Troia, Ascoli Satriano, Candela, Biccari, Orsara… Se siete amanti dell’arte, dei piccoli borghi dalla storia antica e del contatto con la natura, c’è una parte della Puglia, poco conosciuta, ai confini con la Campania, che saprà sicuramente stupirvi.
Sto parlando della zona dei Monti Dauni, in provincia di Foggia. Una zona la cui bellezza paesaggistica è stata in parte deturpata dall’installazione delle pale per l’energia eolica, ma che, nonostante ciò, non ha perso il suo fascino.
Ci sono stata per le vacanze di Pasqua, pernottando a Troia, un carinissimo borgo il cui nome evoca proprio la città Greca tanto osannata nell’Eneide, visitando i borghi limitrofi e vivendo i riti e le tradizioni della Settimana Santa in Puglia, di cui vi ho già raccontato.
Come vi dicevo, questa zona confina con la Campania e quindi non è molto distante da Napoli.
Ci sono arrivata con autobus diretto da Piazza Garibaldi a Foggia.
Lì c’era Luca di Daunia Press Tour ad aspettarci, che ci ha condotto con l’auto a Troia, dove abbiamo pernottato in un albergo diffuso in paese della catena “Svegliarsi nei borghi“, per vivere appieno la magia del piccolo borgo.
Subito ci ha accolto l’ospitalità pugliese, con un buonissimo aperitivo locale a base di focaccia pugliese e “scarcella”, un dolce tipico di Pasqua simile al casatiello dolce napoletano, con il bianco d’uovo a neve e confettini colorati sulla superficie.
Giorno 1: l’arrivo a Troia
La prima giornata è stata di riposo ed ambientazione. Ho avuto modo di ammirare un bellissimo tramonto sui Monti Dauni e di riprendermi dalla stanchezza del viaggio.
La sera siamo andati a cena al Ristorante Pizzeria D’Avalos (Piazza della Vittoria, 9) dove ho iniziato subito ad assaporare i piatti tipici locali. Assolutamente da non perdere il pan cotto (pane raffermo con cime di rape, patate e aglio), il Carciofo alla troianella con fiori commestibili, il Cavdell (pane abbrustolito con olio) e il cavicione, dolce a base di ricotta e cioccolato.
Giorno 2: alla scoperta di Troia
La seconda giornata è stata dedicata interamente alla scoperta di questo piccolo borgo pugliese che, come vi ho anticipato, ha un nome mitologico. Secondo la leggenda pare sia stata costruita proprio da Diomede che giunse sui Monti Dauni e vedendo la collina si ricordò della vecchia città di Troia fondandone una nuova. Secondo altri il nome deriverebbe invece da una scrofa che fu trovata fuori dalle cinta murarie mentre allattava 4 porcellini (rappresentata nel vecchio stemma della città).
Troia si sviluppa su quest’unica strada, un tempo parte dell’Appia e quindi luogo di scambi e commerci, via Regina Margherita, un tempo chiamata Via Appia Traiana, dove ancora oggi si trovano tutti i principali negozi ed attività commerciali del paese. Lungo questa strada si trovano numerosi palazzi nobiliari davvero molto belli, con cortili quasi segreti che vi consigli di sbirciare dai portoni semi chiusi.
Si trova, inoltre, sulla linea che unisce Canterbury a Gerusalemme, passando per Roma e la Puglia rappresentando la diciottesima tappa del cammino francigeno. Era quindi punto di passaggio di transumanze, che hanno importato molte tradizioni locali, oggi ancora vive.
Una di queste è l’usanza di lasciare dei mazzetti di origano fuori le proprie case per far sapere ai passanti che in quella casa si vende frutta e verdura del proprio orto. Lungo la stessa stada, un’esposizione d’arte davvero originale: cassette di legno con le scritte “Troia è bella perchè…”.
Ciò che però rende Troia unica nel suo genere e fa sì che sia meta di molti turisti anche internazionali, è la sua Cattedrale, diventata Concattedrale nel 1986 e dedicata a Santa Maria Assunta.
Il suo rosone, davvero spettacolare, sembra ricamato a mano ed è studiato sui principali libri di storia dell’arte. Si tratta di un rosone unico al mondo perché realizzato da 11 colonnine (11 apostoli) invece di 12, come tutti gli altri. Manca la colonnina di San Pietro perché diventa il torciglione centrale. La stella centrale di origine orientale rappresenta la parola di Dio attraverso san Pietro. Gli spicchi tra le colonnine rappresentano i popoli del mondo e per questo uno diverso dall’altro. Al di sopra del risone abbiamo un sopracciglio (eco superiore) caratterizzato da una serie di figure dette zoomachie.
Il consiglio è di sedervi su una panchina in piazza lì di fronte ed ammirarlo in tutta la sua bellezza.
La particolarità di questa cattedrale, però, non è solo nel rosone, ma anche nelle colonne delle navate. Infatti, anch’esse sono dispari e sono 13 invece di 12. Insomma, assolutamente da visitare.
La cattedrale, però, non è l’unica chiesa di Troia, ma ce ne sono ben 5, anche se al momento ne sono aperte solo 3, tutte storiche e dagli affreschi meravigliosi.
Che siate credenti o meno, vi consiglio comunque di visitare il Museo Ecclesiastico Diocesano, nel quale sono custoditi molti reperti storici legati alla cristianità troiana. Tra i reperti da non perdere: la sala dei Misteri nella quale sono custodite le statue di cartapesta del ‘700, che fino a qualche anno fa sfilavano per il paese la sera del Venerdì Santo, oggi sostituite da statue di legno e la sala dei capitelli, nella quale si trova il famoso capitello delle quattro razze, una cui copia è oggi conservata al Metropolitan Museum di New York.
In questa seconda giornata ho avuto modo di provare altri piatti tipici locali in altri due ristoranti del posto.
A pranzo ho mangiato presso l’Osteria Fra due Terre dove oltre agli affettati locali e verdure del posto (immancabili i lampacioni, che credo s trovino solo in Puglia), ci ha preparato anche una polpetta di pane, una ricetta della cucina povera davvero buonissima.
A cena invece siamo stati all’osteria da Maria Neve che ci ha preparato delle buonissime orecchiette con la crema di carciofi fatta in casa.
Giorno 3: Ascoli Satriano
Giorno 3: Candela
Il borgo è davvero caratteristico ed una passeggiata è davvero piacevole, per poter ammirare scorci meravigliosi perfetti da instagrammare e panorami mozzafiato (anche sotto la pioggia). Assolutamente da non perdere una visita all’antico forno.
Inoltre, una piccola curiosità che vi farà piacere sapere. A Candela c’è la Trasonna, la strada più stretta d’Italia, che nel suo punto più stretto misura 38 cm! pensate che per passare mi sono dovuta togliere lo zainetto e mettermi di lato!
Dopo la visita a Candela, ci siamo dedicati ad una lezione di cucina al ristorante l’Orecchietta dove ci hanno mostrato come si preparano le famose orecchiette pugliesi (che poi abbiamo mangiato con asparagi selvatici e pomodorini) e provato altri patti della cucina povera pugliese come le langanelle di grano arso con purea di fave e bietole.
Il grano arso, oggi molto richiesto, era il piatto tipico dei poveri che andavo a raccogliere il grano bruciato scartato dai ricchi.
Anche qui abbiamo concluso la cena con il Cavicione: dolce con ricotta uova zucchero e scaglie di cioccolato i canditi.