Siete mai stati agli Scavi di Pompei? E’ uno dei luoghi storici più belli e affascinanti a pochi km da Napoli, dove sembra fare un salto indietro nel tempo e ritornare nell’antica Roma al 79 a.C.
Questo sito archeologico, patrimonio dell’Umanità dal 1997, è unico nel suo genere, ed è l’unica testimonianza tangibile arrivata ai giorni nostri di com’era la vita degli antichi romani poco prima della violenta eruzione che nel 79 a.C. distrusse le città di Pompei, Ercolano e tutti i dintorni di Napoli.
Gli scavi di Pompei, famosi in tutto il mondo, hanno restituito i resti della città di Pompei antica, presso la collina di Civita, alle porte della moderna Pompei, seppellita sotto una coltre di ceneri e lapilli durante l’eruzione del Vesuvio del 79, insieme ad Ercolano, Stabiae ed Oplonti. I ritrovamenti a seguito degli scavi, iniziati per volere di Carlo III di Borbone, sono una delle migliori testimonianze della vita romana, nonché la città meglio conservata di quell’epoca; la maggior parte dei reperti recuperati (oltre a semplici suppellettili di uso quotidiano anche affreschi, mosaici e statue), è oggi conservata al museo archeologico nazionale di Napoli ed in piccola quantità nell’Antiquarium di Pompei.
Fare una visita agli Scavi di Pompei è come fare un salto indietro nel tempo, perchè tutto sembra essersi fermato al giorno dell’eruzione. La città fu infatti come cristallizzata dalla famosa eruzione del 79 d.C., durante la quale una pioggia di ceneri e lapilli avvolse ogni cosa: case, abitanti, strade, edifici pubblici e oggetti della vita quotidiana. Tutto venne come “bloccato” in una terribile istantanea, che è possibile vedere ai giorni nostri.
Informazioni sulla visita agli Scavi
E’ possibile visitare gli scavi di Pompei sia in autonomia acquistando il biglietto d’ingressi singolo (o in gruppo) oppure con una visita guidata degli scavi, che vi consiglio.
Infatti il complesso archeologico è molto esteso ed è difficile visitarlo tutto in una sola giornata, ma soprattutto orientarsi in autonomia tra i siti più importanti.
La superficie della città antica è di circa 66 ettari mentre la superficie scavata è di circa 44 ettari, di cui è possibile visitare circa 1500 edifici portati alla luce, tra domus e monumenti.
E’ possibile accedere agli Scavi da tre diversi ingressi:
- Ingresso di Porta Marina, in prossimità della fermata della circumvesuviana.
- Ingresso di P.za Esedra, in corrispondenza dell’uscita autostradale.
- Ingresso di P.za Anfiteatro, verso la città moderna.
Motivo per cui consiglio di visitare gli scavi accompagnati da una guida turistica che saprà spiegarvi nel dettaglio tutte le meraviglie degli Scavi di Pompei.
Potete prenotare una visita guidata degli scavi di Pompei su Civitatis a questo link.
Le visite guidate
Io, essendo napoletana cresciuta proprio in uno dei comuni vesuviani sulle pendici del Vesuvio, ci sono stata tante volte sin da bambina, sia di giorno per le visite guidate tradizionali, sia di sera per gli spettacoli teatrali in notturna.
Se di giorno la città ha un fascino incredibile, di sera diventa ancora più suggestiva.
Un’emozione unica, che ti lascia senza fiato. Attraversare le domus romane e fare passeggiata notturna nella città eterna alla scoperta di alcune domus di recente restauro è un’emozione non da poco, viste al buio, illuminate dalla luna e le stelle e delle piccole torce che avevamo al collo, è stata un’esperienza davvero indimenticabile.
Per approfondimenti sulle visite in notturna leggi: “Scavi di Pompei by night: un’emozione unica” e “Nabucco agli Scavi di Pompei“
Di giorno, invece, in base agli interessi, è possibile seguire diversi itinerari.
Io ci sono stata l’ultima volta in occasione della festa di San Valentino con la community Iger Campania, in collaborazione con la sovrintendenza degli Scavi di Pompei e abbiamo fatto un bellissimo tour dell’amore agli scavi di Pompei lungo le case che hanno come tema degli affreschi “l’amore”, tra cui la Domus dei Casti Amanti, una delle domus più belle di Pompei, ma anche la più nascosta. Scavata del 1987, è stata visitabile per 8 mesi nel 2010 solo su prenotazione e non è mai stata mai più aperta al pubblico fino ad ora. La riapertura è del tutto eccezionale, prima dell’avvio del grande cantiere che ne consentirà il restauro globale e la valorizzazione, oltre che la riconfigurazione delle scarpate dell’area.
