Oggi vi parlo di un’altra mostra fotografica che ho assistito nel mio week end a Reggio Emilia: “Weegee. Murder is my business“, in mostra dal 3 Maggio al 14 Luglio 2011 al Palazzo Magnani. Ma chi è Weegee?
Weegee è un famoso fotoreporter di New York che nella sua attività svolta a metà degli anni ’30 ha ritratto con degli espressivi scatti in bianco e nero, omicidi della malavita, tragici incidenti stradali, devastanti incendi di caseggiati popolari. Il fotografo spesso lavorava a fianco della polizia, ma aveva anche stretto amicizia con criminali di alto livello come Bugsy Siegel, Lucky Luciano e Legs Diamond. Weegee si definiva il “fotografo personale della Murder Inc.”, la gang ebrea di Brownsville che forniva sicari a pagamento al Syndacate, l’associazione newyorkese di boss della malavita per lo più italiani, e sosteneva di essersi occupato di 5.000 omicidi.
Le sue fotografie, intensamente drammatiche, a volte sensazionalistiche, di crimini e fatti di cronaca di New York, gettano le basi di quello che verrà poi definito “giornalismo da tabloid“.
Per un intenso decennio, dal 1935 al 1946, Weegee ha modificato il panorama della fotografia americana ed il suo nome divenne letteralmente leggenda, tanto che il regista Stanley Kubrick lo definì una delle fonti della sua ispirazione e lo volle come consulente per le riprese nel 1958 del film “Il dottor Stranamore”.Il suo obiettivo non era quello di fare delle opere d’arte, ma queste foto sono così belle ed espressive che sono state più volte raccolte ed esposte in varie mostre. Per la serie…quando la morte diventa un’opera d’arte!
La mostra a cui ho assistito, dal titolo Murder is My Business (L’omicidio è il mio lavoro), esposta a Palazzo Magnani, intende gettare luce sulla violenza e il caos urbano, soggetti al centro della prima produzione artistica del fotografo. Come fotoreporter freelance in un’epoca in cui New York contava almeno otto quotidiani e le agenzie di stampa iniziavano allora a gestire immagini fotografiche, Weegee si trovò davanti la sfida di catturare immagini uniche di eventi che facessero notizia per poi distribuirle velocemente. Lavorava quasi esclusivamente di notte, partendo dal suo minuscolo appartamento di fronte alla Centrale di Polizia non appena la sua radio – sintonizzata sulle frequenze della polizia – lo informava di un nuovo crimine. Arrivando spesso prima delle stesse Forze dell’Ordine, Weegee ispezionava con attenzione ogni scena per trovare l’angolazione migliore. Gli omicidi, sosteneva, erano i più facili da fotografare perché i soggetti non si muovevano mai e non si agitavano.
La mostra, curata da Brian Wallis, presenta rari esemplari delle immagini più famose e rappresentative di Weegee – oltre 100 fotografie originali, tratte per lo più dall’esauriente archivio di Weegee presso l’ICP composto da 20.000 stampe, oltre a quotidiani, riviste e film dell’epoca – e considera i suoi primi lavori nel contesto della loro presentazione originaria – su testate giornalistiche e in mostre storiche – oltre ai suoi libri e ai suoi film. Presenta inoltre ricostruzioni parziali dello studio di Weegee e della sua mostra presso la Photo League. “Weegee è stato spesso liquidato come fotografo ingenuo, ma in realtà è stato uno dei fotoreporter più originali e intraprendenti degli anni ’30 e ’40. Le sue foto migliori associano umorismo, audacia e punti di vista sorprendentemente originali, in particolare se si considerano le foto giornalistiche e documentaristiche dell’epoca. Prediligeva approcci e soggetti spudoratamente da tabloid e di basso livello culturale, ma le sue fotografie di New York negli anni della Depressione devono essere prese in maggiore considerazione, alla pari del lavoro di altri documentaristi fondamentali degli anni ’30, quali Dorothea Lange, Robert Capa, Walker Evans e Berenice Abbott”, dice Wallis di lui.
Ho voluto rubare alcuni scatti di frasi e foto riprodotte nella mostra per condividere con voi questa esperienza. A me è piaciuta molto. Spero le foto piacciano anche a voi.