Era da tempo che sognavo di andare in Thailandia e, quando ho ricevuto l’invito dall’Ente del Turismo Thailandese di Roma quasi non mi sembrava vero! La Thailandia è uno di quei posti che ti apre la mente e ti resta nel cuore. Il bello del viaggiare è conoscere posti e culture diverse, ma quando queste culture sono completamente distanti dalle nostre, il viaggio è ancora più bello, perchè ti sembra di vivere in un sogno ad occhi aperti. Ed è così che ho vissuto il mio viaggio in Thailandia.
Non sono stata nelle belle ed inflazionate Pukhet e Koh Sa Mui (che vi consiglio comunque di visitare perchè hanno un mare meraviglioso), ma ho fatto un tour di una settimana nella Thailandia del nord, toccando le zone meno turistiche e più autentiche, visitando templi buddhisti, mangiando nei villaggi locali e praticando trekking e sport immersa nella natura.
Sono partita da Roma verso Bangkok con la Thai Airways e già solo il viaggio è stata un’esperienza bellissima. Un boeing enorme, tutto decorato di fiori all’interno dove sei subito immerso nella filosofia orientale.
Sono arrivata all’aeroporto di Bangkok alle 5 del mattino (mezzanotte ora italiana). L’atterraggio a Bangkok è stato pazzesco: una megalopoli pullulante di vita e luci colorate. Immensa, bellissima.
Purtroppo a Bangkok ci sono stata solo di passaggio perchè dopo qualche ora ho preso un volo interno con la Bangkok Airways direzione Chiang Mai, nel nord del paese, volando sopra le bellissime risaie che man mano che si va a nord diventano sempre più fitte.
Chiang Mai è la più grande città, anche dal punto di vista culturale, della Thailandia del nord. Si trova a circa 700 km da Bangkok ed è situata vicino alle montagne più elevate del paese (Doi Intanon) ed è percorsa dal fiume Ping che è anche il principale affluente del Chao Phraya River che attraversa Bangkok.
La città conta più di 300 templi (quasi quanti Bangkok), caratteristica che le conferisce un fascino particolare, invogliando molti turisti a fermarsi a Chiang Mai più di quanto previsto inizialmente, rapiti dal suo fascino, dall’atmosfera incantata che vi si respira e dalla deliziosa cordialità della popolazione locale.
A Chiang Mai ho pernottato al Duangtawan Hotel, un hotel 5 stelle stile anni ’90 con una vista pazzesca su tutta la città.
Giorno 1
Appena arrivata, ho avuto giusto il tempo di posare la valigia e ci siamo diretti subito al Jirung Health Village, un resort diffuso immerso nella natura, nel quale hanno pernottato anche il re e la regina Thailandesi, dove ho iniziato subito a degustare piatti tipici locali e ad immergermi nella cultura thailandese imparando prima a piegare il fiore di loto per la meditazione in un tempio di fronte alle statue di Buddha e poi a preparare il tampone per il massaggio con erbe locali! Due esperienze pazzesche e molto molto formative e rilassanti che aiutano nella concentrazione!
Dopo di che, ci siamo diretti al Rarinjinda Wellness Spa Resort per un bellissimo massaggio thai in abiti di seta tipici thailandesi. Ne avevo proprio bisogno per riprendermi dal volo e dal jet lag. Il massaggio thailandese è un massaggio energico che va’ effettuato con abiti di seta per permettere alle mani di scivolare sul corpo. Io non so come facciano, ma le massaggiatrici sono in grado di individuare i punti dolenti e di insistere su quelli per farti stare meglio. Ed effettivamente, dopo il massaggio, mi sono sentita rigenerata e rilassata, pronta per la serata. Che dire…uno dei massaggi più belli della mia vita (e non ne ho fatto certo pochi!).