Ma vediamo nel dettaglio l’itinerario che ho seguito e che vi consiglio.
Cosa vedere negli Scavi di Pompei
Essendo gli Scavi di Pompei molto estesi, vi consiglio di pianificare al meglio la visita selezionando alcune delle cose principali da vedere.
Anfiteatro Romano
Prima tappa della visita guidata degli Scavi di Pompei è sicuramente l’Anfiteatro.
Noi siamo entrati dalla piazza antistante l’Anfiteatro Romano, che pensate è più antico di 100 anni anche del Colosseo, fu costruito circa nel 70 a.C. dai duoviri Q. Valgus e M. Porcius, ed è tra gli anfiteatri più antichi e meglio conservati e accoglieva oltre 20.000 spettatori. Originariamente era ricoperto di marmo, ma, a causa delle sue dimensioni, è stato il primo ad essere saccheggiato dal ritrovamento degli scavi.
Questo anfiteatro era la struttura destinata alle manifestazioni sportive e sopratutto ai combattimenti tra gladiatori. Gli spalti, anche conosciuti come cavea, con una capienza di circa 20.000 spettatori sono divisi in tre settori: la prima cavea (cioè la prima fila) era riservata ai cittadini più influenti, la media per la classe media e la summa, più in alto, per il resto del popolo.
Al giorno d’oggi si svolgono ancora degli spettacoli e rappresentazioni teatrali, soprattutto nelle sere d’estate.
L’Orto dei Fuggiaschi
L’Orto dei Fuggiaschi era originariamente un vecchio quartiere della antica città di Pompei, riconvertito poi a vigneto negli anni antecedenti l’eruzione vulcanica del 79 d.C.. Il nome attuale è dovuto al ritrovamento dei corpi di 13 vittime, rinvenuti nelle posizioni di fuga verso Porta Nocera prima che venissero cristallizzati da cenere e lapilli che è possibile osservare nei calchi realizzati con la tecnica della colatura di gesso.
Casa di Octavio Quartio
Ci siamo poi diretti alla casa di Octavio Quartio, che si presenta come la “versione in miniatura” delle grandi ville aristocratiche sparse nelle campagne fuori città, nella quale si trovano gli affreschi del Mito di Narciso, Suicidio di Piramo e Tisbe.
Il dipinto del Mito di Narciso, innamorato di se stesso, si trova sullo sfondo del triclinio estivo della Casa Octavius Quartio. Narciso era un giovane così bello che tutti, uomini e donne, s’innamoravano di lui; egli però non se ne curava, anzi preferiva passare le giornate in solitudine, cacciando. Tra le sue spasimanti la Ninfa Eco, costretta a ripetere sempre le ultime parole di ciò che le era stato detto; era stata infatti punita da Giunone perché la distraeva con dei lunghi racconti mentre le altre ninfe, amanti di Giove, si nascondevano.
Quando Eco cercò di avvicinarsi a Narciso questi la rifiutò. Da quel giorno la ninfa si nascose nei boschi consumandosi per l’amore non corrisposto, fino a rimanere solo una voce. Infine, poiché un amante rifiutato chiese a Nemesi di vendicarlo, Narciso fu condannato a innamorarsi della sua stessa immagine riflessa nell’acqua. Egli si lamentava poiché non riusciva a stringerla né a toccarla e i suoi lamenti venivano ripetuti da Eco. Una volta resosi conto dell’accaduto, Narciso si lasciò morire struggendosi inutilmente; quando le Naiadi e le Driadi vollero prendere il suo corpo per collocarlo sul rogo funebre, trovarono al suo posto un fiore cui fu dato il suo nome.
Su lato opposto: Piramo e Tisbe Secondo la leggenda nella versione ovidiana, l’amore dei due giovani era contrastato dai parenti, e i due, che erano vicini di casa, erano costretti a parlarsi attraverso una crepa nel muro che separava le loro abitazioni. Questa difficile situazione li indusse a programmare la loro fuga d’amore.
Nel luogo dell’appuntamento, che era vicino ad un gelso, Tisbe, arrivata per prima, incontra una leonessa dalla quale si mette in salvo perdendo un velo che viene stracciato e macchiato di sangue dalla belva stessa. Piramo trova il velo macchiato dell’amata e, credendola morta, si suicida lanciandosi su una spada. Sopraggiunge Tisbe che lo trova in fin di vita e, mentre tenta di rianimarlo, gli sussurra il proprio nome. Piramo riapre gli occhi e riesce a guardarla prima di morire. Per il grande dolore, anche Tisbe si lancia sulla spada dell’amato sotto il gelso. Tanta è la pietà degli Dei nell’ascoltare le preghiere di Tisbe che trasformano i frutti del gelso, intriso del sangue dei due amanti, in color vermiglio.
