Continuo a parlarvi ancora una volta dell’attentato a Nizza. Questa volta, però, vi racconto la storia di due lettori di Travel Fashion Tips, Gennaro Di Vaio e Stefano Giampaglia, due italiani che vivono a Nizza, che hanno vissuto in prima persona la tragica notte degli attentati terroristici sulla Promenade Des Anglais e che mi hanno raccontato telefonicamente la loro esperienza in una lunga telefonata ricca di dettagli.
Gennaio Di Vaio, pizzaiolo di origine napoletana, è a Nizza da aprile del 2015 dove ha aperto la pizzeria la Chamade in 17 Rue San Filippe.
Era proprio in pizzeria, l’altro ieri quando un tir guidato da un tunisino di 31 anni residente a Nizza si è scagliato a 80 chilometri orari contro la folla sul lungomare, dove erano in corso i festeggiamenti per il 14 luglio.
In pizzeria aveva un tavolo di sole tre persone perché erano tutti in spiaggia a vedere i fuochi e stava quasi per chiudere il locale quando ha sentito urla e spari e gente che correva all’impazzata. Molti si sono rifugiati nella pizzeria e si sono barricati dentro perché circolava voce, poi smentita, che in giro per strada ci fosse un altro uomo a piedi con un mitra.
Il camion è partito proprio dalla fine del viale in cui si trova la pizzeria in Rue Gambetta dove c’era un blocco di polizia di cinque agenti a segnare l’inizio della zona pedonale e Gennaro non può fare a meno che pensare che se non avesse avuto quel tavolo di sole tre persone, si sarebbe trovato anche lui sulla Promenade.
Stefano Giampagnia, invece, altro italiano a Nizza da 2 anni e mezzo dove ha fondato con un socio un’impresa di impianti elettrici “A.F. Elec” era proprio sulla Promenade Des Anglais quando c’è stata la strage. Era a 20 metri da dove si è fermato il camion e stava raggiungendo i genitori al casinò, quando all’improvviso ha sentito degli spari, che inizialmente pensava fossero petardi, e visto tutte le persone intorno a lui correre disperate senza meta. Senza capire cosa stesse accadendo, avvertito il senso di pericolo, si è rifugiato nel casinò con la fidanzata ed i genitori. Ha raccontato che i buttafuori del casinò provavano a chiudere le porte ma entrava sempre più gente. Dopo 10 minuti, quando la situazione sembrava essersi calmata, c’è stata una nuova ondata di gente che entrava nel casinò. Hanno provato a raggiungere l’altro ingresso dalle cucine, ma mentre loro provavano ad entrare nelle stesse per raggiungere l’uscita secondaria, c’era gente che si riversava all’interno del casinò anche da quest’altra porta. Spaventati, sono riusciti ad uscire dall’ingresso principale, girato l’angolo dell’Hotel Le Meridien e si sono rifugiati insieme ad una 40ina di persone nella caserma della polizia municipale, dove sono rimasti chiuse per circa 2 ore e mezza in uno stato di panico e paura.
L’altro ieri era una festa importante e secondo le osservazioni sia di Gennaro che di Stefano la sicurezza era piuttosto limitata rispetto al due milioni di persone per strada.
Nella giornata che ha seguito l’attentato a Nizza c’era e c’è ancora un clima strano. “Molte persone stanno continuando a vivere come se non fosse successo nulla, nonostante la paura continui a sentirsi nell’aria. Tutte le attività commerciali sono aperte: ristoranti, parrucchieri, supermercati, c’è addirittura chi è andato a mare nella zona della Vecchia Nizza. – racconta Gennaro – La Promenade invece è chiusa al pubblico e molti stanno mettendo fiori lungo le transenne. Da qualche parte ci sono anche delle bambole, forse perse da una delle bambine in fuga o da quelle che purtroppo non ce l’hanno fatta.”
Loro ieri mattina sono scesi per strada con tanta paura ed hanno deciso di chiudere per lutto le loro attività per rispetto nei confronti dei morti e si sono riuniti con alcuni amici in casa.
Tanti turisti che avevano prenotato per pranzo a La Chamade hanno annullato le prenotazioni ed hanno anticipato i voli di ritorno, racconta Gennaro.
Per la città, nonostante si finga che vada tutto bene e che non sia successo nulla, c’è un clima teso. La polizia ha chiuso molte strade ed ha detto di rimanere a casa e non uscire.
Alla domanda sul se temevano che fosse potuto succedere qualcosa l’altro ieri, Giovanni ha risposto che vivendo in un quartiere pieno di arabi, la paura è costante. Il 14 luglio era una festa importante e secondo lui è stata sottovalutata troppo per quanto riguarda le misure di sicurezza rispetto invece agli europei di calcio. I posti di blocco erano minimi e con pochi poliziotti – sostengono sia Giovanni che Stefano.