Sono appena rientrata dal viaggio in Giordania ed ho ancora gli occhi a cuore per quanto sia bella.
Era una meta che sognavo di vedere da tempo, mi ero studiata l’itinerario in ogni minimo dettaglio e, nonostante i piccoli imprevisti dovuti alla neve ed al mal tempo, il viaggio è stato decisamente al di sopra delle mie aspettative. Sapevo già che la Giordania fosse bella, ma non mi aspettavo di trovare anche un paese molto ospitale, tranquillo e con un’ottima gastronomia.
Sono partita con volo diretto easyjet da Milano Malpensa ad Aqaba che da qualche mese collega l’Italia alla Giordania con due voli low cost a settimana, permettendo di organizzare viaggi di una settimana, un week end o semplicemente 5 giorni.
Il volo è durato 4 ore e mezzo e, atterrando ad Aqaba, a differenza di Amman, il visto d’ingresso in Giordania è gratuito.
Motivo per cui ci hanno sconsigliato di fare il Jordan Pass, dato che l’unico sito archeologico più caro è solo quello di Petra, cosa invece molto utile qualora si atterri ad Amman.
Per tutto il viaggio, Visit Jordan ci ha messo a disposizione un autista ed una guida in lingua italiana che ci hanno portato in giro per il nostro on the road sapendoci consigliare al meglio su piccoli cambi di programma e sui posti migliori in cui mangiare cucina locale, oltre a darci informazioni molto utili sui siti archeologici visitati.
Io e Andrea Strazzeri avevamo organizzato un on the road della Giordania da Aqaba ad Amman passando per il Mar Morto, Karak, Petra e il deserto del Wadi Rum, cambiando hotel ogni notte.
Alla fine abbiamo sostituito Karak con il Monte Nebo per una questione di itinerario ed invertito le notti a Petra con quella nel deserto per riuscire a vedere Petra by night, che è stata magica (e consiglio assolutamente di non perdervi), abbiamo dovuto annullare i campi tendati a Petra a causa della neve sostituendoli con un albergo in centro ma siamo riusciti comunque a portare avanti il nostro progetto “Stylish vs Backpacker”, per il quale abbiamo provato a metterci l’uno nei panni dell’altra facendo un viaggio metà da stylish e metà da backpacker, grazie anche all’aiuto di Travel365 che ci ha prenotato gran parte degli Hotel e sul cui sito abbiamo trovato numerose informazioni di viaggio.
Eh già, perché questo viaggio per me è stato diverso da tutti gli altri.
Per la prima volta non sono partita da sola ma insieme ad un altro viaggiatore solitario, Andrea Strazzeri di AXSTravelBlog, un backpacker, con il quale ho in comune la passione per i viaggi e la fotografia, ma due stili completamente diversi. Eppure, nonostante le differenze ed i piccoli imprevisti che ci hanno portato a modificare in parte il programma, il viaggio è andato bene ed anzi, ci ha aiutato a capire che la Giordania è una meta adatta ad entrambi i tipi di viaggiatori: sia quelli zaino in spalla che viaggiatori di lusso, perché offre davvero tante alternative, persino campi tendati di lusso nel deserto!
Ma vediamo insieme il nostro itinerario.
Giorno 1: arrivo ad Aqaba
Siamo arrivati all’aeroporto di Aqaba la sera alle 19:00. Quindi siamo andati subito a cena al Captain Restaurant in centro dove ho mangiato una buonissima orata e poi siamo andati a dormire al Cedar Hotel. La notte ad Aqaba è stata solo di passaggio perché l’indomani mattina siamo partiti subito per il Dead Sea che è più a nord. Aqaba è bellissima per snorkeling e immersioni, in quanto c’è una barriera corallina ancora intatta ma, per chi non lo sapesse, è assolutamente sconsigliato fare immersioni a meno di 24 ore dal volo perché la pressione dell’aereo potrebbe causarvi gravi danni e causarvi la cosiddetta malattia da decompressione. Motivo per cui noi le avevamo messe in programma l’ultimo giorno.
