio veniva posto in un luogo più protetto: una scatola di latta, per chi non aveva disponibilità, teche di vetro o veri e proprio loculi per chi poteva permetterselo. Se la grazia non arrivava, il teschio tornava assieme a tutti gli altri e veniva scelto un altro con il quale si iniziava la stessa trafila. In questo ossario è quindi possibile capire il rapporto che i napoletani hanno con la religione, la morte, i defunti, il destino, il lotto, la fortuna.
Signora Nanninella |
Assunta ha raccontato che da bambina si divertiva ad andare con la mamma e le zie al cimitero delle fontanelle, perchè all’epoca non c’erano grandi divertimenti per i bambini e per loro era un “evento”. Nanninella, invece, ci ha mostrato la “capuzzella” che accudiva e ci ha raccontato come si svolgeva il culto delle capuzzelle all’epoca, confidandoci che ancora oggi lei ci crede e che è devota sia ai morti che alla Madonna di Pompei. La piccola Gaia invece ha recitato un pezzo di una commedia di Eduardo De Filippo ambientata proprio nel cimitero delle Fontanelle, mentre Anna Paola ci ha accompagnato lungo tutto il percorso mostrandoci i teschi noti e meno noti e raccontandoci miti e leggende del luogo.
L’altra versione, invece, mette in scena una leggenda nera popolare: un giovane camorrista, donnaiolo e spergiuro, aveva osato profanare il cimitero delle Fontanelle, ivi facendo l’amore con una ragazza. A un tratto sentì la voce del teschio del capitano che lo rimproverava ed egli, ridendosene, rispose di non aver paura di un morto. Alle nuove imprecazioni del capitano, il temerario giovane lo aveva sfidato a presentarsi di persona, giurando ironicamente di aspettarlo il giorno del suo matrimonio (e intanto giurando in cuor suo di non sposarsi mai).
Però il giovane, dimenticò del giuramento, dopo qualche tempo si sposò. Al banchetto di nozze si presentò tra gli invitati un personaggio vestito di nero che nessuno conosceva e che spiccava per la sua figura severa e taciturna. Alla fine del pranzo, invitato a dichiarare la sua identità, rispose di avere un dono per gli sposi, ma di volerlo mostrare solo a loro. Gli sposi lo ricevettero nella camera attigua, ma quando il giovane riconobbe il capitano fu solo questione di un attimo. Il capitano tese loro le mani e dal suo contatto infuocato gli sposi caddero morti all’istante.
Un’altra capuzzella “di spicco” nel cimitero delle Fontanelle è quella di donna Concetta, più nota come ‘a capa che suda. La particolarità di questo teschio, posto all’interno di una teca, è la sua lucidatura: mentre gli altri crani sono ricoperti di polvere, quest’ultimo, infatti, è l’unico ad essere sempre ben lucidato, forse perché raccoglie meglio l’umidità del luogo sotterraneo che però è stata sempre interpretata come sudore: “Se domandate ai devoti vi diranno che quell’umidità è sudore delle anime del Purgatorio”.
Verità, leggenda, credenza popolare, qualunque essa sia, il cimitero delle fontanelle ancora oggi è un luogo sacro per i napoletani.
La visita è stata davvero molto suggestiva. Ad oggi il culto non è più praticato, con eccezione di qualche “temerario” che, di nascosto, come si narra anche nel libro “Benveuti in casa Esposito” di Pino Imperatore, continua a portare lumini e rosai ad alcune “aneme pezzentelle” in cambio di grazia e favori.