Ischia non è solo un’isola di terme e di mare, ma offre tante opportunità e tipologie di vacanza diverse, che vi ho ampiamente spiegato in questo mio
articolo.
In autunno e primavera, quando le giornate non sono troppo calde, gli amanti dello sport, possono divertirsi praticando lunghe escursioni fino alla cima del Monte Epomeo.
Attualmente sono segnati tre sentieri molto emozionanti, ma in realtà ce ne sono tanti. Alcuni sono consigliati per andare anche da soli, altri no perché se non si conosce il territorio c’è il rischio di farsi male.
Se si vuole andare da soli è sempre meglio consultarsi con l’albergo. Noi siamo andati con l’associazione Nemo tramite Imperatore Travel e con Francesco Mattera, che ci ha spiegato tutti i fenomeni vulcanici dell’isola e la formazione delle vaie rocce particolari.
Siamo partiti dall’hotel di buon’ora (alle 7:45) per andare a fare trekking sul Monte Epomeo.
Siamo partiti dalla piazza principale di Fontana giungendo sul punto più alto dell’isola d’Ischia dove c’è una veduta panoramica pazzesca, lungo il percorso lungo 8 km che da Fontana arriva a Serrara lungo le tracce del tufo verde con un dislivello di 400 metri.
Diversamente da ciò che si pensa, il monte Epomeo non è un vulcano in quanto l’isola d’Ischia non è un unico vulcano attivo, ma un’isola composta da un campo vulcanico con diversi crateri monogenici, ossia da un’unica eruzione, che vuole dire che ogni volta che avviene un’eruzione il cratere si chiude e non erutta più, ma se ne crea un altro.
Quindi, da un punto di vista geologico Ischia è un complesso di zolle diverse sollevate ed inclinate, separate da fratture e faglie, che servirono spesso da via d’uscita al magma del bacino locale, dando così origine ad una serie di strutture vulcaniche.
Uno degli eventi particolarmente rilevanti nella storia geologica dell’isola è rappresentato proprio dall’eruzione detta del TUFO. Circa 60.000 anni fa, a seguito di eruzioni vulcaniche molto violente, la camera magmatica presente sotto l’isola si svuotò. Il coperchio della camera sprofondò e la conca che si creò nella crosta terrestre, chiamata caldera, costituì proprio il sito dove oggi è localizzata l’isola. Nelle zone calderiche sprofondate, occupate dal mare, si depositarono vari materiali derivanti dalle eruzioni.
Il contatto tra questi depositi e l’acqua marina, ad altissima temperatura (fluidi idrotermali), ha fatto sì che la roccia originaria, in seguito a trasformazioni chimiche, si sia tramutata in tufo verde. Successivamente, nuovo magma confluì nella vecchia camera magmatica sotto l’odierna Ischia; il coperchio della camera magmatica cominciò a sollevarsi dal mare e a far emergere l’isola. Questo innalzamento ha dato origine al Monte Epomeo, che da un punto di vista geologico è definito horst – vulcano – tettonico, che attualmente raggiunge un’altezza massima di circa 789 m sopra il livello del mare. L’ascesa al Monte Epomeo è sicuramente un’esperienza da non perdere per chi visita, ama o vive l’isola d’Ischia.
Il Monte Epomeo, quindi è semplicemente una sorta di pilastro che si è sollevato con un movimento tettonico in seguito ad un’eruzione di 60 mila anni fa che ha dato vita a degli effetti geologici unici al mondo tra cui anche il fenomeno del tufo verde e dei pizzi bianchi.
Ad esempio ci ha parlato della leggenda di Agarti secondo la quale ci sarebbe una terra all’interno della terra abitata da organismi superiori, accessibile da 7 punti strategici sparsi nel pianeta, tra cui le Piramidi di Giza ed il Monte Epomeo. Un turista straniero ha anche disegnato la leggenda con i 7 punti di ingresso proprio dove inizia la salita del Monte Epomeo.
Il sentiero che abbiamo fatto noi è stato piuttosto semplice. Come ho già accennato, siamo partiti dalla piazza di Fontana (frazione del comune di Serrara Fontana) e si sviluppa in salita sui resti di un’antica mulattiera (oggi strada carrabile) per circa un chilometro. Da questo punto costeggiando un bosco di castagni si sale, attraverso una mulattiera che nell’ultimo tratto si collega ad un antico tratturo inciso nel tufo verde, fin sulla cima del Monte Epomeo che con la Punta di San Nicola rappresenta la quota più elevata dell’escursione (789 m).
Il percorso prosegue in discesa su sterrato e costeggiando la Pietra dell’Acqua (enorme masso di tufo che funge da cisterna, da cui il nome) e Bocca di Serra, si inoltra in un paesaggio selvaggio ed affascinante sul versante ovest dell’isola (Forio), fino, abbandonando per un attimo il sentiero ufficiale, ad arrivare al bosco dei Frassitelli (500 m), un terrazzo di acacie fittissime, e subito dopo a quello della Falanga (600 m); qui la realtà incontra la fantasia. Infatti in questo bosco di castagni è possibile ritrovare le tipiche buche (le fosse della neve) ed i rifugi scavati nei massi di tufo precipitati dall’Epomeo, come conseguenza di assestamenti tettonici (le cosiddette Case di Pietra).
L’itinerario del tufo verde è un percorso nel cuore dell’isola, dove gli aspetti geologici (geositi), vegetazionali, storici ed antropici si fondono in un paesaggio unico, colorato dalle diverse sfumature di verde ed intriso di tutte le sensazioni che si possono percepire. La natura vulcanica e sismica dell’isola d’Ischia ha condizionato nei secoli le vicende delle popolazioni locali, costringendoli a continui adattamenti al territorio.
Ciò ha fatto sì che si sviluppasse una straordinaria testimonianza di architettura rupestre, dovuta alla lunga opera di trasformazione dei massi di tufo verde franati dal Monte Epomeo. Tale complesso è noto con il nome di “case di pietra”. Oltre all’eremo di San Nicola, che spicca sulla vetta del Monte Epomeo (dalla quale si gode un panorama incredibile spaziando sull’intero perimetro dell’isola, il Golfo di Napoli, di Pozzuoli, Capri, Procida, Circeo, isole Pontine), molte di queste “case di pietra” sono concentrate nelle frazioni più interne di Forio.
Il complesso assetto del territorio comportò, inoltre, anche una capillare rete di collegamenti (sentieri, mulattiere, ripide gradinate), spesso scavati negli strati rocciosi, mentre i terreni coltivati, scanditi dai terrazzamenti, venivano sostenuti da una tipica muratura a secco di contenimento: le “parracine”.
Dopo la stancante salita, ripagata da una veduta mozzafiato dall’alto su tutta l’isola che dava l’impressione di essere a Rio De Janeiro, quale miglior modo di riposarsi andando in giro per cantine? 😉