Giorno 2: Dead Sea
Il secondo giorno ci siamo svegliati di buon’ora e ci siamo subito diretti verso il Mar Morto che dista circa 3 ore di auto da Aqaba. E’ possibile raggiungerlo attraverso due strade, o l’autostrada del deserto che passa per Wadi Rum e Petra o attraverso la statale che costeggia il fiume Giordano. Noi abbiamo preso la seconda. Lungo la strada c’erano numerosi posti di blocco e ci hanno dato una grande sensazione di sicurezza.
Se avete deciso di noleggiare l’auto, vi consigliamo di fermarvi a fare rifornimento di gasolio appena incontrate una pompa di benzina lungo la strada, perché ci sono lunghi tratti in cui non ne troverete nemmeno una, rischiando di restare a secco.
La zona più bella del Mar Morto nel quale fermarsi a fare il bagno per assaporare tutta la sua magia è a nord, quasi ai confini con Israele dove si po’ osservare la costa della Cisgiordania ed i bagliori di Gerusalemme.
Noi abbiamo prenotato una camera vista mare all’Hotel Kempinski Ishtar Dead Sea, uno dei più lussuosi con spiaggia privata, discesa diretta a mare ed una bellissima infinity pool per guardare il tramonto sul mare, che con il riflesso dei Sali del Mar Morto è davvero magico!
La scelta non è stata casuale, perché i tratti di spiaggia più belli sono quasi tutti quelli privati degli Hotel di lusso a nord.
Ma cosa ha di così speciale il Mar Morto?
Il Mar Morto è il punto più basso della terra, situato a 408m sotto il livello del Mare. Nuotare nelle sue acque è praticamente impossibile, si finisce sempre per il risalire a galla. E allora? Cosa c’è di meglio che abbandonarsi ad una sana e rilassante lettura facendosi cullare dalle sue acque?
Dopo il bagno non dimenticare di spalmarvi il corpo con i fanghi e fare o scrub con il sale, vi ritroverete una pelle liscissima!
I sali ed i minerali del Mar Morto sono utilizzati da tempo immemorabile per le loro benefiche proprietà dermatologiche.
E così ne abbiamo approfittato per trascorrere l’intera giornata a prenderci cura di noi stessi in Hotel, dove abbiamo chiuso la serata cenando vista mare e fumando narghilè.
Giorno 3: Jerash e Amman
La mattina seguente ci siamo lasciati alle spalle il Mar Morto e ci siamo diretti ancora più a nord verso il sito archeologico di Jerash (Gerasa in epoca romana), a nord della Giordania, una delle 10 città romane del paese e l’unica città al mondo ad essere rimasta intatta nei secoli, insieme a Pompei.
Varcato l’Arco di Adriano, alto 13 metri, che segna il confine tra la città nuova e quella antica e che fu costruito per onorare la visita dell’Imperatore nel 103, si torna indietro di 2000 anni.
Il biglietto d’ingresso costa solo 10 jod. Varcato l’arco di Adriano, con capitelli corinzi spra e sotto ancora intatti, all’interno del sito archeologico di Jerash è ancora possibile vedere completamente intatto il cardo romano lungo 800 metri con oltre 500 colonne e la piazza circondata di colonne con capitelli corinzi, ben due teatri romani ancora perfettamente intatti, il più grande che è stato il primo teatro numerato al mondo con capienza di 4 mila spettatori, ed il più piccolo, riservato alle prose ed alle riunioni cittadine, dove nelle sere d’estate ancora oggi si volgono numerosi spettacoli. E poi il bellissimo tempio di Diana con le sue colonne perfettamente allineate. Insomma, Jerash è un museo a cielo aperto ed è impossibile non restarne affascinati!
Dopo la visita a Jerash, ci siamo fermati a pranzare al Ristorante Geen Valley a pochi metri dall’uscita del sito archeologico dove ho avuto modo di vedere come preparano il pane arabo e mangiare il buonissimo Mashuai, la loro carne mista alla griglia, abbinata a tutti i loro appertizer a base di hummus di ceci, insalatine, mutabbal (o Baba Ganush).
