Come avrete visto dai miei canali social, dopo poco più di un mese dal mio ultimo viaggio, sono ritornata in Tunisia, questa volta a Djerba, l’isola a sud del Paese, per assistere al Pellegrinaggio della Ghriba, il tradizionale pellegrinaggio degli ebrei nell’antica sinagoga di Ghriba, che avviene una volta l’anno e riunisce a Djerba gli ebrei provenienti da tutto il mondo.
Infatti, non tutti sanno che a Djerba c’è una grandissima comunità ebraica conosciuta come Er-Riadh, nonostante i più giovani scelgano spesso di spostarsi a vivere in grandi città. A Djerba musulmani ed ebrei vivono da secoli in armonia: i primi insediamenti ebraici vengono fatti risalire addirittura al 586 a.C., in seguito alla prima distruzione del Tempio di Gerusalemme ad opera di Nabucodonosor.
Il pellegrinaggio, viene organizzato ogni anno il 33esimo giorno dalla Pasqua ebraica e rappresenta il cuore delle tradizioni della comunità ebraica tunisina la quale, anche se molto ridotta in termini numerici, resta ben integrata all’interno della società. Secondo l’ultimo censimento a Djerba ci sono 2014 ebrei su 144.000 abitanti.
Nonostante l’allerta terrorismo lanciata dal Lotar, l’ente israeliano per il monitoraggio del terrorismo nel mondo, che consigliava ai fedeli di rinunciare al pellegrinaggio annuale a Djerba nella ricorrenza del Lag ba-Omer, per la “minaccia concreta ed elevata” in Tunisia nei confronti di cittadini israeliani di attentati da parte di membri della Jihad mondiale, il pellegrinaggio è riuscito nel migliore dei modi svolgendosi quest’anno tra rafforzate misure di sicurezza ed accogliendo circa 2500 ebrei.
Erano davvero tanti i controlli all’entrata ed all’uscita del Paese e nei pressi della sinagoga della Ghriba, per assicurarsi del corretto svolgimento dell’evento in totale sicurezza. La Tunisia sta investendo tantissimo nelle misure di sicurezza per rendere sicuri cittadini e turisti e rilanciare il Turismo in questo paese così affascinante e meraviglioso.
Purtroppo la paura di viaggiare in questo periodo è davvero elevata, un po’ per tutti, ma non bisogna farla prevalere. Io per prima, se avessi fatto prevalere la paura, mi sarei persa un evento così bello e pittoresco. Ed invece, eccomi qui a raccontarvelo e vi assicuro che non mi sono sentita per niente minacciata in nessun istante del pellegrinaggio. Anzi, mi sono divertita nell’osservare le tradizioni ebraiche e cercare di fare un reportage completo e dettagliato, secondo il mio stile.
Prima dell’apertura ufficiale del pellegrinaggio il 25 maggio, la ministra del Turismo tunisino Salma Elloumi Rekik ha tenuto una conferenza stampa con i giornalisti all’Hotel Palm Beach Palace ed un incontro privato con la stampa italiana, durante la quale ha voluto lanciare un messaggio di pace, sottolineando come la tolleranza sia un valore distintivo della società tunisina.
Successivamente, lei stessa ha dato il via al Pellegrinaggio dirigendosi alla sinagoga della Ghriba insieme al Ministro della cultura Latifa Lakhdar e degli Affari Religiosi, Othman Batthik.
La Ghriba è la più antica sinagoga di Djerba ed una delle più antiche del mondo. Si trova a Hara Sghira (piccolo quartiere) a pochi chilometri dal centro di Houmt Souk, la città più importante dell’isola di Djerba. E’ uno dei luoghi più sacri del mondo ebraico ed il suo nome vuol dire “straniera”.
Accanto alla sinagoga, c’è una delle ultime comunità ebraiche viventi del mondo arabo composta da alcune centinaia di persone. Questo luogo è anche conosciuto con il nome di Dighet, nome berbero, che significa porta.
