Ci sono luoghi in grado di portarci indietro nel tempo e farci viaggiare in epoche lontane ma dal fascino intramontabile. Uno di questi è l’Area Megalitica di Aosta, un luogo evocativo, ricco di storia, un balzo che consente di tornare indietro di 6000 anni. Una pagina della nostra storia riemersa dopo anni di scavi e aperta al pubblico nel 2016, dove sono presenti i solchi d’aratro più antichi d’Europa (i cui studi sono ancora in corso per risalire alla loro origine): segreti antichissimi, di un’epoca, quella preistorica, ammantata di “magia” e mistero come su un set cinematografico. A differenza dei film, però, i visitatori sulla scena hanno modo di osservare reperti veri, valorizzati da allestimenti curati con estremo rigore storico-scientifico e con l’ausilio delle più moderne tecnologie come touch screen, fasci laser, didascalie parlanti e grafica ricostruttiva, così da vivere un’esperienza sensoriale e cognitiva dal forte impatto emotivo e dall’altissimo valore culturale.
Il percorso è studiato proprio come una discesa nel tempo. Man mano che si scendono le scale, si và indietro nel tempo, fino al neolitico.
Un’area coperta, per evitare i deterioramenti del tempo, ad oggi la più grande d’Europa che si estende su una superficie di quasi un ettaro (9821 mq), di cui 1200 di spazio espositivo, nel quale si alternano testimonianze archeologiche dal Neolitico all’Età del Bronzo, passando per l’Età del Ferro e quella del Rame.
Un sito unico in Europa – e uno dei pochi al mondo –, in grado di presentare sotto una gigantesca struttura sia i monumenti sia il museo che li illustra, per offrire al pubblico l’emozione di una passeggiata tra le vestigia della preistoria, ma anche l’opportunità di approfondire in tempo reale le informazioni sui reperti nelle teche museali che si affacciano direttamente sull’area dei ritrovamenti.
L’emozione di essere in un luogo così antico è stata davvero fortissima. E’ uno di quei luoghi carichi di energia e mistero che ti lasciano davvero senza parole.
Secondo alcuni studi e ricerche, non era un’area destinata alle abitazioni, ma alla preghiera. Vi renderete conto che ciò lo rende ancora più carico di energia e dal fascino davvero sorprendente.
L’esposizione è studiata per ripercorrere i cicli del giorno e della notte, con le luci che si alzano e si abbassano rendendo lo spettacolo davvero unico.
Una visita fuori dai soliti schemi, ricca di emozioni e di affascinanti scoperte: incamminandosi lungo un corridoio spazio-temporale, il visitatore viene risucchiato nel vortice del tempo. Si parte dal 1969, quando il sito è venuto alla luce a seguito di lavori edilizi (una ruspa urtò per caso una stele antropomorfa di 4000 anni), e si arriva in pochi minuti al 4000 a.C., a 6 metri di profondità nelle viscere della terra, sbucando su un’area mozzafiato di 4000 mq: un luogo irripetibile, circondato dalle vette delle montagne, dove il sole sorge e tramonta esattamente come nella preistoria grazie a 500 fari orientabili, gettando sui reperti ombre antichissime e coinvolgenti, e dove la notte permette di consultare le stelle come hanno fatto gli antenati di Saint Martin per posizionare i monumenti rinvenuti nell’area, tutti orientati secondo criteri astronomici.
Insomma, una visita che proietta il visitatore in un viaggio straordinario per scoprire gli eccezionali reperti insieme ai numerosi oggetti di uso quotidiano rinvenuti nel sito (utensili di ceramica, macine e macinelli, cereali raccolti dall’uomo della preistoria), e su riti arcaici come la pratica mitologica della semina dei denti (in particolare degli incisivi) o la trapanazione dei crani di persone viventi per motivi di carattere rituale o a scopi medico-terapeutici (il paziente sopravviveva a lungo).
Come in un “calderone archeologico”, nel sito storia, mito e leggende si mescolano dando vita a incredibili suggestioni: si può avvertire la presenza del nobile guerriero vissuto 4500 anni fa a cui probabilmente è dedicato il grande dolmen, il monumento funerario che svetta al centro degli scavi, eretto su una piattaforma triangolare di pietre che ricordano la figura del pugnale o della freccia, o ancora quella di una nave funeraria. 46 stele antropomorfe raffiguranti divinità, eroi e capi guerrieri si stagliano con fierezza e sono finalmente ammirabili dopo essere rimaste per millenni a guardia di un mondo inghiottito dal tempo: dee con i capelli intrecciati, le sopracciglia curate, l’abito ricercato in fibra vegetale e splendidi monili, insieme a capi guerrieri vestiti di cuoio e pelliccia, con pendagli al collo e pugnali, arco e frecce nella cintura. Stele che, nonostante i 4500 anni di storia, esprimono incredibile forza, freschezza e sembrano vive nonostante siano “persone di pietra” (megaliti, dal greco μέγας λίθος, grande pietra).
Nell’Area Megalitica di Aosta a Saint Martin de Corléans il passato sembra presente: sotto la volta celeste si ha l’impressione di sentire riecheggiare voci e canti con cui 6000 anni fa gli uomini preistorici hanno arato il grande campo per consacrarlo a santuario a cielo aperto, mentre quasi 5000 anni dopo pare aleggi ancora l’odore dei buoi arsi nei pozzi ai piedi di 12 pali di legno, forse dei totem, utilizzati per il compimento di riti sacri.
Tutt’intorno si percepisce il respiro collettivo degli uomini e delle donne che abitavano in villaggi vicini ancora oggi sepolti, in attesa di essere localizzati e riportati alla luce dagli archeologi. Secondo gli studiosi, infatti, la funzione unicamente sacrale dell’area archeologica presuppone l’esistenza, nelle immediate vicinanze, di uno o più abitati, che dovrebbero trovarsi a nord-ovest del sito archeologico. Il mistero di Saint Martin, dunque, non è ancora completamente svelato… molto altro ancora potrà essere svelato e ricondotto sotto la “volta” di questo affascinate mondo riemerso.
Se siete ad Aosta, o nei dintorni, non potete assolutamente perdervelo!
Potreste approfittare, ad esempio, del prossimo ponte del 2 giugno, per trascorrere una giornata fuori porta alla scoperta del nostro passato misterioso.