La sera siamo andati a cena nel ristorante organico Ohkajhui nel centro di Chiang Mai, dove abbiamo preso vari piatti a km 0 a base di carne e pesce con verdure. Alcuni molto piccanti, ma tutti buonissimi. Eh si, la cucina thailandese è molto piccante, quindi vi consiglio di fare attenzione quando ordinate altrimenti correte il rischio di trovarvi la gola in fiamme (come è successo a me la prima sera!).
Giorno 2
Dopo esserci finalmente riposati, il giorno dopo è iniziata l’immersione nella natura del nord del Thailandia con una bellissima escursione a base di trekking nel Doi Inthanon National Park, una vera e propria foresta pluviale a 12 gradi a nord dell’equatore sulla montagna più alta della Thailandia (circa 2600 metri), ovvero la parte più meridionale dell’Himalaya, ma sulla quale non ha mai nevicato. Abbiamo attraversato il fiume, cascate e risaie terrazzate fino ad arrivare al villaggio Mae Klang Luang con case di palafitta ma dotate di tutti i comfort moderni dove ci hanno preparato un buonissimo caffè.
L’escursione è durata un paio di ore, ma è stata molto bella ed avvincente. Mi ha permesso di trascorrere un paio di ore in pieno contatto con la natura, la natura della foresta pluviale che prima d’ora avevo visto solo in Messico e nell’Oceanographic di Valencia.
Ma girarsi e vedersi circondati da piante ed alberi diversi da quelli cui siamo soliti vedere durante escursioni in montagna e respirare l’aria calda dei tropici è un’esperienza davvero unica.
Lungo il percorso, alcune piante sono segnalate con dei cartelli per permettere di riconoscerle. E’ consigliabile dotarsi di una bottiglina d’acqua e spray per zanzare tropicali, per evitare di essere punti. Per il resto, il percorso è abbastanza semplice e può essere percorso da chiunque.
Dopo l’escursione, ci siamo fermati a mangiare al The Royal Agricultural Station Inthanon, situato alla fine del percorso, prima di ritornare in hotel e prepararci per la serata inaugurale della fiera TTM, la più importante fiera del turismo del Sud Est Asiatico, che proprio in quei giorni era in corso a Chiang Mai.
Al Welcome Reception della Thailand Travel Mart Plus | TTM+ ho avuto modo di sperimentare lo street food thailandese, preparato al momento da donne locali, e mi è piaciuto molto.
Dopo, ho chiuso la giornata con una passeggiata serata tra i vicoli di Chiang Mai, tra bancarelle di artigianato locale, street food e gogo bar. Ne ho approfittato per farmi fare un fishing pedicure prima di ritornare in hotel.
Chiang Mai di sera si illumina di luci e colori. Diventa una città viva, ancora più che di giorno e, per capirla, proprio come Bangkok, va’ vissuta.
Giorno 3
La mattinata seguente l’abbiamo trascorsa in fiera. Io ne ho approfittato per dedicarmi all’arte della ceramica dipingendo la mia anfora benjarong con i 5 colori base del credo buddista, ho assistito alla tradizionale lavorazione dei tessuti con telaio ed ho provato il tipico massaggio alla schiena con i legnetti: inutile dirvi che è stato tutto meraviglioso!
Dopo la mattinata in fiera, siamo andati a mangiare in un posto meraviglioso direttamente sul fiume: il The River Market, costruito da semplici case di legno locali decostruite nel suo stile contemporaneo ma classico utilizzando gli strumenti a mano e la tradizione artigianale di Lanna. Qui ho avuto una nuova esperienza culinaria thailandese, di cui vi parlerò poi in un articolo a parte. Il locale è affacciato sul ponte di ferro, dove gli elefanti hanno spostato una volta i grandi tappeti in teak lungo il fiume Ping, rimanendo un eccezionale esempio della volontà di mantenere vive le vecchie tradizioni. Il suo arredamento ricorda l’era commerciale del teakwood, il tempo dei baroni in teak, un tempo in cui le persone provenienti da molte culture hanno introdotto il loro stile di vita, la loro arte e l’arredamento e lo hanno mescolato con lo stile Lanna e Burmese per vivere l’esperienza di Chiang Mai del passato.
Nel pomeriggio siamo andati alla scoperta dei templi di Chiang Mai, che come vi ho detto sono oltre 300. Purtroppo non siamo riusciti a visitarli tutti (ci sarebbe voluto almeno un mese, eheh). Le principali attrazioni della città di Chiang Mai sono infatti quasi tutte religiose.
Alcuni wat (doper per “Wat” si intende un complesso di costruzioni adibite a scopi religiosi, sociali e culturali) sono davvero belli e meritevoli di una visita. Il più vecchio è il Wat Chiang Man (che però non abbiamo visitato) che risale al XIII secolo e nel quale sono conservate due importanti e veneratissime statue di Buddha: il Phra Sila (in marmo) ed il Phra Satang (in cristallo).
Altro splendido tempio è il Wat Phra Singh risalente al 1345, perfetto esempio di stile architettonico del nord o Lanna. Custodisce il Phra Singh Buddha (o Buddha “Leone”), portato qui molti anni fa da Chiang Rai e le cui altre due copie si trovano una a Nakhon Si Tammarat e l’altra a Bangkok.
Non lontano da Wat Phra Singh si trova il Wat Chedi Luang, costruito nel 1461 e gravemente danneggiato sia da un terremoto nel secolo sedicesimo che dai colpi di cannone sparati dall’esercito di re Taksin nella guerra contro i birmani. Diagonalmente opposto, e confinante con il Wat Chedi Luang, si trova il Wat Phan Tao, con un antico wihaan (edificio del tempio in tek, considerato uno dei tesori nascosti di Chiang Mai). Sempre vicino a Wat Phra Singh, si trova il Wat Prasat, uno dei più antichi complessi templari di Chiang Mai. I suoi tetti a più livelli e le pareti in legno e gesso sono tipici dell’architettura del regno Lanna.
Giorno 4
Il quarto giorno, abbiamo lasciato Chiang Mai per dirigerci verso Lampang, nel bacino del fiume Wang, un paesino più tipicamente e tradizionalmente thailandese rispetto a Chiang Mai, che non si è fatto influenzare molto dallo sviluppo turistico.
Girando il paese in carrozza, ho avuto modo di vedere ancora case tipiche in legno e poi, devo essere sincera, sono impazzita dai colori ed i profumi del mercato del venerdi pomeriggio. Un pullulare di gente, musiche, vita che mi ha trasportata completamente nella cultura locale.
La cosa buffa, è stata che eravamo gli unici occidentali ad aggirarci nel mercato, il che ha reso il tutto ancora più bello. Persone sorridenti, felici di vederti, di farsi fotografare e farti provare il loro street food, che ti chiedevano un selfie insieme e che non erano per nulla infastidite dalle telecamere!
Ho avuto l’opportunità di conoscere la vera Thailandia, quella fuori dalle solite rotte turistiche e mi è piaciuta moltissimo! La sera abbiamo mangiato proprio lo street food del mercato ed il sapore era davvero ottimo.
Tra i vari banchi, erano in vendita anche grilli e cavallette. I miei compagni di viaggio le hanno assaggiate. Io ammetto di non aver avuto il coraggio, ma mi hanno detto che avevano un sapore simile alle patatine fritte.
Sulla strada che porta a Lampang, la mattina, abbiamo fatto una nuova escursione per raggiungere il bellissimo tempio di Wat Chalerm Phra Kiat. Abbiamo percorso 300 lunghi ed impervi gradini in salita per raggiungere questo bellissimo ed isolato tempio a 60 km a nord di Lampang collocato in mezzo ai monti a 800 km di altitudine. È stata una grande sudata, ma ne è valsa davvero la pena! Un tempio dal fascino unico, dove il suono del gong rimbomba all’infinito tra i monti dando un senso di beatitudine ed infinito!