In alternativa, potete fermarvi a mangiare al ristorante “Artemide e Diana” vicino al sito archeologico dove si mangia a buffet o al ristorante Libanese.
La cittadella di Amman
Non poteva mancare poi una visita ad Amman, la capitale della Giordania e alla sua cittadella, dove si può ancora ammirare la bellezza di templi, colonne e cisterne, come ad esempio il bellissimo ed imponente tempio di Ercole sotto il quale è stata trovata una statua di 13 metri, che si suppone fosse appunto Ercole. Fino agli anni 90 Amman aveva 7 colli come Roma, ora ne sono invece 20 e proprio dalla cittadella è possibile ammirare tutta la sua bellezza dall’alto!
L’area archeologica della cittadella di Amman sorge sulla sommità del colle chiamato Al Qala’a a 850 m (s.l.m) e custodisce i resti dell’antica Rabbat-Ammon.
L’entrata alla cittadella costa solo 3 jod ed al suo ingresso ci sono le stele delle dinastie, nelle quali sono indicate tutte le dinastie che si sono alternate in Giordania (Greci, Romani, Bizantini, Omayyadi, Ottomani e tante altre).
Le origini di questa cittadella fortificata risalgono all’Età del Bronzo, come testimoniano alcune ceramiche prodotte tra il 1650 e il 1550 a.C. venute alla luce dagli scavi archeologici. Ma sono molte le civiltà che si sono succedute ad Amman – ci disse la guida mentre continuava a mostrarci le stele – Dopo gli Assiri e i Babilonesi nel 331 a.C. la città passò sotto il controllo dei greci e venne ribattezzata Filadelfia (la città dell’amore fraterno). E’ succeduta poi la dominazione Romana intorno al 30 a.C. che ne ha caratterizzato gli anni di maggiore splendore fino a quando, sotto il dominio degli Ayyubidi durante il XIII secolo, la cittadella attraversò un periodo di decadenza.
Abbiamo osservato incantati le stele mentre la guida continuava a spiegarci tutta la storia della città e dei popoli che si sono succeduti.
Subito dopo ci siamo fermati in un punto panoramico dal quale si vede tutta Amman dall’alto, ed è possibile distinguere gli altri colli della città dove si ammassano le tradizionali case di colore beige, in contrapposizione ai grattacieli dei quartieri moderni. Da lì sopra è possibile vedere anche l’anfiteatro sottostante, capace di ospitare sino a 6000 persone e tuttora utilizzato per spettacoli e manifestazioni culturali.
Non siamo scesi però all’anfiteatro, ma ci siamo diretti alle nostre spalle, dove ha subito catturato la nostra attenzione il bellissimo ed imponente tempio di Ercole, così chiamato perché alla sua base è stata trovata la mano di una statua di 13 metri, che si suppone fosse appunto Ercole e diventato l’icona di Amman grazie alle opere del famoso fotografo Josef Koudelka.
Questo tempio, costruito dal governatore Geminio Marciano tra il 162 e il 166 d.C., durante il periodo dell’Imperatore Marco Aurelio, si trova sul punto più alto e panoramico della cittadella ed è la struttura di epoca romana più significativa presente si Amman. Si estende per una larghezza di circa 30m di lunghezza e 24m di larghezza e si completa di un santuario esterno di 8.700 mq. Oggi del tempio oggi rimangono solo sei colonne di marmo alte 10 metri, ma già da queste si può capire la sua imponenza.
La cittadella faceva parte del Regno degli Ammoniti e la città era tutta murata per essere difesa. Lungo il percorso ci sono delle grotte ed una grande cisterna di 1370 metri cubi d’acqua che veniva usata come riserva idrica quando la città veniva assediata.
Ci siamo poi diretti verso il museo archeologico, proprio alle spalle del tempio, che racchiude reperti di tutte le epoche della storia giordana, tra cui spicca una riproduzione della stele di Mesha (l’originale è conservata al Louvre), la più lunga iscrizione mai rinvenuta tra quelle che si riferiscono all’antico Israele e due statue del neolitico, che testimoniano come Amman fosse abitata già in tempi così antichi. Sono le uniche statue al mondo che risalgono a oltre 6000 anni a. C.
Proseguendo nella nostra passeggiata attraverso il sito archeologico, che è molto più piccolo rispetto a quello di Jerash ma non per questo meno emozionante, ci siamo diretti verso le rovine del palazzo Omayyade che fu residenza del governatore di Amman ed importante centro amministrativo, dal quale si intravede la bandiera più grande di tutta la Giordania, fino ad arrivare ai resti di una chiesa bizantina circondata da colonne corinzie.
Purtroppo la nostra visita è stata interrotta da una pioggia improvvisa che ci ha costretti a rifugiarci in hotel, nonostante fosse ancora presto.
Dopo le due visite archeologiche, ci siamo diretti al nostro hotel, il W Amman, uno dei più lussuosi della zona situato all’interno di un grattacielo nella zona nuova. Il W Amman ha la particolarità di avere reception al 4 piano e l’ingresso che riproduce il Siq di Petra.
La camera ultra moderna ed accessoriata aveva una bellissima vetrata con veduta dall’alto su tutta la città. Andrea si è subito sentito a suo agio negli hotel 5 stelle (ma non avevo dubbio), l’ho visto a disagio solo quando ci portavano le valigie e… mi sono dimenticata di immortalarlo quando ha privato a portare lui il cartello con tutte le valigie sopra 😂
La sera siamo andati a mangiare pesce fresco al Ristorante Ocean, proprio di fronte all’hotel, che ha la pescheria al suo interno e nel quale puoi scegliere direttamente il taglio di pesce da mangiare.
Giorno 4: Monte Nebo e Wadi Rum
Il giorno seguente, doveva terminare la parte stylish del viaggio in hotel 5 stelle per dare spazio a quella da Backpacker (per la gioia di Andrea), ma si sa, io sono tremenda, e quindi….c’è stata qualche piccola variazione!
Salutata Amman ed il W Amman, ci siamo diretti nuovamente verso sud, ma prima di arrivare al deserto del Wadi Rum, abbiamo fatto una deviazione per il Monte Nebo, il monte dove si fermò Mosè per ammirare la Terra Promessa, che non riuscì mai a raggiungere e che in pratica non sarebbe altro che la vallata del Giordano, con il Mar Morto, la città di Jericho e Gerusalemme sullo sfondo.
Secondo la Bibbia, Mosè morì all’età di 120 anni e fu sepolto proprio nei pressi del Monte, ma non si sa di preciso dove. Il Monte Nebo è diventato però luogo di culto riconosciuto dalla chiesa e sulla cima si trova il Memoriale di Mosè, la scultura delle religioni a forma di libro che fu eretta in occasione del Giubileo del 2000 durate la visita di Papa Giovanni Paolo II, ed il monastero dedicato a Mosè al cui interni ci sono dei bellissimi mosaici di Madaba (che dista solo 9 km) di epoca bizantina che rappresentano delle scene di caccia.
Arrivarci è stato molto emozionante, anche perché negli ultimi anni mi ero riavvicinata alla religione Cattolica ed avevo iniziato a leggere la Bibbia, che ho sempre sul mio comodino.
La storia del Monte Nebo è indissolubilmente legata alle vicende della Bibbia, narrate nell’antico testamento. Infatti da qui il profeta Mosè vide le terre sante di Canaan, promesse al popolo ebraico durante l’esodo, per fuggire dall’Egitto.
Questa montagna è caratterizzata da due cime importanti, quella di Siyagha con un’altezza di 710 m e quella di El-Mukhayyat di 790 m. Nonostante la vallata circostante sia caratterizzata da un clima desertico, le cime della montagna sacra presentano molte sorgenti di acqua perenni. La più importante è Ayoun Mousa (la sorgente di Mosè), dove si insediarono le prime comunità di monaci cristiani.