Una delle leggende fa risalire l’origine della sinagoga di Ghriba alla distruzione del tempio di Salomone a Gerusalemme, quando alcuni ebrei, fuggendo dalla Palestina, si rifugiarono proprio a a Djerba nel 586 a.C. Alcuni sostengono addirittura che all’interno della Ghriba siano contenuti alcuni elementi dell’antico tempio di Gerusalemme, poi distrutto. Nella sinagoga, inoltre, è custodito un antichissimo esemplare della Torah scritta su pelle di gazzella che viene portato in processione durante il pellegrinaggio.
Un’altra leggenda, invece, fa risalire la sinagoga alla leggenda di una ragazza misteriosa (Ghriba) che nonostante la sua bellezza e la sua virtù aveva scelto di vivere in solitudine ed era considerata da tutti una persona bizzarra, una “straniera” persino tra la sua stessa gente. Un giorno mentre dormiva la sua capanna prese fuoco, la ragazza morì ma il suo corpo rimase intatto. La Sinagoga sorgerebbe esattamente nel punto in cui la ragazza dormiva.
Ma in cosa consiste il pellegrinaggio della Ghriba?
Innanzitutto si chiama pellegrinaggio, perché, come già anticipato, accoglie gli ebrei che vengono da tutto il mondo.
Durante il pellegrinaggio, viene fatta una processione per le strade del quartiere ebraico e portata in processione una statua che, secondo alcuni rappresenta le 7 tribù degli ebrei del Nord Africa, secondo altri, rappresenta la Straniera della leggenda. Sulla statua c’è la stella ebraica a 6 punte.
Durante la processione si attiva una sorta di asta.
Il responsabile della comunità che porta in giro la statua, non vive in Tunisia ma in Francia e viene apposta a Djerba per il pellegrinaggio, di tanto in tanto si ferma e urla per raccogliere fondi vendendo i drappi che sventolano tutto intorno alla statua.
Si crea quindi una situazione tipo mercato, con drappi colorati che volano ed una marea di gente tutto intorno alla statua portata in processione.
Chi prende i drappi può spingere il carro come segno di buon augurio e di benedizione.
Il Pellegrinaggio accoglie ebrei da tutto il mondo e, oltre ad essere un momento religioso, è un’occasione di convivialità e di festa. Le donne e le ragazze in cerca di marito, infatti, erano tutte ben vestite, in modo piuttosto eccentrico per farsi notare in quanto il Pellegrinaggio rappresenta per loro l’occasione per conoscere un futuro sposo.
Accanto alla sinagoga c’è un’antico caravanserraglio, che è aperto per dare ospitalità ai rabbini che ne fanno richiesta e che durante il Pellegrinaggio della Ghriba diventa centro di aggregazione e di manifestazioni ludiche. Lì c’erano molte bancarelle che vendevano souvenir, street food e le donne ebraiche vestite a festa nei loro colori sgargianti.
Oltre ad assistere al pellegrinaggio, sono entrata anche nella sinagoga, dove ho dovuto coprirmi da capo a piedi con un velo tra i capelli e maniche lunghe.
Lì c’erano i rabbini in preghiera, molti bambini ed alcune donne che leggevano la Torah nonostante i numerosi turisti, che arrivano numerosi. La sinagoga El Ghriba ha due sale interne. La loro disposizione, i lampadari, i lucernari e quant’altro hanno tutto un preciso significato. Guardando il lato nord del palazzo vi accorgerete che manca (o forse non è mai stata costruita) l’ultima colonna sul lato est in quanto servirebbe a ricordare la distruzione del tempo di Gerusalemme.
Erano tanti i pellegrini, assieme ai curiosi, che hanno partecipato a questo interessante pellegrinaggio alla sinagoga.
Una leggenda curiosa è che alcune donne durante il pellegrinaggio e per tutto il tempo dello stesso, depongono un uovo con la scritta di un nome femminile sul guscio accanto ad una candela in un preciso punto all’interno della sinagoga, precisamente dove secondo la tradizione fu trovato il corpo della ragazza misteriosa. Alla fine delle tre giornate di pellegrinaggio l’uovo va’ mangiato dalla ragazza e sembra che poco dopo la stessa riesca a trovare marito.
Tutto intorno c’era comunque un’ara di goliardia e di festa ed è stata un’esperienza davvero bellissima e indimenticabile.
E per completare il reportage, ecco anche il mio video: