Quando si parla di Sardegna, viene subito in mente la Costa Smeralda, con i suoi porticcioli, i suoi divertimenti, gli yacht e le spiagge meravigliose. Eppure c’è una zona della Sardegna meno conosciuta, ma non per questo meno bella. Sto parlando della costa centro-occidentale in provincia di Oristano caratterizzata dalle zone costiere di Cabras e la penisola del Sinis. Ci sono tornata da qualche giorno e posso dirvi che sono dei luoghi tanto belli quanto ricchi di storia. Il posto ideale per chi ama il mare, ma anche la storia e l’archeologia.
Geologicamente il Sinis è per la maggior parte un’area alluvionale ricolmata dai sedimenti provenienti dall’erosione del vicino Montiferru. la raccolta di detriti ha portato ad unire alla terraferma le zone più a nord-ovest e a sud-ovest della penisola che erano quasi sicuramente degli isolotti separati dalla Sardegna. A testimonianza di questo antico arcipelago è presente, a poche miglia marine ad Ovest del Sinis, la minuscola isola di Mal di Ventre.
La costa si presenta rocciosa nella parte meridionale intorno a San Giovanni di Sinis, procedendo verso nord diventa dapprima sabbiosa (spiagge di Punta Maimoni, Is Arutas, Mari Ermi) quindi, procedendo ulteriormente verso nord, risulta caratterizzata da alte falesie fino a Capo Mannu. Subito sotto Capo Mannu si apre la Cala Saline con la Salina e la spiaggia di Putzu Iddu.
Storia e Archeologia
A sud della penisola del Sinis che termina con il promontorio di capo San Marco si trova l’area archeologia di Tharros, che si suppone contenga i resti di un insediamento nuragico presente lì nell’età del bronzo.
L’area, situata sopra il suggestivo istmo di San Giovanni di Sinis, dal quale è possibile vedere il mare da entrambi i lati, è attualmente un museo all’aria aperta e gli scavi vanno avanti portando alla luce maggiori notizie sul passato di questa città. È possibile ammirare gran parte dei ritrovamenti, tra cui gli spettacolari giganti di pietra di Mont’e Prama, al Museo Civico Giovanni Marongiu di Cabras aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00.
Attualmente sono 28 le statue trovate, tutte frammentarie, trovate casualmente in un campo nel marzo del 1974 in località Mont’e Prama nel Sinis di Cabras, rappresentano 16 pugilatori, 5 arcieri e 5 guerrieri, sono scolpite in arenaria gessosa locale e la loro altezza varia tra i 2 e i 2,5 metri.
Insieme a statue e modelli di nuraghe furono trovati anche diversi betili del tipo “oragiana”, in genere pertinenti a una o più tombe dei giganti.
Altro luogo interessante ed un po’ esoterici da visitare, è il borgo medievale di San Salvatore di Sinis, che deve il suo nome all’omonima chiesa situata al centro del paese, nel cui sotterraneo si trova un antico santuario pagano di origine nuragica, incentrato sul culto delle acque e ricostruito nel VI secolo, che secondo delle leggende popolari avrebbe particolari poteri miracolosi. Il borgo è molto suggestivo ed al suo interno sono stati girati molti film western. Infatti, negli anni 60-70 veniva utilizzato come set cinematografico dalle troupe di Cinecittà per girarvi moltissimi film western, in quanto richiama il paesaggio fra Arizona e Messico del 1800.
Si trova lungo la strada che porta alle spiagge di Is Arutas e Maimoni e potete fermarvi rinfocillandovi al bar in stile Saloon che si trova al suo ingresso. Sul luogo sono presenti delle piccole abitazioni rurali (dette “cumbessias”) edificate verso la fine del XVII secolo, case private abitate dai proprietari solo nel periodo estivo o durante le novene. A San Salvatore del Sinis il sabato e la 1ª domenica del mese di settembre si solennizza proprio la festa di San Salvatore. Le celebrazioni iniziano nove giorni antecedenti la prima domenica di settembre (da qui il nome di Novenario) e si concludono con i festeggiamenti dell’ultimo giorno, quando, la statua del Santo, viene riaccompagnata di corsa dal villaggio a Cabras con la spettacolare processione a piedi, detta anche la “corsa degli scalzi”.