Questa zona divenne luogo di pellegrinaggio già nel IV secolo e venne fatta erigere una chiesa commemorativa, ampliata poi successivamente nella grande basilica che possiamo ammirare ancora oggi.
E così, finalmente ho potuto dare un’immagine alla famosa Terra Promessa, studiata tante volte nei libri di storia, al catechismo ed ascoltata in chiesa durante le omelie del sacerdote. Essere lì era davvero incredibile, un luogo ricco di storia, leggende, misteri ed anche tanta energia.
Quella stessa energia che avevo avvertito più volte nei miei viaggi, nei luoghi dalla carica spirituale incredibile.
Cercavo di fissare quelle immagini nella mia mente ed immaginarmi tutta la storia che avevano vissuto. Qui colori, quei profumi, quella brezza… sembravano portarmi in una sensazione di estasi.
Di fronte all’ingresso della chiesa, c’è un’alta croce di ferro tutta intrecciata, realizzata dallo scultore fiorentino Gian Paolo Fantoni, che raffigura il serpente in ferro e rappresenta il Nehushtan il bastone che Mosè innalzo nel deserto.
Secondo la Bibbia, Dio inviò una calamità per punire gli Israeliti rivoltòsi, che furono morsi da serpenti velenosi. Per fermare tale calamità venne ordinato a Mosè di forgiare un serpente in rame da innalzare sul proprio bastone e di farlo vedere al popolo.
Più a sinistra, invece, c’è un ulivo ed un quadro dedicato a Papa Giovanni Paolo II, che era stato collocato in occasione della visita del Papa alla Terra Promessa durante il Giubileo del 2000, quando il pontefice decise di ripercorrere il pellegrinaggio di Mosè.
Ma entrata nella chiesa sono rimasta davvero incantata dalla bellezza dei suoi mosaici.
L’attuale chiesa è stata costruita sui resti di un antico monastero del IV secolo che commemorava la morte di Mosè e ampliata poi negli anni successivi.
Ha una pianta che rispetta i canoni architettonici di una basilica cristiana, con un piccolo altare in fondo dove c’erano alcuni pellegrini a pregare. Ma ciò che ha colpito la mia attenzione sono stati i bellissimi mosaici a parete e sul pavimento di epoca Bizantina, un tempo appartenenti al vecchio battistero., che rappresentano scene di caccia e di pastorizia, figure umane, floreali e zoomorfe.
Mosaici facenti risalire alla vicina Madaba, nota proprio per la tecnica del mosaico.
Riscendendo lungo la collina, per ritornare in macchina, ci siamo imbattuti nelle stele del Monte Nebo, o Monolito del Giubileo, una scultura in pietra realizzata in occasione del Giubileo del 2000 dall’artista Vincenzo Bianchi per raffigurare il libro dell’amore, ossia l’unione dei popoli e delle religioni. Sulle stele ci sono infatti molte incisioni che riportano citazioni prese dal vangelo di San Giovanni e dalle lettere di San Paolo scolpite in tre lingue, greco, latino e arabo, per ricordare ai fedeli il messaggio di fratellanza universale riportato da Dio padre di tutti gli uomini.
Questa visita è stata davvero molto spirituale e toccante. Subito dopo ci siamo rimessi in macchina lungo l’autostrada del deserto che ci avrebbe portato al deserto del Wadi Rum.
Lungo il tragitto ci siamo fermati per pranzo ad un Caravan Serraglio, un edificio costituito in genere da un muro che racchiude un ampio cortile e un porticato utilizzato per la sosta delle carovane che attraversavano il deserto, molto simile a quello visitato in Cappadocia.
Ce ne sono vari lungo l’autostrada del deserto che collega Amman con Aqaba, dove è possibile fermarsi per fare rifornimento di gasolio, mangiare e fare shopping. Lì abbiamo provato il Mansaf, il piatto tipico dei matrimoni in Giordania, a base di carne di montone, mandorle tostate, riso e yogurt.
