Da quando la pizza napoletana è diventata patrimonio immateriale dell’Unesco, ormai bisogna evitare le imitazioni. La preparazione della pizza napoletana richiede tecnica, ingredienti e passione che difficilmente si riesce a trovare altrove. E quale miglior modo che imparare a farla se non da uno dei migliori pizzaioli partenopei?
Avevo già seguito in passato un corso di pizza napoletana con Eduardo Ore, ma è sempre meglio rinfrescare la memoria.
E così, prima di Natale, sono stata una serata alla pizzeria Haccademia di Aniello Falanga tra Boscotrecase e Terzigno, in provincia di Napoli, gestita insieme alla famiglia e al figlio Nicola che lo affianca al banco, per una serata goliardica e divertente insieme colleghi blogger e giornalisti, organizzata da Marina Alaimo.
Aniello Falanga, classe 1964, ama profondamente l’arte bianca che ha imparato “rubando il mestiere” in numerose pizzerie della zona, accettando di lavorare per poco pur non avendone bisogno. In breve tempo ha cominciato a studiare gli impasti ed a sperimentare in proprio per riuscire a raggiungere la formula desiderata. Dal 2015 riceve il riconoscimento dei Due Spicchi della guida alle Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso.
Durante la serata, ci hanno divisi in due squadre e ci siamo sfidati a suon di pizza, ovviamente con la supervisione del grande maestro Aniello Falanga.
Tra una sfida e l’altra, Aniello ci ha presentato il suo progetto della pizza della legalità.
la pizzeria di Aniello, Haccademia si trova sulla via Panoramica Vesuvio, nella zona dei vigneti di Lacryma Christi, e ama raccontare questo territorio straordinario attraverso il suo lavoro. E’ alla continua ricerca di prodotti che trasmettano la forte identità agricola della terra vesuviana. Ha creato quindi una rete di piccoli fornitori che nella quotidianità riforniscono la pizzeria. Gira e rigira, era quasi scontato che arrivasse il momento di incontrare radio Siani, presìdio Libera Ercolano. Entrambi fanno parte del circuito Slow Food Vesuvio e ne sono parte attiva. Da due anni i ragazzi della radio si dedicano all’agricoltura sostenibile, essendo stato loro affidato un terreno ad Ercolano, confiscato alla camorra. Hanno scelto di specializzarsi nella coltivazione di pomodorini tipici di questo areale, quelli con il pizzo pronunciato.
Nasce così il Pizzino Vesuviano, della varietà “riccia di San Vito”, una delle più saporite e resistenti sul piennolo – nella produzione sono seguiti dalla Facoltà di Agraria Federico II con sede a Portici. I pomodorini vengono distribuiti freschi nel periodo della raccolta, da luglio a settembre, e poi in conserva nel tradizionale metodo della “pacchetella” o al naturale in acqua e sale. Le pacchetelle sono piaciute moltissimo ad Aniello che, affascinato dal progetto della Coop Siani, ha deciso di dedicare loro una pizza messa in carta: montanara Radio Siani, con pizzino vesuviano, olive itrane, capperi di Salina, origano selvatico del Vesuvio e olio extravergine di oliva del Vesuvio.
Oltre alla pizza della legalità, ci ha fatto provare la Pizza Torzella, con le torzelle che sono ritornate tra i campi del vesuviano, antico cavolo a foglia, con pomodoro San Marzano e fior di latte di Tramonti.
Poi la Pizza Autunno con zucca lunga napoletana grigliata e i suoi semi, pancetta croccante, fior di latte di Tramonti, cacioricotta di capra del Cilento presidio Slow Food e salvia fresca,
E non poteva mancare la Margherita con mozzarella di bufala campana dop, antichi pomodori di Napoli presidio Slow Food e basilico.
Aniello da anni si è specializzato nelle farine di grani antichi che ricerca e sperimenta con passione e il giovedì e venerdì propone nella sua pizzeria, oltre alle pizze classiche e le gourmet, anche la Pizza con Grani antichi nel ruoto.
A proposito, se volete sapere quale squadra ha vinto, non è stata la mia, ahimè, ma mi sono comunque divertita tantissimo e mangiato un’ottima pizza napoletana!