Foto: Unsplash

Chi ha un blog, come me, può incorrere piuttosto di frequente in fantomatici avvocati del web che richiedono risarcimenti cospicui per la pubblicazione di foto protette da copyright, anche a distanza di anni.

Premesso che pubblicare una foto protetta da copyright è un reato ed io sono la prima ad arrabbiarsi ogni volta che vedo una mia foto girare sul web senza autorizzazione, motivo per cui è consigliabile pubblicare sempre e solo foto o di propria proprietà o scaricate da siti Royalty Free (come ad esempio Unsplash, Pixabay, Pexels o Wikipedia in creative commons, per citarne alcuni), ma su questo argomento è nato un vero e proprio business del web, anche quando si è in buona fede.

E così, dopo l’ennesima richiesta di risarcimento danni per violazione copyright di € 3000,00 per una foto ricevuta da un ufficio stampa nel 2016 in accompagnamento ad un comunicato con preghiera di pubblicazione gratuita (e che mi fa pensare: perchè non lo faccio anche io ogni volta che trovo una mia foto sul web, potrei essere milionaria! 😀 ), ho deciso di scrivere questo articolo.

Il photography defender: chi è e cosa fa

Soprattutto dalla pandemia, è nata una nuova figura del web: il photography defender, ovvero una sorta di “agenzia di riscossione del danno” che agisce per conto di alcuni fotografi inviando email a raffica con la richiesta di risarcimenti danni cospicui (che variano da € 1000,00 a € 3000,00 per la pubblicazione di foto di proprietà di loro assistiti).

Molto spesso queste agenzie sono tedesche o inglesi (ma di recente ce ne sono anche alcune italiane) che dicono di difendere la proprietà intellettuale dei loro assistiti.

Ma è davvero così? Siamo davvero tutti così sprovveduti da scaricare e pubblicare sul web foto protette da copyright?

Molto spesso si tratta infatti di foto che inizialmente erano pubblicate su siti royalty free e poi sulle quali è stato creato un vero e proprio business caricandole su siti di vendita immagini per le quali si richiedono i diritti e che puntano sul fatto che spesso gli autori di blog e siti web non ricordano la fonte delle loro immagini a distanza di anni.

Per chi smanetta da anni sul web, a volte basta fare delle ricerche incrociate per verificare la data di pubblicazione dell’articolo e quella di creazione della pagina di vendita foto per capire subito che si tratta di una truffa. Ma chi non è così smanettone del web cosa può fare?

Di recente mi è arrivata l’ennesima richiesta di risarcimento danni per violazione di copyright per una foto pubblicata su un articolo del 2016, che mi era stata inviata da un ufficio stampa in allegato a un comunicato stampa con preghiera di pubblicazione gratuita. Questa stessa foto era stata ripresa da più testate, anche piuttosto note, che hanno pubblicato la stessa notizia.

Facendo una ricerca sul web mi sono imbattuta sul blog di Giovanni Franchini, che in seguito alla ricezione di numerose lettere, ha scritto un articolo dedicato sul web con tutti i consigli su come proteggersi da PhotoClaim e dagli altri Photography Defender.

Dopo 10 anni è quasi difficile ricordarsi dove è stata presa quella immagine per cui si è stati contattati con la dicitura “violazione copyright”. Alcune volte queste immagini che violerebbero il copyright sono state inviate dagli uffici stampa in abbinamento ai comunicati stampa con richiesta di pubblicazione, altre volte si tratta di foto che inizialmente erano presenti sui siti royalty free di utilizzo gratuito dell’immagine, e poi successivamente caricate su questi siti di protezione copyright.

Questa pratica va a ledere anche lo stesso lavoro degli uffici stampa, che da sempre inviano comunicati stampa correlati di foto libere da diritti per la diffusione di notizie e informazioni dei loro clienti su testate e blog cartacei e online.

In realtà, dalle informazioni che ho raccolto e dalle segnalazioni che ho ricevuto, emerge chiaramente che si tratta di un’operazione globale mirata a generare profitto sfruttando la scusa della tutela dei diritti d’immagine dei fotografi professionisti. Questo viene fatto inviando email a raffica e intimorendo e terrorizzando molte persone, molte delle quali agiscono in buona fede.

Non vi è alcuna verifica o valutazione riguardo all’effettiva violazione, ma si tratta di un’attività di ampia portata basata sull’analisi delle immagini presenti sul web tramite un evidente software di scansione automatica. A seguito dei risultati generati da tale software, vengono inviati automaticamente numerosi avvisi di presunta violazione.

Come per tutte le attività online, per funzionare, questo sistema deve necessariamente prevedere l’invio massiccio di richieste di risarcimento.

Manuale per aspiranti blogger Anna Pernice

Photoclaim e il business online

L’attività di Photoclaim e di altre agenzie che ho scoperto è semplicemente un business online, che si basa, come tutti gli altri business online a scopo di lucro, sulle statistiche. Questo vale anche per i negozi online, ad esempio.

Se so che su cento richieste mi verranno pagate dieci, posso dedurre che per ottenere pagamento da mille persone dovrò inviare diecimila email. Ecco perché queste società effettuano invii massicci: le email sono tutte simili, a parte i dettagli essenziali come nome, indirizzo e importo da pagare. Le risposte sono predefinite e non vi è spazio per un dibattito approfondito.

Per generare profitti, queste agenzie devono rispettare rigorose statistiche numeriche, senza preoccuparsi di verificare ogni singolo caso o rispettare scrupolosamente leggi e regolamenti specifici di ogni paese. L’obiettivo principale per loro è incassare denaro per presunte violazioni e danni altrettanto presunti, senza pensare alle conseguenze.

Attualmente di società che operano in questo modo sono: oltre a Photoclaim, anche CopytrackPicRightsRydeOne. E di recente si sono inseriti nel settore anche alcuni studi legali italiani che mostrano di copiare il metodo con qualche variante.

Questo fenomeno non è una novità. Circa dieci anni fa negli Stati Uniti è emerso un fenomeno che successivamente è stato denominato Troll del Copyright.

In pratica, consisteva nel fatto che alcuni studi legali acquisivano i diritti su opere coperte dal diritto d’autore o ricevevano mandati specifici per agire a tutela di tali diritti, ma non con l’intento di rappresentare, trattare o sfruttare tali diritti. Il loro unico obiettivo era avviare una grande quantità di contenziosi nei confronti di presunti violatori.

Alcuni di questi studi legali hanno subito anche chiusure e i rispettivi avvocati sono finiti in prigione, come il fotografo tedesco Robert Fetcher, che tanti sicuramente conosceranno per le sue pratiche scorrette sul web.

 

In Italia, la principale legge che regola il diritto d’autore è la legge 633/41, la quale è stata successivamente modificata per allinearsi alle norme europee.

Senza entrare nei dettagli, la legge stabilisce una distinzione tra le “opere fotografiche”, che sono considerate fotografie artistiche in cui si riconosce l’intervento creativo o professionale del fotografo, e le “foto semplici”, che sono semplici riproduzioni della realtà, come ad esempio quelle scattate con uno smartphone.

La legge stabilisce che le prime, le opere, sono soggette a compensazione economica. Le seconde, invece, non lo sono, a meno che non si dimostri la malafede, ossia che la persona era consapevole che l’opera fosse protetta e l’ha comunque pubblicata. Spetta a chi accusa fornire tale prova, e non certo a chi si difende.

Nonostante ciò, però, le foto sono sempre protette dal diritto d’autore. L’unica differenza è che mentre per le prime la protezione è fino a 70 anni dalla morte dell’autore, per le seconde la protezione è di 16 anni. Questo in teoria, perchè in sede di giudizio la mancanza di artisticità è tutta da dimostrare.

 

Come fare quindi a difendersi?

Premesso che pubblicare foto protette da copyright è un reato e che io sul mio blog utilizzo solo foto mie, o inviatemi da uffici stampa (che si supponga siano libere da diritti) o scaricate dai siti royalty free (come questa di copertina), per le quali cito sempre la fonte, mi sono imbattuta spesso in queste situazioni spiacevoli.

Avendo un blog ormai da 10 anni, mi sono arrivate un bel pò di lettere da questi fantomatici avvocati del web o photography defender.

La prima volta ci sono cascata e non avendo le prove di dove era stata presa l’immagine, ho pagato i suoi diritti. Ma lì mi sono resa conto che si trattava di un vero business. La lettera non era stata invita da un vero avvocato, ma da un fotografo pugliese che inviava finte lettere su carta intestata di un fantomatico avvocato per fare business e che successivamente al pagamento inviava fattura per vendita foto.

Con il tempo, e confrontandomi con amici avvocati, ho capito come agire ogni volta che arriva una email del genere.

Se si riceve una mail di risarcimento danni per violazione copyright è importante:

1)Mantenere la calma e non allarmarsi.

2) Effettuare una verifica accurata della fotografia e valutare se si tratta di una fotografia semplice o di un’opera fotografica, secondo quanto stabilito dalla legge italiana.

3) Verificare la nazionalità del fotografo, poiché eventuali azioni legali saranno intraprese da parte del fotografo stesso e non dalla società che cerca solo di riscuotere compensi, non di intentare cause legali.

4) Cercare di comprendere la fonte della fotografia: da dove è stata ottenuta o chi l’ha fornita. Nel caso sia possibile risalire a una fonte legittima, annotare i relativi dati. In caso contrario, rimuovere la fotografia non solo dalla parte visibile al pubblico (frontend) ma anche dalla sezione immagini del database di gestione del sito (backend).

5) Se si ritiene di aver pubblicato la fotografia in modo legittimo e si può dimostrare, rispondere alla e-mail facendo riferimento alla relativa licenza. Al contrario, se non si è in grado di dimostrare quanto sopra esposto, è consigliabile consultare un avvocato e spiegargli la situazione.

La situazione ovviamente varia in base al se la richiesta avviene via pec o via email semplice.

Cosa fare se la richiesta risarcimento arriva su email semplice

Se la richiesta di risarcimento danni per copyright arriva su email semplice da email semplice (non pec), il consiglio è di rimuovere subito la foto e ignorare il tutto come se non si avesse ricevuto nulla.

L’email semplice non ha valore legale, potrebbe essere finita in spam o essere inviata su un indirizzo email in disuso e quindi potremmo non averla letta.

Di solito questa tattica funziona e dimostra come questi fantomatici avvocati sparano nel mucchio. Ogni volta che ignoro queste email smettono poi di contattarmi.

Questo l’ho capito con l’esperienza.

La seconda volta che ho ricevuto una email di richiesta risarcimento danni (da un avvocato siciliano) ho chiesto ad un mio amico avvocato di verificare se questo avvocato fosse iscritto all’albo e…. udite udite! Non figurava da nessuna parte!

Ho quindi stampato tutte le email e sono andata dalla polizia postale di Milano per fare la denuncia.

La polizia ha provato a telefonare al numero che compariva nell’email, che era un numero esistente ma non di uno studio legale e puff… questo avvocato è sparito e non mi ha più inviato nessun sollecito.

 

Cosa fare se la richiesta risarcimento arriva via pec

Diverso è il caso se la richiesta arriva via pec. In quel caso ha valore legale di una raccomandata e va risposta.

In questo caso consiglio di farvi aiutare da un avvocato nello scrivere la risposta, dopo ovviamente aver verificato se avete realmente violato il copyright o meno.

A me è capitato di recente di aver ricevuto una pec  di richiesta risarcimento danni di € 3000,00 per aver pubblicato nel 2016 sul mio blog una foto protetta da copyright con tanto di link all’articolo in cui era presenta la foto incriminata.

Sono andata a verificare l’articolo e, essendo l’autrice principale del mio blog per fortuna me li ricordo quasi tutti, e non era un articolo scritto da me, ma inviatomi da un ufficio stampa, rielaborato e pubblicato.

A quel punto sono andata a fare la ricerca tra le email (per fortuna le conservo tutte, soprattutto quelle con i comunicati stampa che pubblico) e sia le foto che l’articolo mi erano stati inviati da un ufficio stampa nel 2016 con preghiera di pubblicazione.

Ho fatto quindi tutti gli screen shot delle email e delle foto inviatemi e, consigliata da un amico avvocato, ho preparato una pec di risposta in cui ho comunicato che le foto mi erano state inviate dall’ufficio stampa tal dei tali con richiesta di pubblicazione gratuita sul web e che quindi i diritti erano stati acquistati da loro per la libera diffusione sul web. Ho rimosso la foto, gli ho mandato anche tutti gli screen shot di tutti gli articoli simili con la stessa identica foto pubblicati sul web riportanti la stessa notizia e gli ho scritto di non farmi più richieste di risarcimento per la medesima foto perchè altrimenti li avrei fatti contattare dal mio avvocato.

Mi hanno ringraziato ed hanno chiuso la questione.

Ovviamente ogni caso è a se.

Anche io sono stata contattata spesso dall’avvocato tedesco Robert Fechner che richiedeva i diritti di un fotografo italiano facendo però riferimento alla legislazione tedesca e che ha contattato praticamente mezzo web. Ammetto di averlo sempre ignorato fino a quando non è sparito. Ho scoperto poi il perchè.

Come ci informa Giovanni Franchini nel suo articolo aggiornato al 5 ottobre 2022: Photoclaim e il suo avvocato Robert Fechner sono stati dichiarati colpevoli di “pratiche commerciali scorrette” dall’Agenzia Garante della Concorrenza e del Mercato e di conseguenza le loro email e lettere di riscossione del danno sono state dichiarate illegaliLeggi qui il suo articolo completo.

Ovviamente questo articolo non vuole essere un invito a usare foto protette da copyright (anche perchè io sono la prima ad arrabbiarsi quando vedo le mie foto in giro per il web senza autorizzazione e a quest’ora sarei diventataq ricca usando i photography defenders), ma un’indicazione su come proteggersi da queste nuove truffe del web.

A voi è mai capitato di ricevere email del genere? Raccontatemi la vostra esperienza per aggiornare l’articolo.

Anna