Prima di raggiungere, poi, il nostro Hotel a Lampang, l’Auangkham Resort interamente in legno, abbiamo fatto una sosta da Caffè Bruno, un caffè italiano prodotto in Thailandia a cura di una comunità di missionari della diocesi del Triveneto, arrivati in Thailandia nel 1998 per iniziare a lavorare con vari villaggi. Hanno così costruito dei centri per far studiare i ragazzi, hanno continuato il discorso delle adozioni a distanza e creato un processo di produzione e tostatura del caffè, il cui ricavato va a finanziare le borse di studio dei ragazzi thailandesi.
Un caffè buono, se non di più di quello italiano, il cui ricavato va a finanziare una buona causa. Attualmente è venduto in tutta la Thailandia ed ha vinto anche alcuni premi.
Giorno 5
Il giorno successivo, prima di salutare Lampang, abbiamo visitato il bellissimo tempio Wat Phra That Lampang Luang, situato nel distretto di Ko Kah, a circa 15km dal centro di Nakhon Lampang e fondato nel corso del XIII secolo. Rappresenta uno dei complessi religiosi più venerati del regno.
Il termine Wat Phra That Lampang Luang significa letteralmente “Il Tempio di Lampang con la Grande Reliquia”. Secondo la leggenda, il Buddha visitò il sito e donò un suo capello che, successivamente, fu posto all’interno della chedi principale (costruita appositamente). Non si conosce esattamente la data della costruzione originaria. Le uniche notizie certe confermano che la chedi fu completamente restaurata ed ampliata nel corso del XV secolo.
Il tempio è però meraviglioso e maestoso e consiglio vivamente di visitarlo. La particolarità dei templi buddhisti, a differenza delle chiese cristiane, è che non c’è un unico punto di venerazione, ma ci sono varie statue di Buddha collocate in vari angoli del tempio, e ad ognuna di queste qualche fedele rivolge le sue preghiere. Una cultura completamente diversa dalla nostra, ma così affascinante!
Finita la visita al tempio, ci siamo spostati più a sud verso Sukhotai, dove si trova un’alta concentrazione di siti archeologici. Sukhothai, in lingua thailandese, vuol dire Alba della Felicità. Venne fondata, secondo la leggenda, nel 500 d.C. dal Figlio del Lampo, ovvero Phra Ruang, il re che nacque da una relazione tra un uomo e una mitica principessa Naya. La sua principale attrattiva naturale è il parco montano di Khao Luang. Il capoluogo di provincia, che a volte viene chiamato Sukhothai Nuova, è una piccola città che sorge sulle rive del fiume Yom, qui l’attività prevalente è il turismo che sfrutta il flusso di visitatori che vengono a vedere il vicino complesso archeologico di Sukhothai.
Ed è così che, appena arrivati, ci siamo subito immersi nell’archeologia thailandese con una visita allo Sri Satchanalai Historical Park, sito archeologico patrimonio Unesco dal 1991 che comprende le rovine dei templi delle antiche città di Chaliang e Si Satchanalai su una superificie di circa 45km².
La serata invece l’abbiamo trascorsa in hotel, al Legenda Sukhotai Hotel dove, dopo aver creato dei buddha di terracotta con degli stampini e cenato, mi sono concessa un bellissimo massaggio Thai. Anche questo assolutamente divino!
Giorno 6
L’ultimo giorno la sveglia è suonata all’alba, ma per un’iniziativa davvero indimenticabile: siamo andati a portare da mangiare ai monaci buddhisti alle 6 del mattino, attendendo il loro arrivo al Amphoe Muang Sukhothai. Eh si, perché questo è l’unico modo per loro per poter mangiare: attraverso le offerte dei fedeli e solo entro mezzogiorno. Devo ammettere che è stata un’esperienza davvero emozionante. Erano in tanti in thailandesi che hanno fatto la spesa al mercato vicino per portare da mangiare ai monaci. Secondo la loro usanza, si da’ da mangiare in ordine prima ai monaci più anziani e poi man mano a quelli più giovani. Non è raro trovare monaci giovanissimi. La nostra guida, Giovanna, una thailandese che parla perfettamente italiano, ci ha raccontato che in Thailandia tutti i ragazzi di 20 anni hanno l’obbligo di fare la vita da monaci per almeno 3 mesi. Dopo questo periodo possono decidere se continuare o meno.
