Quest’estate, dopo l’intenso safari nei parchi della Tanzania, ho deciso di regalarmi anche un po’ di vacanza di mare. Ed è così che da Arusha, ho preso un volo interno di 20 minuti per Zanzibar, la più grande delle isole della Tanzania, situata nell’oceano indiano.
Un vero e proprio Paradiso dove l’acqua è turchese, la spiaggia bianchissima, la vita scorre “pole pole” (piano piano), “hakuna matata” (non importa) è la parola più pronunciata e dove è possibile mangiare tutte le sere aragosta fresca in riva al mare a poco prezzo.
Il nome Zanzibar deriverebbe dal persiano zanj, parola con cui i persiani indicavano i neri. Infatti zang-i bar significa “Terra dei neri”. L’arcipelago di Zanzibar è importante in quanto punto di confluenza di differenti culture: africane, nello specifico delle civiltà bantu, arabe e persiane. Zanzibar è stato punto di snodo di traffici commerciali con il Medio Oriente, l’India e anche la Cina e più in generale tra l’Africa e l’Asia e forse proprio per questo è così affascinante.
Un’isola però anche dai tanti contrasti, dove uscendo dai villaggi di lusso collocati lungo le spiagge bianchissime, vedi la povertà più assoluta. Strade inesistenti, baracche al posto delle case e abitanti del posto che ti considerano solo dollari che camminano cercando di spillarti quanti più soldi possibili per ogni cosa, anche per una foto alle stelle marine libere nel mare!
Ed allora inizi a pensare quasi subito che in fondo non è poi così tanto un Paradiso, anche se le spiagge sono meravigliose, il pesce fresco ottimo ed il lusso è davvero accessibile.
Sinceramente ciò mi ha lasciata piuttosto spiazzata perché non mi aspettavo di trovare anche a Zanzibar i villaggi poveri che si trovano nella Tanzania continentale e che al di fuori dei villaggi c’è il nulla, soprattutto se consideriamo che è un’isola che vive di turismo 10 mesi su 12 (i villaggi sono chiusi solo due mesi l’anno a causa del periodo delle piogge) e ti viene da chiederti che fine fanno tutti i soldi che portano ogni anno i turisti occidentali.
Tra le cose che non mi sono piaciute c’è il fatto che gli abitanti del posto facciano doppi prezzi, per i locali ed i turisti. Tendono a proporti prezzi occidentali nonostante lì il tenore di vita sia piuttosto basso ed uno stipendio di un cameriere è di € 100,00 al mese. Il consiglio è quindi quello di contrattare sempre sui prezzi, come nei pesi del Nord Africa.
Prima di partire, non dimenticate di stipulare un’assicurazione di viaggio, che può esservi utile in caso di incidenti, contrazione della malaria o punture di insetti, dato che si tratta pur sempre di un paese povero.
Se la maggior parte delle persone giunge a Zanzibar principalmente per le sue meravigliose spiagge bianche e l’acqua turchese dove non è raro trovare stelle marine e conchiglie, è bello anche esplorare l’isola e scoprirne tutta la sua bellezza.
Ma, cosa vedere e cosa fare a Zanzibar oltre a prendere il sole?
Sulla spiaggia troverete i beach boys (alcuni anche piuttosto insistenti) che vi proporranno diverse escursioni. Qui vi segnalo le più belle, in base alla mia esperienza, che vale sicuramente la pena fare:
Escursione a Prison Island e la tartarughe giganti
Tra le principali attività di Zanzibar ci fu purtroppo il traffico di schiavi a est dell’Africa, ma anche e soprattutto il commercio delle spezie, ancora oggi importante.
Ed a ricordarcelo c’è Prison Island (in inglese, “isola della prigione”), nota anche come Changuu, una piccola isola 10 minuti di navigazione da Stone Town, raggiungibile con l’imbarcazione di legno tipica di Zanzibar.
