A due settimane dal mio trasferimento a Fuerteventura, ho deciso di intervistare Emanuela Bacci, fondatrice di The Real Hotel, manager in un hotel molto conosciuto di Cordoba Capital, Argentina, dove vive ormai da expat da 7 anni.
Una storia di coraggio, visione, organizzazione e determinazione.
Una scelta coraggiosa che però ha cambiato la sua vita. Anche perchè cambiare, città, lingua, nazione, non è mai facile.
Ma lasciamo che sia lei a raccontarcelo.
Intervista a Emanuela Bacci
Ricordo quando nel 2013 ho deciso trasferirmi a vivere in Argentina. Dopo anni di viaggi, tesi all’estero, corsi, borse di studio ed esperienze varie, mi ero decisa. Rivedo il corridoio di casa e la mia valigia rosa lì in piedi ad aspettarmi, la mia compagna fedele di avventure e viaggi divertenti e universitari. Questa volta quella valigia era però stracolma di emozioni molto piú forti, piena di sogni da conquistare, desideri da realizzare, di progetti da costruire…la valigia di qualcuno che aveva deciso di emigrare.
Oggi se guardo indietro, sento molto orgoglio per me stessa.
Le emozioni di chi emigra sono molto intense, non è come quando decidi fare un viaggio lungo, è molto di più, si tratta di un biglietto di sola andata.
L’illusione di compiere i nostri obiettivi, di saper affrontare le difficoltà quotidiane, che non avevamo tenuto di conto al momento della partenza o mentre immaginavamo o idealizzavamo il nostro ‘viaggio’, se cosí si puó chiamare; almeno nel mio caso, le difficoltá che non pensavamo dover e saper affrontare, ma che sarebbero successe. L’orgoglio per riuscire a costruirsi una nuova vita in una nazione straniera, nuovi amici, nuovo lavoro, nuove relazioni e molto, molto di più. Queste due sensazioni soprattutto, l’illusione del sogno e l’orgoglio di farlo realtá, sono i sentimenti che mi hanno accompagnato in tanti momenti dove sono riuscita a trovare la forza di andare avanti, quando tutto sembrava perdere significato o quando mi sentivo stanca e impotente e pensavo di essere stata solo una presuntuosa…quando sentivo che stavo perdendo la luciditá e non riuscivo a focalizzare quell’obiettivo che fino a poco tempo prima mi faceva sentire motivata.
L’università finita, la laurea in mano con la lode – che ancora non sai, che nessuno sa che cosa sia – un biglietto d’aereo e molta aspettativa.
Trovarsi di colpo in compagnia di se stessi, è un percorso molto intimo ed emozionante che mi ha fatto crescere e maturare indubbiamente. Ho imparato a stare con me stessa a parlare con la mia mente che ha volte è stata la mia peggiore nemica ed altre, la mia migliore alleata.
La mia famiglia sempre mi è stata vicino, e nel mio cammino ho sempre incrociato bellissimi essere umani, molti dei quali sono ancora oggi parte della mia vita attuale e di questo sono grata all’universo ogni giorno che passa.
Emigrare non è viaggiare e basta, è molto di più…quando ho preso questa decisione avevo 26 anni.
Le valige di chi emigra sono diverse tra di loro, come esistono diverse tipologie di persone che decidono emigrare. “Ci sono valigie più realistiche, valige più disordinate, valige piene di illusioni e altre più legate al paradiso dell’ideale”. Ma come ogni tipo di equipaggio, lo spazio non è mai sufficiente. Qualcosa ti dimentichi, nella fretta o nel vortice dell’ansia della preparazione, qualcosa lo metti dentro ma sarà inadeguato al momento della necessità più impensata…e aggiungo anche che a volte le valige non sono grandi abbastanza per portarsi via tutto quello che uno vorrebbe, bisogna scegliere, bisogna già iniziare a sentire, nel momento della preparazione, che cosa verrà con noi e cosa no.
La nostalgia per il posto di origine, la famiglia e le persone a cui vogliamo bene, esisterá sempre, ma ho imparato che la nostalgia non è solo tristezza, è anche amore, valore…è molte cose.
La vita da expat in Argentina
Durante il primo anno in Argentina, mi sono data molto da fare per crearmi uno spazio mio personale, trovare un gruppo di amici, avvicinarmi al mio hobby di sempre per così allontanare un po’ la nostalgia che all’inizio sembra non esistere, ma c’è!
Sono stata positiva, ho trovato una bellissima squadra di pallavolo, cinque amiche che al giorno d’oggi sono il mio gruppo di avventure; poco a poco sono riuscita a crescere nel mio lavoro e proprio l’hotel che ho scelto per prepararmi il giorno del mio matrimonio, mi accoglieva come manager generale, pochi mesi dopo. Beh sono, soddisfazioni raggiunte passo dopo passo, sacrificio dopo sacrificio e risultato dopo risultato.
Quando mi sono trasferita, credo che per i primi tre anni le persone nuove che conoscevo mi facevano sempre – e giustamente – , le solite domande; certo loro le facevano a me per la prima volta e io le rispondevo per l’ennesima, ma già non mi importava, era parte del gioco. Un gioco però, dove quelle risposte non dovevano entrare a far parte della definizione di chi ero io.