Dopo quest’esperienza meravigliosa, l’ultimo giorno a Sukhothai è stato tutto un susseguirsi di esperienze ed emozioni in crescendo.
Siamo andati in bicicletta al Sukhothai Historical Park, il parco archeologico più importante della Thailandia e sito UNESCO dove è possibile ammirare i templi del XIII secolo immersi nella natura.
Il miglior modo per visitare il Sukhothai Historical Park, è in bicicletta. Si noleggiano proprio fuori al parco a soli 30 Bath (circa €0,80) ed è possibile trascorrere l’intera giornata tra i monumenti storici del parco ed il verde dei giardini che li circondano, rilassarsi lungo il lago e assaporare cultura ed archeologia divertendosi, proprio come abbiamo fatto noi! Davvero un’esperienza indimenticabile.
Ma le emozioni della giornata non sono finite qui. Nel pomeriggio siamo andati in visita in vari villaggi locali, tra cui il villaggio di Ban Na Ton Chan, per immergerci completamente nella loro vita e cultura, vedere come lavorano l’argento, come i tappeti, sperimentare l’arte della ceramica e persino vedere come preparano i biscotti locali.
Per raggiungerlo siamo saliti a bordo di un camion guidato da una delle contadine del posto che, dopo pranzo, ci ha accompagnato a visitare la fabbrica del cotone, tinto con colori naturali (erba, corteccia di albero o particolari tipi di frutta) e lavorato nel fango, in maniera da rendere la stoffa più morbida al tatto. Il segreto è stato tramandato da generazioni: gli antenati che lavoravano nei campi si resero conto che le parti di indumenti a contatto con il fango risultavano più morbide di quelle pulite.
Un modo meno turistico per vivere la Thailandia ma che mi è piaciuto tantissimo.
Quando 2 anni e mezzo fa è crollato il mio mondo con tutte le mie certezze, mi sono avvicinata al Reiki ed alla filosofia orientale e vedere questa filosofia messa in pratica dai monaci buddhisti e dalle persone del luogo è stato davvero meraviglioso. Sono sempre con il sorriso, gentili e disponibili, nonostante i loro problemi, salutano con un inchino e con le mani in segno di preghiera vicino al cuore accogliendoti come un amico. Gentilezza che molto spesso nel mondo occidentale viene messa da parte per il troppo stress e la vita frenetica.
Dopo questo crescendo di emozioni, ci siamo preparati alla partenza verso Bangkok dall’aeroporto di Sukhothai, l’unico aeroporto collocato in una risaia. Un aeroporto piccolo, con un solo volo della Bangkok Airways in partenza, ma dotato di free wifi e buffet di dolci nell’attesa. C’è proprio da dirlo: Amazing Thailand!
Giorno 7
A Bangkok mi aspettava uno scalo di 6 ore prima di imbarcarmi per Roma, ma invece c’è stato un cambio di programma. A causa di un guasto il nostro volo è stato spostato al mattino seguente e ci hanno fatto pernottare una notte a Bangkok al Novotel.
Ovviamente non potevo sprecare questa occasione e, anzichè dormire, con alcuni compagni di viaggio abbiamo preso un taxi al costo di 500 bath per tratta e siamo andati alla scoperta di Bangkok by night.
Volevamo andare allo Skybar Scirocco, ma lì è richiesto un abbigliamento chic, mentre noi eravamo vestiti “da viaggio”. Siamo quindi andati in Sukhomvit soi 11 e soi 23 e…bisogna viverlo per capirlo.
Una città viva, forse non adatta di notte alle donne (non per la pericolosità perchè su quello non ho avuto problemi), ma che va vista almeno una volta nella vita!
Sono tornata in Italia felice e carica di emozioni.
Questo viaggio in Thailandia è stata una scoperta continua ed un crescendo di emozioni. Mi resterà nel cuore.
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