E’ così chiamata perché al suo interno si trova una prigione che, però, non è mai stata usata per rinchiudere gli schiavi perché fu completata solo dopo l’abolizione della schiavitù. Negli anni è stata usata invece come isola di quarantena per i malati di malaria.
Ciò che però rende bella ed affascinate questa isola, è la presenza delle tartarughe giganti di Aldabra portate qui direttamente dalle Seychelles, secondo alcune voci dal sultano di Zanzibar Majid bin Said nella seconda metà del 1800 per farne dono alla prima moglie nella reggia in stile arabo che volle far costruire sull’isola.
Secondo altre fonti, sarebbero state portate a Prison Island nel XIX secolo per proteggere la specie dall’estinzione e dal bracconaggio; altre voci dicono invece che potrebbero essere discendenti delle tartarughe che i marinai che navigavano nell’Oceano Indiano portavano con sé come riserva di carne fresca. Altre ancora ritengono che l’arrivo delle tartarughe a Prison Island sia molto più recente, e che sia riconducibile a un dono fatto dal governatore britannico delle Seychelles nel 1919.
Qualunque sia il motivo per cui le tartarughe si trovino qui, sono il motivo principale per cui si decide di visitare Prison Island. Alcune sono pluricentenarie ed ognuna di esse ha indicati gli anni che ha sul guscio.
Gita a Nakupenda
L’escursione a Prison Island viene quasi sempre abbinata all’escursione in barca a Nakupenda, una lingua di sabbia in mezzo all’oceano dove il movimento delle maree porta a riva conchiglie meravigliose e pezzi di corallo!
Poco prima di arrivare a Nakupenda ci siamo fermati a fare snorkeling nella barriera corallina (noleggiando prima della partenza la maschera per 1 dollaro) e poi sulla lingua di sabbia abbiamo montato una tenda e pranzato in riva al mare pesce fresco e piatti tipici locali cucinati dalla moglie del nostro capitano.
Il tramonto sul mare a Kendwa
Tramonti indimenticabili a Zanzibar, visti dal nord dell’isola, dalla spiaggia di Kendwa, dove ogni sera il sole si bacia con il mare regalando uno spettacolo unico! Se siete a sud, vi consiglio di dirigervi almeno una giornata a nord per vedere questo meraviglioso spettacolo o, meglio ancora, prenotare l’hotel a nord dell’isola.
Il fenomeno delle maree
Zanzibar è caratterizzata dal fenomeno delle maree, con variazioni del livello del mare anche di 4,5 metri. Questo fenomeno è maggiormente visibile nella costa est, ma ne è soggetto tutta l’isola, e quindi lo si vedrà anche restando a nord.
A Nord di Zanzibar, sopratutto nel tratto di mare che va da Kendwa a Nungwi, il fondale scende rapidamente e quindi la percezione delle maree è minima.
Sulla costa Est invece il fondale marino scende molto più lentamente e l’innalzamento e l’abbassamento del livello del mare è molto evidente e “invasivo”. E’ qui che ho ammirato colori del mare a dir poco stupefacenti: dal bianco cristallino al blu turchese, passando per infinite sfumature d’azzurro: un colore in continuo cambiamento, uno spettacolo da vivere coi propri occhi! L’acqua è sempre presente e anche qui potrai fare il bagno in pozze naturali di acqua caldissima, anche se non potrai nuotare. Puoi invece vivere la bellissima esperienza di fare delle piacevoli passeggiate sulla spiaggia verso la barriera corallina, vivendo delle esperienze uniche. Dapprima si incontrano le stelle marine (ve ne sono di diverse specie, beige con rilievi rossi che formano una sorta di disegno a doppio ordine, verdine, azzurro-blu ed azzurro-lilla), poi si incontrano i primi coralli e quindi i primi pesciolini tropicali.