Deserto del Wadi Rum
Dopo oltre 4 ore di viaggio siamo finalmente arrivati al deserto de Wadi Rum, il cui ingresso costa 5 jod a testa. La guida e l’autista ci hanno lasciati all’ingresso del deserto e ci è venuta a prendere una jeep che ci ha portato direttamente al nostro campo tendato, l’Hasan Zawaiden Camp, un campo caratterizzato sia da tende beduine normali che da tende marziane di lusso a forma di Bubble Room.
Il deserto, così bello, misterioso, affascinante… Sa trasmetterti delle emozioni indescrivibili. Il deserto del Wadi Rum, in Giordania è considerato tra i deserti più belli. Basta arrivarci per capirne subito il motivo: la sabbia rossa si alterna a montagne di rocce rosse dove ha vissuto il leggendario Lawrence d’Arabia. Ed è proprio qui che sono stati ambientati numerosi film come ad esempio “The Marzian”. Il consiglio? Di pernottare almeno una notte in uno dei campi tendati, fare una cammellata all’alba o al tramonto ed un’escursione in jeep per coglierne tutta la sua bellezza!
Noi avevamo prenotato tramite Travel365 una semplice tenda beduina e l’escursione in jeep e cammellata per l’indomani, ma siamo riusciti ad ottenere un upgrade nella bellissima tenda marziana super accessoriata con aria calda e bagno interno e l’esperienza è stata pazzesca.
Lo so, doveva iniziare la mia parte del viaggio da backpacker, ma non ho resistito alla tentazione di dormire in una bellissima e lussuosa bubble room nel bel mezzo del deserto dalla quale è possibile guardare alba, tramonto e le stelle comodamente sdraiati sul letto. Voi che avreste fatto al mio posto?
Il viaggio da backpacker è però ufficialmente iniziato, perché nonostante la tenda di lusso, abbiamo fatto una buona cena beduina intorno al fuoco con tutti gli altri ospiti del campo e poi ci siamo fermati a fumare narghilè con altri ragazzi conosciuti lì sul posto; siamo stati fuori dal campo fino all’1:00 di notte per fotografare le stelle con la Canon EOS R e grandangolo d 24mm, ci siamo svegliati alle 6:00 per fare la cammellata nel deserto, ma ahimè i cammelli non si sono presentati perché poi è venuto a piovere. Eh già, abbiamo vissuto anche l’emozione di vedere la pioggia nel deserto! Per fortuna poi è uscito il sole ed abbiamo fatto la cammellata dopo colazione e concluso il nostro itinerario con un’escursione in jeep sulle orme di Lawrence D’Arabia, dove siamo stati nei punti più significativi del deserto: abbiam visto la zona dove è stato girato il film The Marzian, ilcanyon dove è stato Lawrence D’Arabia e sulle cui rocce è scolpito il suo volto, fatto wakeboard sulla sabbia divertendoci a scendere dalle dune a tutta velocità con lo snowboard e vissuto tutta la magia ed emozione del deserto. Che dite, ho superato la prima prova?
Giorno 5: Little Petra
Dopo le adrenaliniche avventure nel deserto del Wadi Rum, ci siamo diretti verso Little Petra, che non è troppo distante. Il sito di Little Petra, detta anche Siq Al Barid (Gola Fredda) ha ingresso gratuito ed è solo un piccolo assaggio della bellezza di Petra. Si pensa che fosse un centro agricolo, nonché una stazione commerciale e di rifornimento per le carovane di cammelli dirette a Petra. La zona circostante è suggestiva e interessante da esplorare, soprattutto perché comprende alcuni degli insediamenti più antichi al mondo, tra cui Al Beidah.
Il Siq di Little Petra è più corto e largo di quello di Petra, solo 400 metri, e lungo il percorso è possibile ammirare un tempio e quattro triclini, uno a sinistra e tre a destra, che probabilmente erano adibiti a sale da pranzo e banchetti per rinfocillare i mercanti e i viaggiatori affamati. Un po’ più avanti si trova la Casa Dipinta, un’altra piccola sala da pranzo cui si accede tramite alcuni gradini esterni, al cui interno sono raffigurate piante rampicanti, fiori e uccelli.