Le spiagge
Anche le spiagge dell’Oristanese e di Cabras meritano assolutamente. Meno affollate dai turisti rispetto a quelle dell’arcipelago della Maddalena, ma in quanto a bellezza, la parte centrale della costa ovest sarda non ha nulla da invidiare agli altri litorali sardi. Anzi, proprio qui si trovano alcune tra le spiagge più belle dell’isola.
Tratti lunghissimi di spiagge di sabbia bianca e acqua cristallina, si alternano con zone più impervie ma estremamente suggestive.
Tra le più belle in assoluto, c’è la spiaggia di IS ARUTAS, Inserita tra le spiagge più belle del mondo del 2013, famosa per la composizione della sua sabbia, fatta di piccoli granelli di quarzo tondeggianti, che sembrano riso, con sfumature di colori che si alternano tra il rosa, il verde chiaro e il bianco candido. La spiaggia di Is Arutas si estende per diversi chilometri, presenta un mare trasparente che assume colori tra il verde e l’azzurro intenso.
Is Arutas è anche molto amata dai surfisti e dagli amanti dello snorkeling, per i suoi scenari unici e per il suo fondale meraviglioso.
Is Arutas, così come le vicine spiagge di Mari Ermì e Punta Maimoni, si differenziano principalmente dalle altre coste della Sardegna, in quanto composte da granito porfirico e non dalla più comune roccia calcarea. Il lento disgregarsi della materia sotto eventi atmosferici e in seguito a condizioni particolari di raffreddamento, ha creato dei fondali composti di variopinti granelli di quarzo. Questo angolo di Sardegna è unico nel suo genere e, per larghi tratti, è ancora selvaggio e poco costruito, il che lo rende ancora più bello.
Altra spiaggia molto bella che merita assolutamente una visita è quella di SAN GIOVANNI DI SINIS, considerato uno dei luoghi più suggestivi dell’Oristanese. Questa spiaggia si estende per circa 4 km sul lato occidentale della Penisola, inframezzata da parti rocciose di arenaria e basalto, dominata dalla torre costiera spagnola intitolata al Santo. Accanto alla spiaggia, come già anticipato, si trova il sito archeologico di Tharros (che vi consiglio di visitare!). Particolarità di questa spiaggia è che, quando c’è il maestrale ed il mare agitato da un lato, trovate mare calmo dall’altro. Non lontano c’è anche l’ex borgo dei pescatori, oggi un paesello con diversi bar e ristoranti, che in estate si anima. Fino a qualche anno fa, sulle dune della spiaggia di San Giovanni di Sinis c’erano numero e capanne di legno molto suggestiva che rendevano il panorama unico, purtroppo distrutta durante un incendio.
Per chi, invece, vuole raggiungere da Cabras o Oristano, il mare a piedi o in bicicletta, come facevo io, senza prendere l’auto, è consigliabile la SPIAGGIA DI TORREGRANDE, la spiaggia della città di Oristano. Con il suo esteso lungomare contornato da alte palme, prende il nome da Sa Turri Manna, la più alta fra le numerose torri di epoca spagnola dislocate lungo le coste della Sardegna, che domina la Marina di Torregrande.È la torre costiera più grande in Sardegna, poiché pensata già in origine come “torre de armas”, cioè come torre “gagliarda”, atta alla difesa pesante.
La lunga spiaggia, caratterizzata da un fondo sabbioso dorato, è molto ben servita e attrezzata, in estate rappresenta il centro estivo degli oristanesi. Nel lungo arenile è possibile praticare vari sport; mentre nel suo vasto specchio d’acqua nel golfo di Oristano, si praticano praticamente tutti gli sport acquatici (wind surf, kite surf, vela), grazie alle favorevoli condizioni meteo marine. La sera poi è decisamente suggestivo godersi il tramonto passeggiando sul suo lungomare, tra i vari bar, ristoranti e locali che animano le notti estive.