Altri autori della Tarda Antichità (Nonno di Panopoli o la novella cristiana Recognitiones) raccontano una versione sensibilmente differente da quella di Ovidio. La scena si svolge in Cilicia, dove Tisbe – per timore dei genitori – si suicida quando scopre di essere incinta di Piramo che si suicida a sua volta. Piramo si trasforma in fiume, mentre Tisbe in una fonte. Di fatto, in Cilicia c’è un fiume che si chiama Pyrămus (Ceyhan), cosa che potrebbe indicare che questa versione corrisponde a una versione ancora più antica di quella raccontata da Ovidio.
Casa dei Casti Amanti
La Domus dei Casti Amanti prende il nome per il bacio “casto” che due amanti si scambiano sdraiati sui letti triclinari durante il banchetto, illustrato in uno dei tre quadretti che decorano il triclinio della casa su via dell’Abbondanza. Una delle rare scene di amore casto tra uomo e donna di tutta Pompei, perchè i pompeiani non erano per nulla casti, ma anzi, erano piuttosto lussuriosi, e lo si vede dagli affreschi sulle altre case, tutti con scene molto esplicite di sesso, amore e lussuria.
L’antica domus è molto grande perché si estende per oltre 1500 mq e fa parte di un’unica grande Insula che comprende anche la Domus dei Pittori al Lavoro e alcune botteghe. Era probabilmente la casa di un ricco fornaio e, all’interno della domus, ci sono oltre al forno del panificio ben conservato anche le macine e le due stalle con i resti di sette animali.
Entrando si ha l’impressione di trovarsi in un cantiere appena aperto, on impalcature, scale, che rendono la visita davvero molto suggestiva. E’ infatti possibile vedere le Domus anche dall’alto, con uno spettacolo senza pari!
Altro quadro emblema dell’amore in questa casa, è quello con Selene e Endimione nel tondo che volano. Nella mitologia greca, Selene è la personificazione della Luna.
E’ la sorella di Helios (il Sole) e Eos ( l’Aurora).I tre fratelli ricevono in dono, dalla nascita, un compito prezioso ma anche gravoso: quello di non potersi incontrare mai, e doversi sempre rincorrere nella volta celeste, per dare ad ogni ora luce all’umanità. Così ogni giorno, Selene attraversa il cielo con il suo carro trainato da due cavalli d’argento, per poi lasciare il posto ai colori caldi rassicuranti delle ali di Eos (l’Aurora), la quale lascia poi il passo all’indomabile carro infuocato di Elios Sospese lassù per l’eternità, a queste divinità astrali capita di osservare spesso e volentieri le varie esistenze degli esseri umani.
Così una notte, mentre brillava bianca e algida sulla valle di Olimpia, Selene vede un bellissimo giovane, di nome Endimione: un pastore che al calar del sole fa riparare le sue greggi in una grotta del monte Latmo. Affascinata dalla sua bellezza, Selene si innamora perdutamente di lui e con la sua luce entra nella grotta. Anche Endimione è subito catturato dallo splendore della Dea d’argento vestita.
Ma Endimione è un semplice umano, mentre Selene è una Dea, quindi immortale, inoltre ha un compito da portare a termine: deve continuare il suo viaggio, ha solo poche ore per portare il carro a destinazione, verso Ponente, dove si tuffa ad ogni alba nelle acque fredde di Oceano, le quali ogni giorno rinnovano lo splendore della sua pelle morbida e candida. Selene però è affranta, vuole rivedere il bellissimo mortale, lo vuole rivedere per sempre. Non sopporta l’idea di vivere l’eternità senza di lui e chiede pietà a Zeus. Questi accoglie il suo desiderio e stabilisce che Endimione dormirà per sempre, Selene lo andrà a trovare ogni sera nella stessa grotta, dove lo sfiorerà, l’osserverà, lo bacerà.
Casa di Efebo
La domus, ricca dimora del ceto mercantile pompeiano, costruita aggregando case più antiche comunicanti una con l’altra, si segnala per il lusso e il fasto delle decorazioni delle pareti e dei pavimenti. L’edificio ha restituito inoltre ricchi servizi da banchetto e opere d’arte di pregio, tra cui una statua in bronzo di un Efebo, che ha dato nome alla casa. Nella casa di Efeto è presente l’affresco di Marte e Venere, dipinto sul larario del giardino della casa, legato al tema dell’amore perchè Venere, moglie di Vulcano, si innamora di Marte e con lui tradisce il marito nella propria camera nuziale.
Il Sole scopre l’adulterio e lo rivela subito a Vulcano. Questi, infuriatosi, si vendica costruendo una rete invisibile, da legare attorno al letto disonorato. Così i due amanti, colti in flagrante durante il loro incontro furtivo, vengono intrappolati nella rete. Vulcano, per dar risalto alla sua vendetta, chiama tutti gli dei a raccolta per essere testimoni del fatto. Libererà poi i due amanti solo grazie all’intercessione di Nettuno.
Casa di Marco Lucretio Frontone
Una delle più eleganti case pompeiane, caratterizzata da una raffinatissima decorazione pittorica ricca di rimandi letterari e artistici funzionali a sottolineare l’alto livello culturale del proprietario.
In questa casa troviamo vari dipinti:
- Marte e Venere come sopra (ma in diversa iconografia) gli amori di Venere e Marte su tablino, (lato sinistro) che ritraggono il dio mollemente chino su Venere mentre le accarezza un seno al cospetto di Cupido.
- Narciso, (mito come sopra)
- Arianna e Teseo (dipinto su cubicolo in lato sud dell’atrio): sul quadro della parete destra Arianna porge a Teseo il filo che gli consentirà di uscire dal labirinto visibile sullo sfondo, mentre sul lato opposto è raffigurata una scena di toelette di Venere che seduta seminuda davanti ad uno specchio si fa acconciare i capelli. Il mito di Arianna e Teseo è raccontato in varie versioni. In una si narra che Arianna si innamorò di Teseo quando egli giunse a Creta per uccidere il Minotauro nel labirinto. Arianna diede a Teseo un gomitolo di lana (il proverbiale filo d’Arianna) per poter segnare la strada percorsa nel labirinto e quindi uscirne agevolmente.
Arianna fuggì con lui e gli altri ateniesi verso Atene, ma Teseo la fece addormentare per poi abbandonarla sull’isola di Nasso (chiamata anche Dia). In ogni modo, durante le loro passioni segrete, Arianna concepì l’eroe Demofonte. In un’altra versione, Arianna al risveglio vide la nave di Teseo allontanarsi ma il dolore dell’abbandono fu di breve durata poiché giunse Dioniso su un carro tirato da pantere che, dopo averla vista così disperata, volle sposarla. Secondo un’altra variante ancora fu il dio stesso a ordinare a Teseo di abbandonare Arianna per averla in sposa. Dagli amori di Dioniso e Arianna nacquero Toante, Stafilo, Enopione e Pepareto.
Casa dei Vettii
La casa, tra le più ricche e famose di Pompei, è posta sotto la protezione di Priapo dio della prosperità, dipinto a destra della porta, che simboleggia la prosperità economica dei poprietari, i fratelli Aulus Vettius Restitutus e Aulus Vettius Conviva, divenuti ricchi grazie al commercio. Qui troviamo gli amorini come soggetti ironici molto diffusi nel IV stile.
Poi c’è il dipinto di Pasifae e Dedalo: Moglie di Minosse, re di Creta, da lui ebbe otto figli, di lui Androgeo, Fedra e Arianna sono i più ricordati. Secondo la versione più comune del mito, Poseidone inviò a Minosse un bianchissimo toro affinché venisse sacrificato in suo nome.
Il re di Creta però non obbedì al dio, ritenendo troppo bello quell’animale e ne sacrificò un altro: la vendetta di Poseidone non tardò ad arrivare. Infatti indusse in Pasifae una passione folle per l’animale e le fece desiderare ardentemente di unirsi a esso. Accecata dal desiderio, chiese aiuto a Dedalo, rifugiatosi a Creta per sfuggire a una condanna per omicidio, che le costruì una vacca di legno cava nella quale entrare. Il toro montando la finta vacca fecondò Pasifae che diede alla luce il Minotauro.
Ed il dipinto di Arianna e Teseo.
Casa Principe di Napoli
La casa Principe di Napoli presenta un impianto irregolare costituito dall’aggregazione di due unità modeste oroginariamente indipendenti. La zona dell’atrio conserva quasi integralmente l’originaria decorazione risalente all’ultimo periodo della città. ben conservata è la parte superiore a filari di blocchi dipinti. Qui troviamo il dipinto di Marte e Venere, come sopra, dipinti in gigantografia su ambiente che si affaccia sul giardino centrale, dedicato al convivio ed al ricevimento degli ospiti.
Sulla parte di fondo del giardino, è posto, invece, un larario, per il culto familiare.