Il sito di Little Petra lo si visita in meno di un’ora ma è comunque interessante da vedere.
Dista circa 20 minuti da Petra città.
A Petra doveva continuare la parte backpacker del viaggio. Avevamo prenotato un campo tendato sulle montagne vicino Little Petra ma…indovinate un po’? Il meteo non è stato dei migliori e le previsioni portavano nevicate. Abbiamo quindi cambiato con un hotel 3 stelle, il Petra Palace Hotel (giusto perché dovevo fare la backpacker) in centro città a pochi minuti a piedi dall’ingresso del sito archeologico di Petra.
Se invece siete alla ricerca di hotel 5 stelle, nei pressi dell’ingresso di Petra ci sono il Petra Guest House Hotel ed il Petra Boutique Hotel.
La prima sera a Petra abbiamo cenato al My Mom’s Recipes, un localino tipico molto carino dove abbiamo mangiato piatti tipici locali come se li avesse cucinati la nonna: consigliatissimo!
Mentre la seconda sera al Cave Bar, il locale più cool di Petra scavato nella roccia dove è possibile degustare cocktail e mangiare panini e piatti sia nazionali che internazionali e fumare il narghilè.
Giorno 6 e 7: Petra
Il viaggio in Giordania è quasi giunto al termine e non poteva che terminare qui, a Petra, la città millenaria scolpita dai nabatei intorno al 200 a.C. lungo la via della Seta, crollata durante il terremoto del 749 e dimenticata nei secoli. Un luogo ricco di storia, magia ed emozioni incredibili che si possono vivere solo passeggiando lungo le stradine tortuose che un po’ alla volta ti portano alla scoperta di sculture meravigliose, come la facciate del tesoro.
Sognavo di vederla da tempo ed essere lì è stata un’emozione incredibile!
Il biglietto d’ingresso costa 50 jod per una sola giornata, 55 jod per due giorni e 60 jod per tre giorni. Se si fa il biglietto per più giornate, bisogna portare con sé il passaporto perché il biglietto è nominale.
Noi abbiamo fatto il biglietto d’ingresso per due giorni più il biglietto per vedere Petra by night, che si svolge solo tre volte a settimana: lunedi, mercoledi e venerdi.
Il nome di Petra è indissolubilmente legato a quello dei Nabatei, la tribù nomade proveniente dall’Arabia occidentale cui si deve gran parte dei monumenti della Città Antica giunta fino a noi, anche se non furono i primi ad abitare la regione. Nel wadi (valle formata da letti d’acqua) e sulle colline nei dintorni di Petra, sono state infatti rinvenute testimonianze di villaggi neolitici risalenti al 7000 a.C.
I nabatei erano mercanti, giunsero a Petra intorno al VI sec. A.C. e lo si può vedere ancora oggi come la città di Petra era tutta volta al commercio.
Per arrivare al cuore della città bisogna percorrere un lungo Siq di 2 km, una gola stretta tra rocce.
All’ingresso del Siq vi proporranno di prendere una carrozza con i cavalli, ma io vi consiglio di percorrere vivamente a piedi per iniziare ad assaporare tutta la magia del posto.
Lungo il sentiero troverete infatti numerose sculture che anticipano l’animo commerciale della città, come la scultura del cammelliere con i cammelli o la parete votiva dedicata al Dio Nubsgakah rappresentato con la forma fallica.
L’intero sito archeologico è lungo 8km ed una sola giornata non basta per visitarlo tutto!
Perché Petra merita una visita approfondita.
Alla fine del Siq si vede spuntare in tutta la sua bellezza la facciata del Tesoro, la tomba che più incanta i visitatori, dalla facciata ellenistica e dai capitelli unici nel loro genere metà Corinzi e metà Nabatei (che Andrea ha ribattezzato Petrinzi, perché si trovano solo a Petra).
Sebbene scavato in una parete di arenaria ferrosa per ospitare la tomba del re nabateo Aretas III, il Tesoro deve il nome alla leggenda secondo la quale un faraone egizio nascose qui il suo tesoro!