SA MESA LONGA è un’altra bellissima spiaggia del comune di San Vero Milis, in località Putzu Idu, prende il nome (in italiano la tavola lunga) dalla barriera naturale che si trova di fronte alla spiaggia. Il suo promontorio offre scorci bellissimi e ripara la spiaggia dal vento. Suggestiva con la sua sabbia rossastra fatta di sassolini e conchigliette, è lunghissima, con un mare che in base alla luce regala tutte le sfumature del blu.
Una curiosità simpatica è che nelle giornate del ferragosto gli abitanti di Cabras, Oristano e zone limitrofe si accampano con le tende sulla spiaggia organizzando lunghi pranzi e cene vicino al mare. Inoltre, sul lungomare di Torregrande, si svolge una piccola Sartiglia.
Lo stagno
Se siete a Cabras, vi risalterà sicuramente all’occhio lo stagno che è, per estensione e per rilevanza della biodiversità, una delle più importanti aree umide della Sardegna che forma un ecosistema palustre fra i più vasti d’Europa, protetto dalla convenzione di Ramsar.
In alcuni periodi dell’anno, sulle sponde del lago è possibile ammirare i bellissimi fenicotteri rosa. Bisogna però avvicinarsi con cautela perché sono piuttosto timidi e scappano via facilmente se spaventati.
L’origine di queste aree è dovuta alla formazione di cordoni sabbiosi, che nel tempo hanno isolato tratti di mare, e al progressivo accumulo di detriti e sedimenti trasportati dai fiumi, tra i quali il Tirso. Lo stagno di Cabras occupa ben 2.200 ettari, oltre ad essere uno degli ecosistemi palustri più ricchi del Mediterraneo mostra i segni della vita economica e sociale che da tempo vi si è svolta intorno. Le costruzioni semidistrutte e le capanne pittoresche che si trovano nei pressi testimoniano, infatti, l’attività principale svolta nelle sue acque, ricche di muggini, cefali, anguille, mormore, spigole: la pesca. Questa si svolgeva su imbarcazioni realizzate con l’intreccio dell’erba palustre (fassonis) soprattutto nella zona più importante dello stagno, Mar’e Pontis.
La montagna
Da Cabras, in un’ora di macchina è possibile arrivare in montagna a Sorgono, centro geografico della Sardegna in provincia di Nuoro. Il territorio di Sorgono conserva numerosi resti preistorici e, soprattutto, di età nuragica, ma molto probabilmente il luogo dove sorge l’attuale abitato è di origine medioevale. Ciò che mi ha colpito molto del paesino, sono i numerosi murales lungo le facciate delle abitazioni. Si tratta per lo più di dipinto realizzati sul finire degli anni sessanta del novecento rappresentanti scene politiche, religiose, culturali e di vita quotidiana.
I murales pitturati fino agli anni ottanta del secolo scorso generalmente mettono in scena storie a sfondo politico, di critica e denuncia nei confronti del sistema, sia esso nazionale o internazionale. In generale si presentano come la risposta ad una situazione di crisi e si dimostrano capaci di mettere in arte la voglia di riscatto dei sardi.
Poco distante dal paesino, in località Bidu ‘e concas (a un chilometro dal santuario di San Mauro), c’è una collina sulla quale è presente una delle più alte concentrazioni di menhir della Sardegna: una cinquantina quelli scoperti, ma secondo gli studiosi dovrebbero essere molti di più.
Alcuni menhir di recente sono stati infissi nel terreno, secondo la ricostruzione degli archeologi basata su una fotografia aerea scattata durante la Seconda Guerra mondiale: rispettano l’asse est-ovest, orientamento astrale che teneva conto del movimento del sole nell’arco della giornata. È molto probabile che, a pochi metri da essi, sia presente un tempio o comunque un’area sacra ancora ricoperta di terra e vegetazione: per estensione sarebbe pari a quello di Goni.
Piaciuta? Qui trovate anche il video che ho realizzato