Quando emigri in un altro paese, in parte ti costruisci una nuova identità, ma non perché tu cambi, bensì perché tu impari a conoscerti di più, più in profondità.
Quando racconti di te a qualcuno, gli dici ciò che sai, ciò che a te piace o ciò che vorresti che sapesse di te, ma quella parte che ancora nemmeno tu hai scoperto non la puoi raccontare…e se stai vivendo un’esperienza del genere probabilmente é perché quella parte di te in un modo o nell’altro altro dovrà emergere.
Per questo, un mio grande consiglio é quello di cercare di non identificarsi con un’idea di voi stessi, solo vivetevi, e basta.
Non disperate se non trovate subito lavoro o un gruppo di amici, li troverete! È parte del cammino. È bellissimo imparare a stare con noi stessi, diventare amici della nostra anima!
Emigrare non è per tutti
Emigrare non è per tutti. Io mi sono sempre sentita una persona dalle tante sfaccettature, idee, sogni, passioni e desideri. Un persona complessa forse, ma ho amato la mia complessità, sono sempre stata una che pensava molto, perché nei miei pensieri viaggiavo tra le mie idee in qualche modo e questo mi calmava, anche scrivere mi allontanava dalle mie ansie.
Sono sempre stata una che ha dato valore al tempo, l’unica cosa, che al mondo, è uguale per tutti…le 24 ore del giorno, niente di più prezioso.
Ho studiato, lavorato, sono cresciuta nella mia professione, ho dato molto, senza stancarmi, ho formato una famiglia, ho esaudito ogni mio desiderio.
Dicono che quando vivi all’estero sei più forte e determinato, beh forse è vero, ma io lo sono sempre stata. Ho sempre avuto la capacità di concentrarmi in quello che volevo e quando lo concretizzavo nella mia mente andavo dritta all’obiettivo! Ma quando emigri vengono a galla anche tante debolezze ed insicurezze, che magari non sapevi di avere, e che vanno affrontate una per una e con molta pazienza e umiltá. Nessuno ha i superpoteri, peró tutti abbiamo forza di volontá, solo serve avere le idee chiare o piú chiare possibile.
Pochi giorni fa ho letto il pensiero di un ragazzo che come me e mille altri su questa terra, ha avuto il coraggio di emigrare e cambiare vita e, ragionava sul fatto che lui vedeva ingiusto e gli dava fastidio, quando gli dicevano che aveva avuto fortuna di essere andato a vivere all’estero.
Beh, non si tratta solo di fortuna…anzi quasi affatto. Se a quella persona gli è andata, è perché quel bene se l’è cercato, ne sono piú che convinta.
Emigrare vuol dire avere molto coraggio, avere una visione, saper pianificare, organizzare, pensare, risparmiare…
Quando arrivi in un’altra città nessuno ti conosce, devi iniziare da zero con le presentazioni; nel lavoro anche, si progredisce poco a poco e molte volte anche lì si ricomincia da capo.
“Realizzare i sogni con la forza, con la testa sulle spalle. Sapersi inserire, fare amicizia, imparare la lingua e la cultura. Allenarsi, studiare, omologare lauree, seguire un lungo percorso e impegnarsi per ottenere la residenza nel nuovo paese in cui si è scelto di vivere e continuare ad allenarsi, correre e sacrificarsi…”
Chi emigra sono persone determinate, che sanno stringere i denti nei momenti dove la loro famiglia non sarà lì di fianco a loro quando ne avranno bisogno.
Emigrare non è per tutti, bisogna essere un po’ folli anche perché sono molte le cose che vanno contro le logiche delle necessità dell’essere umano. Una grande capacità anche insaputa molte volte, come nel mio caso, di saper affrontare l’ignoto, l’avventura e sentire il coraggio dentro che ti dice che ce la farai anzi, che ce l’hai già fatta!
Imparare, conoscere, progredire…non aver paura di ricominciare più di una sola volta.
Tanto coraggio e tanta fatica premiano l’expat che ce la fa a incontrare se stesso e il suo cammino.
E’ trascorso molto tempo dall’ultima volta che sono tornata in Italia e davvero non vedo l’ora di tornare a guardare il mio mare, le mie montagne a respirare l’odore del salmastro, a bere il caffè forte e buono al bancone del bar, a mangiare il pesce fresco e ovviamente a abbracciare tutti i miei cari.
Dunque oggi qui su due piedi mi sento contenta di ciò che ho costruito e delle difficoltà che ho superato e ringrazio chi è stato a fianco a me sempre pronto ad ascoltarmi e aiutarmi. Il legame alle proprie origini é sempre presente e le radici sono eterne, ma oggi vivo il presente e sento orgoglio per tutti i traguardi raggiunti e sono anche consapevole di tutto ciò che ancora devo camminare per realizzare sogni nuovi. Voglio vivere, la vita è una e mi piace l’idea di spremerla fino all’ultima goccia!