Continuando lungo la visita della città, si trova la strada romana con le colonne ed il teatro ancora semi intatto, le Tombe reali dalla bellezza disarmante e poi, una lunga e ripida salita vi porterà fino al bellissimo monastero dal quale c’è una bella vista su tutte le montagne circostanti.
Noi, per mancanza di tempo, abbiamo preso l’asinello per salire fin su in cima, ma potete tranquillamente salire a piedi in circa 40/50 minuti. Lungo la salita troverete bancarelle e stand locali dove poter bere del the caldo per rinfocillarvi.
A Petra dedicherò poi un articolo a parte.
Vi dico solo che noi abbiamo percorso il Siq ben 6 volte e siamo ritornati di sera per vedere il bellissimo e suggestivo spettacolo di Petra by night, il cui ingresso costa 17 jod.
Petra by night è una Petra magica. L’intero Siq viene illuminato da sole candele fino a il Tesoro.
Qui, alla luce di tante candele, sotto le stelle, un nabateo suona il flauto mentre la facciata principale cambia colore, rendendo l’atmosfera incredibilmente magica!
Giorno 7 e 8: Aqaba
Il secondo giorno siamo dovuti andare via da Petra prima di pranzo perché stava iniziando a nevicare e stavano per chiudere molte strade. Il rischio era quello di non riuscire a raggiungere Aqaba e perdere il volo di ritorno (poco male, sarei rimasta ancora volentieri un’altra settimana in Giordania).
Siamo arrivati ad Aqaba per pranzo dove abbiamo mangiato benissimo al Khubza & Seneya per poi dirigerci al Movenpick Hotel in pieno centro ad Aqaaba dove avevamo camera superior vista mare.
Ad Aqaba avremmo dovuto fare immersioni ma a causa del cattivo tempo e del freddo, ci siamo rilassati nella Spa e fatto una passeggiata per il centro con un po’ di shopping di spezie e prodotti locali.
La sera abbiamo cenato una Tajina di pesce fresco al Ristorante Mirwas provato un dolce tipico a base di pane tostato, latte e riso.
Siamo poi ripartiti l’indomani con il volo easyjet diretto Aqaba-Milano Malpensa.
E che dire? Il viaggio in Giordania è stato incredibilmente bello ed emozionante!
Il mio compagno di viaggio Andrea è stato un ottimo compagno di avventure. Siamo stati due pazzi a partire insieme perché ci conoscevamo pochissimo ed era solo la seconda volta che ci vedevamo, ma devo ammettere che nonostante le nostre differenze di stile di viaggio, siamo andati molto d’accordo e la convivenza è stata davvero piacevole. E chissà, forse ci sarà uno stylish vs backpacker 2… questa volta con meno stylish e più backpacker per la gioia di Andrea.
Volevo ricordarvi, però, prima di partire per la Giordania, ma anche per qualsiasi altra destinazione al di fuori dall’Italia (anche in Europa), di iscrivere il vostro itinerario sul sito della Farnesina e di stipulare un’assicurazione di viaggio che vi copra in caso di malattia o infortunio. Io ho da sempre la Nostop Vacanza con Europ Assistance che i copre bagagli, malattie e infortuni e rientro anticipato in patria, e da un po’ di tempo anche MyClinic che mi permette di avere un medico sempre a disposizione in grado di fare una prima diagnosi via internet.
Ringrazio poi gli sponsor del nostro viaggio:
easyjet per i voli diretti Milano-Aqaba, Visit Jordan per averci messo a disposizione una guida bravissima ed un autista per i nostri spostamenti, Travel 365 per l’itinerario di viaggio e la prenotazione degli hotel negli stili lusso e backpacker e Thule per la valigia Thule Subterra con sistema di compressione vestiti per me e zaino Thule Landmark da 70L per Andrea, entrambe super comode.
Alla prossima avventura!
Anna
*Tutte le foto sono state scattate con Canon EOS R con obiettivi RF 24-105mm e EF 24mm
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