Casa della Venere in Conchiglia
Al di fuori del tour dell’amore, abbiamo visitato anche la bellissima casa della Venere in Conchiglia. Danneggiata da una delle bombe cadute su Pompei nel 1943, e scavata nel 1952, questa casa sembra impostata su un’altra precedente, ampliando peristilio e triclinio e risistemando gli ambienti, che si sviluppano quasi tutti intorno al giardino.
La scenografica figurazione pittorica della parete Sud ha reso famosa la casa: un giardino rigoglioso di piante e di copiosa fauna, con una bassa transenna ed altri elementi decorativi si articola in 3 pannelli.
A destra è dipinta una vasca di fontana con uccelli; a sinistra una statua di Marte; al centro una finestra dà l’illusione d’aprirsi sul mare, ove in una rosea conchiglia è la dea Venere, accompagnata da due amorini e quasi sospinta verso Pompei, di cui era protettrice: pur dipinta in modo maldestro la composizione non manca di effetto teatrale, se vista ad una certa distanza.
E’ un percorso molto interessante che mi ha permesso di vedere alcune delle case più belle di Pompei e che vi consiglio assolutamente.
Il Foro Romano
Ovviamente non può mancare la visita al bellissimo Foro, che rende la visita ancora più suggestiva. Si vede il Vesuvio che sovrasta maestoso su tutta Pompei, con quella sua aria a tratti tenebrosa e poi l’esposizione temporanea di 30 statue dell’artista contemporaneo Igor Mitoraj che si integrano perfettamente con la location e che resteranno lì in esposizione fino al 1 maggio.
La mostra va a suggellare un binomio osmotico tra l’archeologia e la contemporaneità dell’arte del Maestro Mitoraj. Due realtà che finiscono col fondersi e col con-fondersi, senza mai sopraffarsi l’un l’altra, instaurando un legame dialettico armonioso che evidenzia e valorizza tanto la solennità storica degli scavi quanto le figure del maestro polacco.
Il Foro è posto all’incrocio degli assi principali del nucleo urbano originario; era infatti la piazza più importante della città, interdetta alla circolazione dei carri: tutt’intorno sorgevano edifici religiosi, politici, economici. Dal I sec. d.C. il Foro era adibito ad eventi celebrativi e per questo motivo era circondato da statue: sul lato Sud si trovavano le statue onorarie, dinanzi agli edifici amministrativi urbani, mentre lungo i portici erano quelle dei cittadini illustri. Oggi si vedono solo le basi Le sculture non sono state ritrovate forse perché asportate dai Pompeiani tornati dopo l’eruzione a prendere il recuperabile. Al centro del lato Ovest sorge una tribuna per oratori.
Insomma, una visita suggestiva che va fatta almeno una volta nella vita!
Le terme di Pompei
Come in tutte le città romane, anche a Pompei non mancavano le terme. Le “thermae” del Foro, chiamate anche Terme della Fortuna o Terme Stabiane, sono un complesso termale di epoca romana limitato alle persone più benestanti ed erano uno dei passatempi preferiti dai Romani. Le terme si dividono in due sezioni: quella femminile e quella maschile, con ingressi separati. Ognuna di questa conteneva una serie di stanze aventi differenti funzioni: apodyterium, frigidarium, tedidarium, calidarium.
Lupanare
Il lupanare è uno dei luoghi più famosi e caratteristici dell’intero sito archeologico di Pompei nonostante si trovi in una zona periferica. Si tratta dell’antico bordello della città, suddiviso su due piani con 5 stanzette al piano terra e 5 al piano superiore. L’interno di ogni stanza si compone di un letto in muratura su cui venivano sistemati stuoie o materassi. Sulle volte di accesso di ciascuna alcova ci sono diversi dipinti a soggetto erotico che probabilmente mostrano il tipo di prestazione offerto dalla prostituta che vi alloggiava.
Villa dei Misteri
Villa dei Misteri è una delle domus più misteriose e affascinanti del sito archeologico, risalente al I secolo a. C., era probabilmente appartenente alla famiglia degli Istacidii, fra le più influenti della Pompei di età Augustea.
Come raggiungere gli scavi di Pompei
Gli scavi di Pompei si trovano a pochi km da Napoli sulla strada che porta verso Sorrento, nell’attuale città di Pompei, ricostruita proprio affianco alla città vecchia.
E’ possibile raggiungerli con la circumvesuviana dalla stazione di Napoli Piazza Garibaldi in direzione Sorrento scendendo alla fermata “Pompei Scavi”, oppure con transfer privato o auto da Napoli prendendo l’autostrada in direzione Salerno ed uscendo a Pompei centro.
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