Negli Appartamenti Storici del Palazzo Reale è possibile ammirare 200 fotografie originali, scattate da Doisneau nella Ville Lumière tra il 1934 e il 1991 e raggruppate tematicamente ripercorrendo i soggetti a lui più cari, conducendo il visitatore in una emozionante passeggiata nei giardini di Parigi, lungo la Senna, per le strade del centro e della periferia, e poi nei bistrot, negli atelier di moda e nelle gallerie d’arte della capitale francese.
Alcuni cenni storici sulla vita di questo meraviglioso fotografo.Doisneau, dopo essersi diplomato alla Ecole Estienne, scopre la fotografia da giovane, mentre lavora in uno studio di pubblicità specializzato in prodotti farmaceutici.
Autore di un grande numero di opere, principalmente su Parigi, Doisneau è diventato il più illustre rappresentante della fotografia “umanista” in Francia. Le sue immagini sono oggi conservate nelle più grandi collezioni in Francia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e sono esposte in tutto il mondo.
Questo è ciò che scriveva Doisneau nel 1984 a proprosito delle sue opere:
"Oggi posso tranquillamente confessare che quella di lasciare alle future generazioni una testimonianza della Parigi dell’epoca in cui ho tentato di vivere è stata l’ultima delle mie preoccupazioni. Se mi fossi sistematicamente imposto una missione del genere, avrei accumulato milioni di immagini, ma in cambio di chissà quante giornate senza piacere. No: nella mia condotta non c’è mai stato nulla di premeditato. A mettermi in moto è sempre stata la luce del mattino, mai il ragionamento.
D’altronde che c’era di ragionevole nell’essere innamorato di quello che vedevo? Non mi sono mai posto la domanda e non me ne pento: chi blocca la suoneria della sveglia non può più conoscere l’ora. [...] Le poche immagini che, nella corsa del tempo, continuano a restare a galla ammucchiandosi come tappi di sughero nel mulinello di un fiume, sono state scattate durante le ore rubate ai miei vari datori di lavoro. Disobbedire mi sembra una funzione vitale e devo dire che non me ne sono mai privato."
di restarci immobili: e non per qualche minuto, ma per un’ora buona, magari anche due. Bisogna trasformarsi in una statua senza piedistallo,
ed è buffo, in quei casi, vedere fino a che punto si riesca ad attirare i naufraghi del movimento.
Continua Doisneau:
“Rispondo sempre con cortesia squisita, sebbene mi secchi essere disturbato: pervedere bene ci vuole un minimo di concentrazione. Vedere, a volte, significa costruirsi, con i mezzi a disposizione, un teatrino e aspettare gli attori.Aspettare chi? Non lo so, però aspetto. Io spero sempre, e quando uno ci crede con forza è difficile che qualcuno non finisca per arrivare.
Dopodiché la messa in scena viene improvvisata all’insegna della fugacità.
Per essere leggibile, un’immagine deve assumere la forma di uno di quei segni utilizzati fin dalla notte dei tempi dai preti, e solo da poco dalla segnaletica stradale. […] Si tratta di una deliberata manovra per dimostrarvi quanto possa essere delicata la pratica della fotografia.
Nelle scenografie che assistono alle sofferenze umane e che mi sembrano cariche di nobiltà, i gesti della vita vengono compiuti con semplicità e i voti di coloro che al mattino si alzano presto sono commoventi. Ti fanno squagliare di tenerezza.” [Robert Doisneau, 23 ottobre 1984]