Tenete conto degli orari di innalzamento ed abbassamento del livello dell’acqua (che cambia ogni giorno) per poter ritornare al punto di partenza, altrimenti rischiate di avventurarvi come noi con l’acqua fin sotto al collo e lo zaino in testa!
Non vi sono mai situazioni di totale assenza d’acqua e nell’arco di circa sei ore la “laguna” passa da un colore bianco trasparente, al turchese, allo smeraldo striato di blu laddove è attraversata dai canali da sempre usati dai dhow per approdare alla costa.
Visita a Stone Town
Assolutamente da non perdere una visita alla cittadina di Stone Town, la parte vecchia della capitale di Zanzibar, un tempo capitale del sultanato di Zanzibar, poi centro amministrativo coloniale durante l’occupazione britannica, e oggi sede delle istituzioni di governo dello stato semi-autonomo di Zanzibar. Stone Town è una delle città di maggiore importanza storica dell’Africa orientale. La sua architettura, in gran parte del XIX secolo, riflette la molteplicità di influenze che definiscono la cultura swahili in generale: vi si ritrovano infatti elementi moreschi, arabi, persiani, indiani ed europei. Per la sua importanza storica e la sua architettura, la città è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, e proprio per questo merita una visita.
Molto bello e suggestivo il mercato. A me piace perdermi tra i vicoli ed assaporare i profumi, gli odori, i colori, senza meta e consiglio anche a voi di fare così, alla ricerca della migliore occasione. Stone Town è caratterizzata da un labirinto di vicoli ricchi di case, negozi, bazar e moschee e scoprirli per caso è l’esperienza più bella.
Bellissimi poi i portoni intagliati, vera caratteristica della città, che nella cultura locale assumono caratteristiche uniche e magiche e sono il primo elemento posato nella costruzione di un’abitazione. Un tempo usate dai mercanti arabi ed indiani per ostentare la loro ricchezza, i portoni si distinguono in portoni arabi e portoni indiani: i primi riportano scene tratte dal Corano mentre i secondi si distinguono per le borchie appuntite.
La maggior parte delle abitazioni di Stonetown è stata costruita durante il XIX secolo, epoca in cui l’isola era uno dei poli commerciali più ricchi dell’oceano indiano. Le porte scolpite, orgoglio di Stonetown, hanno senz’altro contribuito alla sua classificazione come patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco.
Meritano una visita poi la casa di John Lennon e il forte di stone Town, il Palazzo delle Meraviglie (Beit al Ajaib, in arabo), che fu costruito nel 1883 sul lungomare di Mizingani Road, per volere del sultano Barghash bin Said e il Palazzo del Sultano (Sultan’s Palace), o Beit el-Sahel in arabo, il cui nome ufficiale è Museo del Palazzo.
Cena in riva al mare a base di pesce fresco
Zanzibar è principalmente un’isola di pescatori, che ogni mattina pescano pesce fresco nei ricchi fondali che circondano l’isola. Consiglio quindi assolutamente di cenare almeno una sera in uno dei ristorantini tipici che mettono tavoli e sedie sulla spiaggia in riva al mare a lume di candele. Potrete ordinare grigliata di pesce fresco o aragosta con bottiglia di vino a prezzi davvero modici, arrivando a spendere non più di 20 dollari a testa.
Una serata in discoteca
Anche l’esperienza della serata in discoteca è assolutamente da fare. Ogni sera vengono organizzate serate in diversi locali. Ci penseranno i beach boys sulla spiaggia ad informarvi sulla discoteca cool della serata e dei prezzi di ingresso (che non superano mai i 5 dollari). Che dire? La serata in discoteca è un’esperienza da fare per dire di aver vissuto appieno l’isola.
Se siete un gruppo di sole donne, però, fate attenzione perché potrete ritrovarvi circondate da uomini locali in cerca di avventure (a pagamento). Consigliabile, quindi, essere un gruppo misto di uomini e donne, per potervi divertire fino alle prime luci dell’alba.